Critica Sociale - XXXV - n. 11-12 - 1-30 giugno 1925

CRlTiCA ,SOCiA.t:it 133 nell'industria è stato da 4,7 ·a 5,4 volte più alto che nel 1913; si c~pisce come le condizioni generali di vita delle classi lavoratrici, dopo un pri mo m on'lento di ra– pido sollevamento nel dopoguerra ( n.el 1921, anno cul– minante di esso, il costo della vila per ~e classi operaie urbane è stato, a parità di consumi, cinque volte mag– giore che nel 1914, mentre i salari erano 5 volte e mezza 1naggiori), sieno ricadute nel livello dell'ante– guerra, anzi qualche. cosa al di sotto. Già nella prima metà del 1923 1~ pr-oporzioni d'aumento dellé mer- . cedi e delle spese famigliari, in confronto all'ante– guerra, presso a poco coincidono; nel 1924 il salario reale è già disceso sotto il livello dell'anteguerra, quan– do, nell'autunno, un nuovo sensibilissin10 rialzo del costo della vita (movimento di rialw ·che è continuato ininterrotto in questo primo semestre del 1925) viene açt aggravare ancor più le condizioni del lavoro, in– ceppato nella sua libertà di movimehto economico pel rialzo di salari, dalla trionfante reazione politica. Le fredde cifre st:Histiche vengono così anòora una volta a corroborare una tesi, che le lotte politiche e sociali dell'ultimo trentenn_io avevano già dimostratç, sperimentalmente al popolo italiano: pane e libertà nel mondo c~pitalistico odierno sono términi correlativi; ogni attentalo alla seconda si risolve in un attentato anche al primo; ogni elevazione politica e sociale si tra– duce in .ufila elevazione anche economica. GENNARO MONDAINI. 1tPR~Btf Mn ot tt lln~~1 Mf 01rl) III. I ceti medi ciUadini. a) Social.isti e ceti medi nella guerra e nel dopo guerra. Mentre i comunisti, anche fra noi, seguendo l'esempio della Russia, e teorizzando in norma e metodo universale le particolari condizioni e necessità della rivoluzione bolscevica (agraria piccolo borghese, sotto le apparenze di proletaria comunista) (2), han rivollo lo i:;guardo, fuori delle schiere proletarie, sopra tutto ai medì ceti agrarì, affermando che sugli agricoltori dovesse far leva una rivoluzione, vellicandone ed esasperandone la fame di terra - invece le altre correnti socia– liste vanno particolarmente discutendo il proble– ma dei ceti medi cittadini, e dèll' atteggiamento da prendere e dell'azione da svolgere in loro con-. fronto. . Non sarebbe esatto dire che la varia soluzione data a questo problema costituisca uno degli ele– menti differenziali Ira il partito socialista unita– rio e il massimalista. Fr~ gli unitari ci sono bensì quelli, come Treves, che propU:gnano un orien– tamento di simpatia verso le classi medie, per assorbirle politicamente, ne'll'atto stesso che il processo economièo del concentramento plutocra– tico le fa discendere sempre più verso l'immiseri– mento e la proletarizzazione; ma ci son pure i diffidenti, come Modigliani, che ritengono perico– loso legarsi con gente, che solo per delusione pas– seggera del fascismo verrebbe oggi verso _imarto– riati e perseguitati difensori del proletariato; e per accostarsi alla quale sarebbe necessaria una revisione (cui non si dovrebbe consentire) del programma socialista: Fra i massimalisti, d'altra parte, se c'è chi ac– cusa gli unitari di voler dar vita a ùn socialismo . (1) Continuazione: V. numero precedente. (2) Qui asserisco·: ma le prove della Ìnia asserzione ho dato ampiamente altrove (Sulle orme di ftfar;c, III ed., voi. 1. 0 ) nello studio: Significato e insegnamenti della rivoluzione russa, il cui primo abbozzo apparve in queste colonne. Biblioteca Gino Bianco inoffensivo ad uso dei ceti medì, abdicando al programma marxista per accogliere il bagaglio del contrabbando conservatore (Governo liberale e Stato di diritto, Stato forte, collaborazione di classe, nazione e patria etc.), c'è poi anche chi si preo~cupa vivamente della ne~essit~ politica di persuadere ed attrarre le classi medie ad una cooperazione col proletariato, per « correggere· i rispettivi errori commessi e fraternamente al– learsi contro il comune nemico », e rendere così possibile la comune vittoria (Avanti! del 28 marzo 1925). Le oscillazioni e le divergenze, dunque, più ·che dalle differenze di orientamento dottrinario, deri– vano da insufficiente determinazione del proble– ·ma. Al c_uiapprofondimento pertanto bisogna ri– volgersi per contribuire a nna più chiara visione. I ceti medi cittadini, che oggi sono in que– stione, non vanno confusi (lo notava giustamente C. Treves) con quelli che ai tempi della demo– crazia cavallottiana formavano le schiere dei par– titi di sinistra democratica e r;:tdicale. Da quel Terzo Stato, che lottava allora per la conq_uista della preponderanza economica dell'industria e del commercio contro i ceti agrari conservatori e reazionari, si differenziavano ben presto, sulla fine del secolo passato, da un lato la ricca borghesia in conflitto col pro!etariato e con le sue rivendica– zioni, dall'altro i ceti medi dei professionisti e .degli .impiegati, lottanti per la conquista di più sicure o meno disagiate condizioni di esistenza, e simpatizzanti con la classe lavoratrice, della quale talora cercavano l'alleanza, imitandone le forme e i metodi dell'organizzàzione. Successivamente la guerra (e già in parte l'im– presa di Libia) opera un distacco: mentre il pro– letariato, pacifista ed internazionalista, si man– tiene spiritualmente in un atteggiamento di neu– tralismo, i ceti medì cittadini sono interventisti ferventi, risvegliandosi più forte in essi "il s~ntì– mento patriottico ed il non mai spento irreden– tismo. E i già sparuti nuclei nazionalisti, passati, con l'intervento dell'Italia in guerra, dal filoger– manismo della vigilia all'antigermanismo, si pte-· parano a farsi centro di attrazione spirituale delle classi medie quando, dopo l'armistizio, appaiono nelle trattative di pace deluse tut_te le aspettazioni ed aspirazioni, che attorno al wilsonismo ave– vano per un momento riconciliato classi medie. e prolelariato. . Il periodo torbido dell'i~mediato dopo guerra non poteva che aggravare il disl~cco, mutandolo in aperto conflitto. Il proletariato si esaspera nella constata-zione amara della caduta, quasi di _foglie secche dai rami degli alberi nel turbinare - dei venti d'autunno,· di tutte le promesse prodi– gale durante la guerra: che quella sarebbe stata l'ultinia delle guerre, che nella pace la classe la'– voratrice avrebbe avuto il pieno compenso del suo sacrificio col riconoscimento completo del suo valore sociale. E i sordi rancori, compressi in tutto il periodo del sacrificio, esplodono particolarmente contro gli uomini dei ceti intellettuali, che nel periodo della guerra erano stati, come ufficiali, interpreti della richiesta del sacrificio e della promessa, poi delusa, delle ricompense future. Suggestionate dal mito della rivoluzione russa e dall'orientamento che n~l primo istante. quest-a. rivoluzione aveva assunto contro i lecnici e gli intellettuali, ;non meno che contro i- capitalisti, le masse lavoratrici interpretano grossamente i1 detto di S. Paolo: chi non lavora non mangia; - e .credono di poter segnare col marchio di ozfo improduttivo ogni attività non manuale. Così l'offesa alla dignità e ragion d'essere delle classi medie cittadine e delle loro funzioni ·sociali si accompagna in esse alla

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