Critica Sociale - XXXV - n. 11-12 - 1-30 giugno 1925

T CRITICA SOCIALE 141 r anima lnllurale ie l'lmerila latina (1) La nostra America ha vissuto sino ad oggi sQtlo la. guida dell'Europa, nutrita e orientata dalla cultura eu- · ropea. Ma l'ultima guerra ha posto in evi'denza quello che già s'indovinava:. che nel cuore della cultura eu- 'ropea c'erano i germi del dissolvimento. 'La sua scien– za era al servizio delle razze dominanti e alimen– tava la lotta dell'uomo contro l'uomo. Scienza senza spirito, senz'anima, ciecà' e fatale come le. leggi della natura;- istrumento incosciente della forza, che non ascolta i lamenti del debole e dell'umile; che dà sem– pre più a chi più possiede e ribadisce le catene .dei deboli e degli umili; che scatena nella specie tutli gli istinti primitivi, contro i più alti fini dell'umanità. Ta– le oggi appare a noi la cultura europea, che ·ancora minaccia sferrare una guerra che non avrà fine, e tale da sprofontlar nel caos la èiviltà d'Occidente .. Seguiremo noi, popoli giovani, q1,1ella parabola 'di– scendente? Saremo. così insensati da procedere su un:1 via che sappiamo essere quella della dissoluzione? Ci lasceremo trascinare dagli appetiti e dagli istinti ma– teriali che hanno condotto alla strage i popoli eu– ropei? Imiteremo noi l'America del Nord che. novel– lo Faust, ha dato l'anima sua in cambio dell'oro e del potere, degenerando nella plutocrazia? Guardiamoci intorno, guardiamoci noi stessi. Noi non abbiamo bisogno nè delle strade d'Ew·opa nè delle vecchie credenze. Ci troviamo dinnanzi a nuove real– tà. Emancipiamoci dal passato e dall'esempio euro– peo, utilizzando le loro esperienze solo per evitare i loro errori. Siamo popoli in sul nascère., scevri di legami ata– vici; davanti a noi si aprono vastissimi gli orizzonti. immense le possibilità. La fusione delle razze ci lrn dato un'anima nuova. Le nostre frontiere chiudono. l'umanità. Noi, i nostri figli; siamo la sintesi delle stirpi. Perciò non possiamo alimentare i vecchi ran– cori delle razze, nati dall'ingiustizia e dall'angustia. Dobbiamo conservare l'e-Gedità pure di· San Martin e di Bolivar, due degli eroi più generosi che vanti la storia. Dobbiamo concepire una umanità nuova, do– tata di una più grande coscienza. L'immensa distesa dei nostri paesi, quasi spopo!.ati, rende assurda la lot– ta degli uomini per la terra. Non abbiamo bisogno di.· disputarcela, nè di bagnarla di sangue fratricida: dob– biamo dividerla tra gli uomini, rendendola feconda con il lavoro, a beneficio-di tutti. Non abbiamo bisogno, come l'Europa, di alimentat'e ·1'odio implacabile; dobbiamo aspirare a farlo- scom– parire; dobbiamo cancellare le differenze esteriori che separano gli uomini e sostituire la concorrenza e gli antagonismi con la cooperazione e il mutuo •aiuto. Utilizzare per il bene socialé tutti gli sforzi e porre a portata di tutti tutte le possibilità. Dobbiamo lihe- . (1) Nell'inviarci !a traduzione di queslo interessante messag– gio del dott. Palac10s, l'amico Folco Testena ci scrive: . • Può essere di qualche interesse per i lettori della « Cri– tica > conoscere il pensiero dì uno dei più autorevoli docenti universitari dell'America Meridionale il dottor Alfredo L. Palacios, Magnifico Retlore dell'Uni~ersità di La Plata. Il • Messaggio agli studenti > che invio tradotto, è un corollario dell'agitazione che da sei anni ferve in tulle le Univcrsilà argentine. • ~i~o _ad O$E1i la l_o~ta?alla qual~ parteciparono con fede uomm1 d1 lutti 1 partiti d1 democraz1?, fu necessariamenle de– molitrice: si trattava di liberare l'universilà dalla rugainc dei metodi dei ,G~uiti, v~cchia di tre secoli. Il « Messaggio ; d_eldottor Palacios traccia a grandi linee il programma della ricostruzione ,. .Non abbiamo bisogno di segnalare ai lettori la profonda d_1ffer~nza fra queste nol:>ili parole del Rettore dell'Univer– s_1tàd1 La Pla_ta e gli accenti ferini che, in nome dell'idea– hsmo puro, c1 siamo sentiti rintronare negli orecchi tante volte in questi ultimi anni. Eyidentemenle nell'America Ialina 1gnorano i nuovissimi pre– c~th dell'elevazione spirituale dei popoli. Gente grossolana, rimasta ferma sulle posizioni dello stupidissimo secolo XIX. La C. S. Biblioteca Gino Bianco rare la donna e farla uguale a noi nei diritti,. invece di mante.perla sottomessa a perpetua e· odiosa tutt>la. La collaborazione dell'anima femminile è indispensa- - bile per la riuscita della i10stra opera civilizzatrice .. E dobbiamo, sopra tutto, esaltare la personalità uma- 11a:_ dare all'uomo la coscienza della sua forza; 1·ifare la, sua ·volontà e il suo carattere. Renderlo atto a cu– stodire i tesori che seppe creare, invece di esse.re, co– m'è oggi, schiavo di essi. Per ottenere questo sarà ne– cessaria una rivoluzione incruenta: la rivoluzione del . pensiero, la riforma educativa che trasformi l'anima umana. Voi, goliardi della nuova generazione, avete inizia– to questa opera e dovete oo:òtinuarla. Le sue possi– bili conseguenze sono incaloolabili. Con l'iniziare la ri~ forma universitaria avete contratto un grave dovere qi fronte all'avvenire e alla vostra coscienza. Non ha– -sta aver riformato gli slatuti. Fa duopo trasformare l'anima delle.Università. Bisogna otteQere che esse da. macchine per fahbricar lauree si convertano in cro– giuoli per rifondere uomini. Laboratorii d'umanità han da essere, officine di pensiero rinnovatore e cli forze spirituali, cuore e cervello delle generazioni presen– ti e guida delle future. È necessario che non siano più Yere le parole che in ,, Erewbon • Samuele Butler met– te in bocca a un'influente professore dell'Università di Scriteriata: « La n9stra missione non è quella di aiutare gli studenti a pensare con il loro cervello ... Il nostro dovete è di fare in modo che essi pensino come noi o, meglio, come-noi crediamo utile dire che pensiamo». ~l rinnovarsi dell'insegnamento uni-Yersitario implica l'incorporare ai suoi studi le moderne ideologie ed i p.r:oblemi sooiali. Dalle Università deve uscire una nuo– va concezione sociale ed uno spirito m10Yo. I goliardi debbono rendersi solidali con l'anima del popolo, e proporsi l'elevazione e la redenzione della massa .umana.. Bisogna reintegrare il popolo, perchè sorga la coscienza sociale di tutti. · Voi, giovani universitari, dovreste fare il propo– nimento di costituirvi in nucleo dirigente. Essere di– rigente non vuol dire occupare posti redditizi o di– sputarsi il potere; significa assumere la responsabilità del destino dei popoli e consacrarsi alla fatica di estir– pare i mali" che li affliggono, risolvere i loro problemi, forgiare la loro anima. Per realizzare quest'opera, prima condizione deve · essere quella dell'effettiva solidarietà spirituale tra i popoli clell'Ameri.cà Latina. Simile opera non può es– sere affrontata da un popolo solo. Dobbiamo model– lare una nuova cultura, concordante con i nostri idea– li che sono latenti nella razza. Dobbiamo agire. La cultura senza azione diventa bizantinismo. Invece, dal– l'azione rinnovatrice, sorgerà una nuova cultura. Per tali motivi, il la_vo1'0che prima s'impone iè quello cli tracciare le linee direttive della Confederazione Ibero– Americ~nà; e questa dev'esser opera dellà gioventù, che è libera da ogni interesse e da meschine rivalità . Tale opera è anche di urgenza imperiosa, se si vuol riuscire a contenere l'espansione travolgente dçl ca– pitalismo nord-americano. Il destino vi ha riservato, o giovani, questa mis– sione, che non è meno glori osa e trasc endentale, sep– pure 01cno ardua, di quella compiu.ta dai nostri eroi dell'epopea liberatrice. Avviamoci risoluli per il cammino della nuova èra dell'America Latina. Non frodiamo l'Europa, i migliori uomini dell'Eu– ropa, che aspettano da noi la conquista dei nuovi orizzonti per il progrftsso del mondo. Nessuno può avere a sua disposizione condizioni più propizie del– le nostre. Rinnoviamo le antiche glorie per il bene dell'umanità. Siamo degni dell'e_recJ.itàdi audacia e di energia che ci lasciarono i conquistatori, e dell'eroi– smo esemplare che ci legarono i fattori della noslra indipendenza.

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