Critica Sociale - anno XXXV - n.9-10 - 1-31 maggio 1925

CRITICA SOCIADE giudiziaria, egli aveva contenuto la celebrazione di Pri– mo Maggio in una rapidissima e obiettivissima evoca– z1one storica del significato che quella data ebbe nei trentaqualtr'anni corsi dalla sua prima celebrazione ad oggi, e si asteneva dal toccare della situazione attuale, adducendo appunto la impossibilità di parlarne, per le ragjoni che tutti sanno. · Il Signor Prefetto ha ritenuto tuttavia che fosse peri– coloso all'ordine pubblico (troppo grande ·onore in vero, come apprezzamento della forza di suggestione, di una rivista, che non ha il pubblico numeroso dei qÙotidiani !) anche quel richiamo di fatti- ormai lon– tani. esposti in modo conforme ad una comunis opinio. sulla quale tra gli studiosi di storia contemporanea non crediamo esista nessuna possibilità di dissenso. Protestare. sarebbe inutile e, perchè inutile, di poco buon gusto. Accettiamo, rassegnati, il decreto del Si– gnor Prefetto, sicuri che i lettori comprendono 1a d~f– ficoltà e la durezza del còmpito nostro. Nor. -. L!UNIONE D LL'ANTIVIOLENZA Gli attuali rapporti del Partjto Socialista Unitario oon la democrazia, coi popolari, coi liberali, lungi dal– l'ayere un carattere di fusione e confusione, significano chiaramente la comune volontà di restituire le condi– zioni normali per riprenc;lere 'le lotte, dover-ose, neces– sarie, feconde, sul terreno della civiltà e col « metodo democratico», delle coscienze e non dei bastoni, della maggioranza e non della dittatura. Non çle_yetrascu– rarsi occasione di ripetere che noi ci siamo oggi spon– taneamente uniti, per ritornar domani a combatterci: che il socialismo sarà il socialismo, e gli altri partiti rima1>ranno gli altri partiti, salvochè la· dura espe– rienza del comune danrio della violenza ·avrà suggel– lato un 1 patto di fede ai mezzi civili per risolvere le nostre contese. Ma questi lottatori che vogUono d'accordo sgom~ brare il campo dagli ostacoli e ripulir !'~l'ena guastata dai vetri, dai cocci, dai trabocchetti e dagli altri ek– menti estranei ai sistemi di buona guerra, per ripigliar la battaglia coi mezzi in uso presso i paesi civili, non saranno portati naturalmenJe a costruire un argine contro future alluvioni, a cingere il campo di un muro che lo ripari, da nuove invasioni? Non si stringeranno tacitamente in un acoordo per sospendere la lotta e per acoorrere uniti a quello spàlto, a respingere, quando si affacciasse minaccioso, da destra o da si– nistra. lo spettro del metodo d1 violenza e di dittatura? Ecco: profilarsi una situ~zione nuova, complessa, un rapporto « snodato » e molteplice di partiti, nel quale. essi saranno ad un tempo divisi, avversari, emùli, in lotta per la prevalenza nel paese col « metodo demo– cratico » della maggiora·nza da conseguire oon la civile conquista delle coscienze e ò.a esprimersi col mezzo del libero voto; e uniti, ooìnteressati, concordi, per la difesa di questo metodo di lotta contro i perturbatori. Si generalizzerà pe.rma0entemente il caso, più volte avvenuto in tempi normali, che due o più partiti, adu– nati a c<:mtradittorio per una battaglia' elettorale o per un dibattito di idee ,sosµendessero la disputa per met– lere alla porta, d'accordo, un manipolo di schiamazza– t,ori bestiali, e, liberata l'arena dai violenti che usan le urla, le ingiurie, e le minàccie, riprendessero a discu– tere- ed a combattere con le armi della parola e del pensiero. · Se questo si realizzerà, sarà certamente un blocco sui generis, nuovo e diverso da quelli della tradizione nello spirito, nelle forme, negli interni rapporti del su; • galateo » politico: un blocco quale noi stentiamo a figurarci e a disegnare, se la nostra mente e la nostra memoria corre agli esempi d'altre volte, a quella al– terna vicenda di alleanze contingenti per una elezione politica o municipale, e di rotture, di dispetti, di ri- ' BibliotecaGino Bianco picchi per la spartizione delle cariche, per un posto, per un mezzo posto di Consigliere comunale o di mem– hro della Congregazione di Carità, che, secondo un ri– goroso computo proporzionale dei voti riportati dai rispettivi « partiti affini » e alleati, spettava a questo piuttosto che a quello ... Allora non inoombeva la tragedia che il dopoguerra ha scatenato, e i partiti potevano permettersi certe puerili fierezze. Oggi, le due violenze, le due minaccie contrapposte, si condizionano e si sostengono a vi- . cend-a. La stessa situazione -italiana ne· è dominata. Molte forze, ormai puramente negative, che fanno da oeso morto rincalzante il regime, sono tenute insieme dal timore dell'altra violenza. L'estremismo oomunista, oltre tutte le altre affinità che ha con l'estremismo fascista, di concezione. di mentalità, di metodo; oltre i favori che rende al regime oggidì con l'andare alla Camera a figurare da minoranza opDositrice attiva. gli: serve col far da spauracchio cne dà pretesto alla compressione, col pr,ospettare una dittatura rossa che rafforza il pérmanere di una dittattira bianca: e ri– tarda la smohilitazione del regime instaurak>si nel 1922, còl mantener viva un'atmosfera di contro-violenza, elle fa timorosi ed l esitanti tanti -cittadini dubilosi del– Finoognita del poi». Giova riconoscere che molte suggestioni spingono in questo ·senso, e il comunismo se ne fa piattamente l'interprete, rinunciando alla più nobile funzione dei partiiti, che è quella 'di resistere alle suggestioni pura– mente psicologiche e sentimentali, per trasformarne quel tanto di forza utile ch'esse possano produrre, in ragionata coscienza e in consapevole volontà. A parte l'inacérbimento degli animi per le. violenze patite, la gente più grossa (e non è solo nella massa prole– taria) piglia esempi-o dal successo. Il successo del fa– scismo dal 1920 al 1922, in a_p>parenza dovu,to all'au– dl:lce impiego deUa sua forza (mentre in realtà adoperò, passive od attive, le forze dello Stato) spinge all'imi– tazione. Che legge, che maggioranza, che civiltà, che democrazia, che ragione e che torto? La questione è di forza, e chi ne· ha di niù o più arditamente e prontamente l'adopra, vince. Il faf,icisl'no ne ha dato l'è– sempi-o, e il proletariato non ha che da imitarlo. Press'a poco, ciò che il comunismo predica per l'I– talia, lo consiglia e cerca di suggerirlo e (come può) di attuarlo per gli altri paesi,• ignorando, o fingendo ignorare, che nei grandi Stati moderni, con l'organiz– zazione tecnica delle forze armate, il proletariato su ·questo terreno non vince, se non abbia per sè almeno una parte di quelle forze. Il che esso può realizzare (sino a un certo punto, perchè non si è ben certi ohe esse gli obbediscano, se non sia « saturata » di socia– lismo la maggioranza della nazione) prendendo il po– tere per via di suffragi.o, ma non certo assalendo Io Stat,o con le centurie rosse ... alle quali la borghesia più reazionaria va contrapponendo le sue squadre bianche. Il torto del comunismo, quanto a questo, è di voler puerilmente generalizzare il caso di Russia, dove il proletariato, o - per dir più esattamente - i capi dei partiti rivoluzionari, presero il potere nel 1917, perchè la guerra portò a una singolarissima situazione militare, e una grossa parte dell'esercito « disertò la guerra e disertò lo Stato », offrendo alla rivoluzione un formidabile strumento. Rivoluzione politica, innestatasi su una sedizione militare. *·• La verità sempre piu palese è questa: vi sono [re grandi forze (non due, come una previsione troppo _schematica insegnava e il semplicismo ripeteva): bor– ghesia propriamente detta, anzi plutocrazia; proleta– riato; e, in mezzo, una massa media, che non è vero· che sia piccola, ed ? tanto meno vero che si vada pro– gressivamente riducendo; massa varia, allo stato gasoso o pastoso (economicamente e psicologicamente) e per-· ciò mobile, s·postabile, fluttuante ora a destra ora a si- nistra. • Nessuna delle tre forze, da sola, basta a vincere le

RkJQdWJsaXNoZXIy