Critica Sociale - anno XXXV - n.9-10 - 1-31 maggio 1925

òt'tlTICA SOCIAtE 117 altre due insieme: o·nde una vittoria si ha solo quando due di ésse si uniscono contro la terza. 1n Italia, per esempio, dall'unirsi della grossa borghesia oon la massa .media (e l'impasto fu lievitato dal «fermento» ecce– zionale, postbellico, dei nuclei fascisti di al!ora) venne la situazione culminata nella presa del potere nell'ot– tçbre 1922. • Dall'accostarsi della massà media, delusa, pentita, resipiscente, col proletariato, viene ne~ 1923-24-25, il crescente movimento antifascista, che si esprime, per ora, nell'isolamento progressivo del regime. Il problema di questo trinomio di forze, nel quale una non potrà mai battere due, si pone sempre più. chiaro,· insieme con quello - da esso indissociabile - della gradualità o del totalitarismo. Gli eventi compro-· vano, non con .argomentazioni teoriche, ma con ìa eloquenza della realtà, che l'estremismo rosso del « o lutto o nulla» diviene fatalmente, automaticamente il naturale alleato dell'estremismo nero e, ool suo di– lemma totalitario, ottiene invariabilmente _il nulla per sè, e lascia il tqtto al nemico. Al massimo, gli riman– gono come consolazioni le lodi dell'avversario alla sua fiera e logica coerenza intransigente. « I comun:sti, quelli almeno sono avversari ben chiari e definiti» ... Giova pur prendere risolutamente per le corna que– sta faccenda del «tradimento». Da che mondo è mon– do, ossia da quando è venuto al mondo il movimento operaio e i partiti che ne sono interpreti, i « più a sinistra » hanno in ogni opportuna circostanza accu– sato di tradimento i << più a destra» .. Non vi fu moto pòlitico, agitazione, o sc.:.ope_ro economico, dai più lontani albori della storia proletaria fino ad oggi, in cui gli estremi non abbiano gridato e recriminato che una grande vittotia avrebbe arriso. alle plebi, « se non era il ti::adimento » dei più temperati. Bisogna rovesciare il ragionamento, e constatare CD(' l'estremismo è in perenne stato di « tradimento » (usia– mo la grossa parola senza darle alcun significato mo– rale, ma riferendola agli effetti e non alle intenzioni; può anche esser sostituita da ostruzionismo e da sa– botaggio, secondo i casi) verso il progresso delle masse, che è poi, nel senso stori~, la vera rivoluzione, con– siderata non nei suoi episodi, ma nel suo svolgersi. . Il tutto proposto come mèta, il totalilarismo inteso come aspirazione sempre presente verso le 'finalità ul- · time e complete, è certamente una grande forza, una molla inestimabilmente preziosa che sospinge all'alto; ma essa· deve agire-come una molla, appunto, a sforzo continuo, e non deve porsi come un dilemma peren– torio, come un bivio decisivo nei momenti acuti della lotta; perchè allora· essa risolve il dilemma inderogabil– mente dalla parte del corno ... vuoto: nulla! Chi può dire, sia nei decenni del movimento operaio dalle origini alla guerra europea, sia negli eventi del dopo guerra, quanti ostacoli a una avanzata delle masse ha posto l'estremismo, con i suoi progetti vani, con i suoi sforzi inani, con, lo sperpero di energie e di vite, con la irritazione suscitata nellà vera borghesia, col disgusto e col terrore -sparso tra la « massa media», che corre a rincalzare la prima; con la sfiducia e l'ab– battimento diffuso tra il proletariato? Chi può stabilire q1:1ante volte si tornò indietro per aver voluto andar troppo avanti, e si restò (usiam pure gli esempi froe– beliani, chè la storia è talora riducib,ile al semplice più elementare, e gli uòmini che la fanno somigliano a fanciulli) còn zero in mano per aver voluto cento, in– vece del cinquanta che le circostanze e le forze nostre potevano assegnarci? E non è vero che talvolta si f.ini ad avere un governo di reazione per aver sognato instaurare un governo di rivoluzione, m~ntre la reallà · di quell'ora storica consentiva solo un gqverno di de– mocrazia? *** Queste dispute, che un tempo riguardavano sem– pli-cemente uno sciopero perduto o un ·Comune non conquistato. (e l'estremismo, o semplicemente l'intran- Bibiioteca Gino Bianco sigenza, poteva rispondere, fondatame)lte, che occor– reva pur esercitare alla ginnastica della lotta, anche a prezzo di una sconfitta, le masse, o definir:e, caratteriz– zare, individuare la nascente personalità del nostro partito anche a costo di rinviare la conquista di un Municipio o di un Colleg;o ), adesso riguardano niente– meno che il problema· della nostra vita e deHa nostra civiltà; sono .il bivio tra la civiltà democratica e la guerra civile, o cronica, o conchiusa rapidamente con una viHoria di chi, su questo. terreno, è J?iù forte. Notava, in un suo artico1o del 29 aprile, Il Lavoro, in oommento alle elezioni del presidente in Germania, e alle vicende di Francia: « Dei danni che alle classi J.avoratrici ed alla c_ausa della p.ace deriveranno dalla· vittoria nazio,nal-JTionarchica la responsabi– lità grava sui comunisti tedeschi che, sordi perfino all'amrt10- nimento di Mosca, hannÒ reso alla reazione un servizio ine- stimabile. · Vn errore, una colpa simile, commisero, a dispetto del consiglio di Jaurès, i socialisti francesi, allora dominati dalla fazione ciecamente intransigente, quando il ·1s febbraio 1913, invece di concentrare i voti sul democratico Pams, vollero af– feq:narsi sul· nome di Vaillant, determinando cosi la vittoria di Pohicarè. Ora la orHica stÒrica m~dernissima va accumulando prove a carico di Poincarè che, nella sua carica di presidente della Repubblica, avrebbe lavorato segretamente a rendere inevita– bile la guerra che scoppiò nel 1914. Non la Germania sola ma tutta l'Europa è sostanzialmente divisa ,in due parli: la reazionaria e la democratica. Il proletariato supera lll democrazia nelle finalità, ma fin– chè la reazione incombe minacciosa non può a meno di lottare di conserva cogli altri partiti democratici. Altrimenti· si fa c-ompl'ice della Teazione, che scarica poi sul suo capo i colpi più dolorosi. Tradiscono il proletariato quei partiti che, mentre a parole gli promettono il paradiso su questa terra, in realtà gli pre– parano i danni che dalla elezione di Hindenburg deriveranno. L'azione del partito comunista è oggi in realtà (qualunque sieno lé'°sue intenzioni) perniciosa in sommo grado per l'avve– nire della democrazia e delle classi lavoratrici ». Contro le due violenze, nemiche ed alleate, che la gueàa, esasperando gli appetiti e gli spiriti, ha.« libe– rate »,nel gran làboratorio chimico della vita europea, l'unione dì tutte le forze sinceramente aborrenti, per le atroci lezioni delle cose, dal metodo della ·brutalità distruttiva; l'unione, in subordine, delle forze di pro– gresso contro il metodo della violenza in quanto dà infallibilmente il successo alla reazione e ricaccia in– dietro le classi del lavoro, andrà fatalmente maturando. Si tratta della difesa della ci\iillà, come bene comune; della difesa del proletariato, condotto dagli estremisti a perenni sicure sconfitte; della difesa della pace con– tro la guerra tra i popoli, che miriaccia, sullo sfondo della scena, di irr,ompere come prodotto, sbocco, o di– versivo, della guerra ,civile. GIOVANNI ZIBORDI. Ciò che è morto e ciò che è vivo dQI Protocollo diGinevra I lettori dei nostri precedenti articoli (1), e specie del– l'ultimo, non possono esser rimasti sorpresi che il Go– Yerno britannico abbia 1 di fatto, se non di nome, sep– pellito il Protocollo di Ginevra nella sua forma attuale; ma, siccome e in Italia e nella stessa Inghilterra il Protocollo e lò stesso ..seppellimento son più cose di cui si discorre che non cose di cui si abbia èonosèenza concreta, sarà bene discuter d'entrambe, con quà1che ampiezza. Il Protocollo, come è· noto, è 1)1.lterriati\~a trovata a Ginevra lo scorso seHembre in sostituzione del Patto di Mutua Garanzia, che Lord Robèrf Ceci! aveva combinato d'accordo con gli Stati Maggiori in– glese e francese, quando Poincarè pareva ancora· dò– vesse durare in eterno, e che Ramsay Màc Donàld di- (1) Vedasi Critica Sociale del 1924, Num. ·6, 9, 22:

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