Critica Sociale - XXIV - n. 21 - 1-15 novembre 1924

T . CRITi-oIA'',SOCIALE 333 . ' . i ' 1,' ' . tutila; Ueoon-01Il!i~• ·-m.arxista) 1 no,n si posson più rie~nuètt-ere. ' · Inoltre, non ipotendo.si addrl.ziona:r.ei Qavorii indiV'iduaLi, il Ma rx li ri cluce a- tempo dli la– voro, quantitativamente : ma il temipo non ,ser– ve a misurare dl lavoro « ,sociaJlmente nooessa– l'io » - ·già., dicendolo -sociallmente necessario, si dà per riso'lfo quelio che -biso~nava risolv,ere! - -esiso misura solo -i ben,j prod,otti nell'unità di tempo. Il tempo di lavoro è una nvi,sura) non la ca1,1,sa deil ,prodotto. La tdcchezza sta nei beni comunqu~ prodotti; anch·e clri non lavora materialmente ,p11òprodurre; 11a produzione soffl'e più eliminando il risparmiatore che certe categoriie <li lav~ratori. Non abbiamo a,lcun. . vruntag,gio a mostrare 11asocietà ba,sata -su •l'i- -·ni,eru=ità.Del resto, anche Marx dice che ila merce-forza di lavoro è in un dato istante' pa– gata e,sattament,e quanto va.l•e. Dire ,poi che. ill lavoro produce il p~u1svalore è erroneo, -se si– gniifi:ca che produce oltr,p il bisogn-0 (dri -sua natura infinito); è tautologico, se siguHi-ca che produ~ più _del,sa,la,riio,pcrchè irl bisogno non ,è ic<:>nferminat0dal salario, ma lo conter– mina. Infine, ,se-condo Marx, lo Stato 1 borghese ha perduto ogni -sna fn,nziouc particolare ,r di– stinta, cornfondenrfosi icoi e.a•pi tallisti ; I,a ddove, aJ contra 1 rio, H suo grado di auton-0mda oresoe og·rnigio1,no e imvade anch{', cOJnc interventism-0 economi,co, ·n campo d~l1'economfa. A•ncora •più a.rditc, ,se anche non tntte accet– ta,bili, sono le concl'nsioni di Artnro Laibriola sul ma,rxismo. L'eterna g•iovip,ezza dì l\fa,rx, flg1li pensa, sta .nella ,sna h1tel!Jigenza della so– cti·età ca,pitaJlistica industriale e nella critioa dle.lle forze che ,ne soHecitano l'inevit3ibile ro– vina (però, da ciò che .segue, 11a, ,i,n,evita,bilità l-lar-ebbecondizionata datlla -volontà dei •Sinda– cati operai, fondata su « un dato sentimen– tale>>). Per oomprendere H ca1p.italismo, Marx, ha prima disitinto l'economia dalla società in ge. nere, po,i il fatto della produzione industriale dagli aJltri .fen(?meni ,economici comuni ad aJltm tipi soci ali, in fine ha cercato l'essenza del caipi– taJismo , nel.la, fabbrica e nel rapporto di subor– dina,ziòne.sooiaJle_, che quri.vi ,s i stabilisce, _mentre al di fuori <leHa !fabbrica vige Ila 1U,bertà. Nel .si-sterna marxista non ha importa,nza, dice il Labriola, il dissidio puramente •econo– mfoo (come quellJo, per es., fra produttore .f' consumaitore), nè H grado di sfruttamento del lavoro (,non coinddendo il profitto i,ndiviclua!l,e coil pluslavoro); nè infine i miglioramenti eco– n.omki attenuano il oontrasto e ,preg'iudioano à.l fine rivoluzionario, cht> a.nzi ra.ffrettano. Il materialismo storico non va confuso col deter– minismo economko, che fn una falsHìc.aizione del primo. · E' i[ regime ca.pita!li-stico che riduce la, so. cietà a economia. Ma, mentre questo raipporto economico, uruica correlazione sociale bo:r,o-hese si spersonalizza negli .scambi, di cui il si;tem~ si costituisce fuori della fa1bbrica., nellla:fabbri– ca domina la persona, come ipad·ronato, e l'at– tività cayita 1 listica vi 31ppari,sce come potere dell'intelligenza -sul!lebraccia, mentre per con- . · tro d€<':ule l'abilità delJ' operaio, ,e il [~voro B .b . morto. su~r~ .quello vivo. 1 lloteca Gino Bianco · Questo pri•Mipio antoritario e mooopolista della fa bbrka pone -un rapporto di salariiato a capitalista,, non solta!Ilto di cliipend,enzatecnica, ma ,sopra tutto di dipendenza sociaile: rapporto qualitativq di classe. Allora, dal giogo autori: tario si •determina 11arivolta. La coscienr,a dei lavoratori deve forma.rsi come iidewle la sop– pressione sociale delle class i nella fabbrioo e l'ab61izione del ipadrona.to, individuale .o .sin– dacale o -statailie. Onde il rapporto salarjato– capitalista si può so:pprimere, ma non modi– ficare : il. •riformismo non è marxiista. Marx adunqne ci offre ill metodo definiti•vo per l';imd;agine del ,carattere essenziale d•eUe so– cietà umane con la osservazione del1e fasi .per cui si costit-uisce una classe per sè stessa,) rin 1m determinato aggruppamento sociale, con un fi:ne non ,esterno, ma, inte11no ad· es,sa, -che ap– parisce obi,ettivo in quanto n(l,Cessario. Fuori deJll'organizzazione ,economica ,e de.lla 11otta, non c'è classe. « La ,soo teoria della 1·ivolu~ione sociale resta acquisita defi,ni-tivamente alla scienza e alla prati-ca d,el movimento ope.raoio .. >> (Gontirvua) ADELCHI BARATONO. lariforma uolaitirn fauiit IV.. La Scuola Elementare. Albbiamo di p,rotposi-to taoiuto <1eùl'I,stttuio ma,g.il.stt:ra,– Ue, riiassumelfl'do le malnlohevo«.ezoo e gli errori <le\l nuorv1Qo - ,r.cLiname.rutoode:l'l:'istruii,one aneidila, -perrchiè a– miamo ,esami:nare nea s,uo insieme iiJ pro:bLem.a della ,eiduoazilcmei ,popola,rè, •che, rper noi sociaLimi, ,ha valore prrunin,emte, e del quailie fa .pr.epair:azio,nei de1il mruelstr1i è .parte. iimportantiss.iirna. La Scu,o !La No1ItmaJle tr-a.6fo1trnata. in Istituto M-~– stra,Jie ha teiclnfuarnoo.te- gUJaidla,gnato•. E la ri.forma - eempll'e •dal 1lato telenilco - sarel:fue stata a:n.che più aJpi!)II'e"LZJalbtLa .se fil corso, oinve:ceJ chie dli' sette annii, . fosse stato di otto oom ei ne'1le altre 60Uo•1e me,die compillete, ,e' se v:i si' ifos.se J.asoiatio, e· maigiari :perfezilo– nato, ,q:u.e!l tiirocinio ,che in una 1SCUJOl:a preivamem.tiemtem.– te p!I' olfessiom.al, e è isemip.11e, uttl,e, e eh-El! in una scuola prolfesstorrl'Me peir 1i,ruseignanti è sampoo indlispensalbile Sè' non 1S1i. vogl:iono autOO'izzal"e ,po,i pe.r.iloolosi ,es,perrii- ·mooti « in c01•pore vili ». . ,Ma la riforma stessa è dlaplorevo[e se si ti.en .oonto dell[e su~• còrnisegu,00Z1ed'iiindo1e soci,a,le. Il pro bl,ema, deliLa prepara,Z1io'The d€1gl'i nse,gna,nti è 0emp.re soipratiutto un rprobLmna d'i buon reic:luta.mem– to. Ora il :Leg.isllatoo-e, rtduaem,do il nu1me.ro deig,l'Jsti– t:uti .Ilmlooi6tr.a1ii, raooogiLitmdo i sutpe.rstiti 87 nlei oon– tri p,iù popdJ..osi, e :fi1Ssan1dol,e, noll".Il1ie p,eir l'aimmmio~ n.e degli aJ'l.ilwi, Il,()111 si è preoocup,ato affatto d!ella quds.tione ,p,I1amin.ente ohe ha ca,r,attere teoni,co e ,po– litilco .i'J1Sioenn1e.; nolll si. è preoocupa,to del r~uta.mooi– to degli ahliiievrii. La crisi qua,nti.tativa e qu,aJ.iilativa dleglil insegn.antL ~ecialmente maoohì, è ise!ntita ru;a.. ma-i in .tutti: i Paesi 1 d-etlmondo, non esclooa 1'Ameir.ica del No:t1d. L'on. Gent ile st,0050, ohe non credeva a.d una crisi -attuale di qm.am.ti: tà .perrtchè vad~a La folla d,e,i dtiipilomati d'i gu,erm in attesa di pooto, e non m1e– ct,eva ad u,na crtlsi futura 'in , quaill.to tendeva a ridurJ10 il m.unero delle scuolie el.amenta.ri, V'edeva parò una crisil dli quatliJtà. quando, onitiloa.ndo il tan.tatJi;vo d~ ri– fonm.a Qrledairo~Beirtemòni, ditoova: « Questo i!Stituio (ill M•aigistraJie} potrà vivm-.e Viigorosarnen~ soltainto se no,n sa:rà pilò, come la Scuola Noirmale d'oggi i1 nifugio dieli na.ulf rag:hi e dleigli sbandati di tu,tte' le scuole che SQIIl grra.do aJJe carriere più Ju,crose ». Ehi.rene, ,per avere deti maestri ohe non ifosooro i ri-

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