Critica Sociale - anno XXIV - n.14 - 16-31 luglio 1924

, 'CRITICA ,SOCIALE 211 fre la nosltra .gente dalle molte vite. La m9rte della libertà è anche morte del concorso delle caipadtà, e ,quihdi decadenza e ruirna di tutta. · gli ,i,stituti pollitici ,ed aimministrativi. Tra br,eve a,ccumul,an,do,sile •0Sperienze, Ia di– mostrazione rpenetrerà 'anche nei meandr-i del– la Maggioranza ,parlamentare, disseminandovi perp[es,.sità ,e sgomento. Già ora combattenti e mutilati <1a11l'oi:hita ,stessa del :ra,sieismo, pro– po11gono, nei l oro conve gni, al Duce. ,problemi che tm·bano il candi.do intram!ig-entismo estre· mi.,~tache-ha quell'unica ricetta - i1 p[otone <l.i esrcuzioue - per tutti i mali che esso attribui– sce come causa agli •oppositori, ati fa,l~ amici. e al1l,eat1i e fiancheggiatori. ... T,utti domandano legalismo -e no_rmaJlizzazione; e -11ornnalizzazio– ,11é ,e legaliisa:rro 1wn ,si possono trovare che nello. Stato aperto, nello Stato democrati,co, nello Stato ... 11011 fa,'3cista. Tntti mar-ciano :al rov-esciamento deilla situa– ,dune, compresi qnei. fascisti .e·stremi.sti che la vogliono conservare, p-er il ,contraccdlpo dPl disgusto e dell'avversione diei mezzi con cui es– si la vogliono conserva,re. Come la isituazione ,si rovescerà è .il mistero del domani. I liberali -si possono trova-re alla te~ta come- al[a coda, d·el movimE'nto e ciò apre 1pr-0spettìve diverse sni' carattE'ri deJlla suooe-s– sione. Certo è ché 1-amostruo~a i,nfecondità, la, so,stanziale tinnaturalezza dello Stato-partito 1si fanno ad ogni ,giorno più tSensibili all'univer– sale. E ciò che è fuori della natut·a non ha du– revole ,possibilità d,i vita, •e di sviluppo. L'iso– lamento progressivo d,eillo-Stato,partito fino a pro,spettar•si o:mai come il semplice Stato mi– litare di un,a milizia di ,partito, è un segno; l'allontan ami da ,esso d i tutti gli altri p.artiti per una incompatilbili.tà lehe •è neUe cose •e che agisce maJlgrado le volontà. è una denunzia. 111dramma volge allo ,SJciog-lirnento,poà.chè è prossimo ad ,e,~aurir,el'intrinseca dial.ettica del contra,sto. Lo sciog.limento rpnò essere a fine lie– to o a fine tragico. Lo Stato-partito abdica e si concili.a con gli alt.lii partiti, acoettando i[ posto che gli compete -per la forr,a ,naturaile che ,esso ipoissiede di idee ,e di 1S:eguaciLi.bevie senza armi ... ed allora è la normaJlizzaz.ione, la vera, l'unioa. O lo Stato-partito non cede e.d · allora è fatalmente il cozzo. In un caso o neJ– l'aJltro il rinnovamento accenna ... La lung~ notte vede impalilidire le ,stelle e sollevarsi un'aura fresca mattinale ... Ancora un pGco, ancora un ,poco, e poj tutte le cose ~ì scioglieranno per ricomporsi in libertà degna ed armoniosa. La misura degli ei-rori è .presso ad essere colma, la messe matura attende nei ,s?lchi la falce. Noi non vogliamo predire eventi, ma po.s~iamo ben dii'rlo, che le circostain– ze 1 prese.nti sono ben gravi e ben strane. OLA UDIO TREYES . L'an_gustia dello spazi~ ci costringe a rinviare la con– tvnuazwne e fine del brillamte articolo del Prof. GIU- • SEPPE RENSI: La colpa della Filosofia e inoltre un articolo del Prof. GINO LUZZATTO su P~azzi a Cambi e scritti e polemiche di ALFREDO POGGI, ASCA: DINO BONARDI, IL CAPORALE, ecc. Speriamo di I ospitarli quasi tutti nel prossimo (a8cioolo. - Biblioteca Gino Bianco Il pòpolo Italiano e .l'Estero · Una delle ragioni principali per cui l'Estero non ·si è curato molto finora di noi e delle nostre vi– cende, era certamente la ·opinione che il popolo italiano si fosse lasciato vilmente_ sçonfiggere in una vena rivoluzione, in una guerra civile combattuta in campo ape11to, ad armi pari, sicchè meritava di tenersi addosso il bastone che non aveva saputo i-nifrang,eire nEille mami dei suo•i o,ppre,sso,l'i. Questa tesi che ha tanto valore anche g.iuridico per il fa.- , scismo - sapere se la sua fu o no una rivoluzione - questa tesi che glJ preme tanto per la sua vanità· guea-riera oome ,p& · l'a sua legitrt;,i!mità di ,dominio, , ha avuto indubbiamente non poco peso nel deter– minare il g.iudizio dell'Estero a nostro riguardo. Quando il •fa,,,soismo avelc;,seuennp-o di essere isoilo-per un istante « italiano » prima che fascista, intende-· rebbe -c'he discre'dito, che da:nno; e che di-sdot10• e.siso ha portato al nome del popolo italiano, col dif- -+ fondere, per le sue fatuità eroiche,_ la leggenda di aver conquistato ·il potere e assoggettato il prole– .tariato in una vera {e rivoluzione ». Se, dopo la sconfitt..a di Adua, i nostri emigranti portarono per anni il peso di un rovescio militare, quale può es– sere .il giudizio del mondo, e sopratutto di coloro che già son predisposti a svalutarci in fatto di co– naggio, su un popolo che davvero si fosse lasciato sconfiggere ad armi eguali in una lotta civile 7 Questo era u:qp dei più ·cocenti dolori di Giacomo Matte~tti, di quel nobile italiano; trentino ùi ori– gine, veneto di nascita, che nell'oppressione fasci– sta vedeva più icasticamente rivivere i tristi ricor– di del cc bastone tedesco ». Egli, che già nel conve– gno di Bruxelles aveva dichiarato che il proleta– riato italiano non attendeva dal di fuori, ma solo dalle sue forze la rinàscita, teneva però infinita– mente a distruggere presso gli stranieri il mito della cc rivoluzione » fascista, in quanto esso non poteva tornar che a vergogna della fierezza e del valore del popolo italiano. Come mai ques to popolo, c:he in guer:r:ai si era. comportato, da . fort.ie e ·da prode in cospetto delle milizie alleate e delle nemiche, si sarebbe poi lasciato sottomettere da, piccole falangi di parte 7 Che tutti i valorosi, per selezion_e sponta– nea, fossero andati nelle file fasciste? Ma ciò è in contraddizione col vanto, squisitamente fascista, di aver vinto in pochi ar dimen tosi, le cc mandre » bol– sce1viiche! La ,guerra al f.ro: nte era pur stata combat– tuta e vinta da..-tutt'intero il popolo italia,no, e non già da quella parte che poi divenne fasc~sta ! Similmente, la indiff~renza degli stranieri per le nostre sorti derivava anche dalla loro ignoranza della verità intorno alle elezioni, cioè al modo come si facevano, e alla loro attendibilità. Che cosa pote– vano essi pensare di un popolo, che nel 1920 massi– imali~teg:gia;v:a al[egn,a mente, e neil l~-2-23-24 da-va suffragi totalitari -aJ lfaJsciiS1IT10<? Pavo~o gio;viale, vo- 11.l!bile, da non p1'e,nd!er 'SIUJ :se;rio ! Far capire, far concepire, far credere agli stra– nieri dei paesi più solidamente costituiti in Stato e. più politicamente educati, quello che furono le ele– zioni del 1921 o del 1924, quel che furono le vota– zioni amministrative ,e totalitarie » nel corso di que– sti tre anni, riesciva certamente difficile, onde per– maneva in essi l'opinione di un'Italia cc nazione– carnevale » e di un popolo italiano mobile e fatuo nei suoi gusti e nei su oi voleri. Fare intendere che, se la volontà di es.so era falsata nelle urne e vio– -lentata fin nella cc ca bina» elettorale ciò non auto– rizza una sentenza di viltà, perchè ài fronte _a una prevalenza assoluta di forza materiale non vi è e– roismo collettivo che possa resistere, era cosa ar– dua, perchè gli stranieri non possono immaginare

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