Critica Sociale - XXXIII - n. 23 - 1-15 dicembre 1923

cose,· che, .quando sono nella~Jeg<ge del de~tino, crescono nelle mani sresse che le volevano di– stru.ggoi'e. Al fascismo toc-0.hera più di una di queste S-O'l'prese; non pochi postulati del sooia– llismo « morto e ·sepolto·» ,gli resteranno eia at– tua·re. Quel suo singolarissimo sindacalismo, ster– minawne della lotta di classe - per diirne una - è sempre più ,g:ravicLodi lotta ,di cilasSte.Quel suo inLr.aLl.aibilenazionalismo, appena sente il gelo de1l'isola,menLo -naziionale nella vita degli St.ati, mufa nome: s'i chiama. _autonomia; si dolciifioa e si distende, oome· un burro sul panè, in consertsi internaziona.Ji, e invoca. riforme a'1la SOèietà clèll.e Nazioni ... m.a per starci. L'u:lLima stagioM parlamentare si iniziai e chiu– de l·a sua ]l<r.imaf·ase e-0-nl'approv-0rmone di una s~rie di trattati cli commerc-io, che sono pure atti politiici, con la Svizzera, il .Canoo'à, l'Austria, in attesa che venga quello e-0n la Spagna e la Rus– s~a. La vecehia mente fervida di imperialislica blaa·uc può a1I1oora,per -dispetto delle formidabili coalizi-cni conbrarie pronte semp:re a pu.rn.rselle contro', vanta.T.e l'It.alia soJa contro il mondo, ma. la neéessitl't realistica non ta:I'da a mostrare co– me certe vel lei là sono es.izial'i peir una nazione qua:le è :t"Ha Ji,a,,po,vera di 'mate.rie pirime e irn:hotr Lig·lial,anel Mecliterra,neo. La vitìa vince le ideo– :logi,e.iCo,s,ì è, còs,1sarà finch~ la politica a,vrà leg– gi che ness un v olontarismo può .f.roda.ooe flnoh0 1a vit.a ,diei p.op- olì sarà più forte del oapriccio dei dittato:ri. 11 bolscevismo è diventato fascismo, il · fascismo bolscevismo. Qua-ndo l'on. Mussolini dèlinea il nuovo corso russofilo della politioa ita– liana, gli applausi sono all'estvema destra e la st>drli::,fazfone è ali 'estrema sinistra. CLAUDIO TREVES. Protezionismo britannico I Qu,egli_ ami,ci nostri, · -ohe da qualche settimana v,anno affaticandosi per dimostrare al pubblico ... italiano •che gli elettori inglesi infliggerebbero al lo– ro :paese un danno irrepara:bile ·se aRsicuras_sero la maggioranza a quel partito che .:propugna il ritor– no alla politica protezionista, ci vorra1;mo perdona– re se non ci sentiamo di aiutarli nel loro sfo.rzo, ohe ci sembra 1m ,po' ingenuo e .penfet.tamente o– zioso. ,E' infatti ovvio çhe si ha poca speranza di esser !]_)resi sul serio e speranza anche minore di ·es– sere ascoltati quando si pr-opU1gnano per l'est-ero sistemi diversi da quelli ehe si ritengono buoni pèr casa nòstra, dove non si è fatto abbastanza (o non si è fatto nulla) per impedir!) il .trionfo di una politica cbe è la ,negazione più assoluta di tutti quei prin– ·Cipii di cui .quei ta,li amici nostri vo~Iion f.arsi cu– stodi.... in Inghilterra. , Ma se iè vano ogni tentativo di pro,paganda dal di fuo'rl, ipuò invece essere utile, anche nell'interesse del nostro paese, il cercare di spiegarsi per quali ragioni la causa del protezionismo e del sistema delle preferenze imperiali sia riuscita a guadagnar– si in breve ten1po unà. -così la.I1ga corrente dell'opi– nione pubblica inglese, e quali conseguenze ne ,pos– sano derivare per l'avvenire d,el continente europeo. La campag,na, com'è .notissimo, non è ~tto nuova. Iniziata or è un quarto di secolo,' essa non ebbe !fortuna ,nonostante l'autorità del suo ma11&1Jno fautore, e fu .anzi, dopo qu&lohe anno di discus– sioni 81)passl11m~. abbandoìb.a.ta del tutto. Ma in quel te1lliPOla· vtttoria liberale fu agevolata dalle condl1loru del commercio inglese e dai suoi rapporti ~l commercio l'llond1ale. Era facile dìmostrare che gli ipotetici vantaggi de'Mva.nti da un più str etit--0 legame con le oolonle sarebbero stati supera.ti dal danno si<:uro de-lle di1]1inuite espor.tazio,ni verso i paesi stranieri, quando in ren ltiL gli scambi del Hèg'no Uflito con tutto il suo immenso impero co– lon1ale non arrivavano a rar,presentare· un terzo d·el Buo èommèrcio complessivo, e 1!j\1andoi migliori ·cliehti dell'industria ihgJese ,erano a.ppunto quei paesi ri:t>à1i,ciJrfie la GP.nnania e gli St:-iti Unttl, di cui i neo-protezioniRti avrebbero ..voluto i:-esipingere. i rprodotti dai mercati' inglesi. Ma oggi, purtropr>o, la situazione è p1ofondamen– te mutata, e le idee che hanno trionfato nrtl'1lltìmu Conferenza imperlale e su cui è impostata l'attuale lotta ·elettorale l'lon possono essere propugnate o combattute c-01.soliti argomenti della onnai se-rola– re ,polemi-ca .fra protezionisti e libero-scambisti. Og– gi l'unione doganale dell'Impero Brittannico, verso la quale il sistema 11>rOposto dei dazi preferenziali rt,iciproei fra madre (patria e colonie deve conside– tatsi come un primo passo, può essere ·rappresen– tàta quale l' uh.lé~ \tio. per salvare la potenza inglese lial bàtatro in cui la g11el'!'a ha tmscinato o viene sempre più trascinando i maggiori Stati d,.Euro:pa. Mentre, iruf'atti, iJ ra,pporto tra il commercio con le colonie e quello con gli Stati e.steri (i-n massima par– te europei) si è andato spostando in questi ultiir.i amni a vantaggio delle prime;, meni.re i progressi economici di alc11ne delle colonie inglesi, in prima linea- del Canada, vanno assùrnendo proporzioni gi– gant.esclle; ii' Regno Unito ha veduto sorgere in po– ohi anni, negli Stati Uniti d'America, un concor– rente formidabile che minaccia sempre più !davvi– cino le sue posizioni sui più ricchi mei cati dell'A– tlantico e del Pacifico, e dall'al~a parte vede avan– zal:'si minacciosa, sui mercati dell'Estremo Orien– te, fiho a Cal<,utta, la concorrenza giapportese. Col sistema della -completa o quasi 'completa auto– notnia dog~ale, -fu}ora.goduta dai s11oi DomiJJJions, il Regno Unito non ,può evitare il pericolo che il loro commercio le sia completamente sottratto dai due grandi rivali. Per qualcuna delle colonie mag– giori non si tratta soltanto di una mina.ccia: i pro– gressi del commercio del Canadà nell'ultimo Kl.ecennio hanno giovato sopratutto agli ,Stati Uniti, i quali occupano ormai su qUel mercato una posizione di assoluto prèdotninlo, ,Ja,sciando gli Inglesi a note– volissima diste.nza. Senza un'adeguata difesa, dicono gli imperialisti. il c:aso ·del èana.d.à si ripeterà fra breve nell'India, neU'Austl'àlia, nel Sùd-Afric.a.; l'industria e la ma– tilla ing'lesi, esci.use dalle colonie, senza la possi– bil'ità di trovare un compenso nel continente euro– peo, sara.n.no condannate ad una rapida e irrepi.• rabile- decadénza; e l'Inghilterra si ritròverà, {{>ress'a ,poco, nelle condit.ioni in èui ha vi~suto ftno 11.lla prima metà del Seicento. . . Se questi ragionamtnti, che hanno indubbiamente una grande fo~a suggestiva, riusciranno a persua– dere la maggioranza degli elettori inglesi, se un èt>mpl-eto sistema di dar.i protettivi e di preferenze fra ma"dre patria e colonie diventerà presto una real– tà, Jìl:)n è ·certo un lugubre gioCo da Cassandra il prevedete una mifi~cia mortale per l'avvenire P. pér la oiviltà.. stéssa dell'Europa.. Il giorno in cui l'Impero Brtttannlco, ool suo mezzo miliardo di a– bt\attti e Còn la s ue.. intlnita varietà di materie pri- 111.è, di pl'odòtti aliùlenta.ri e di manufatti, costi– tuisse un gigantesco mercato chiuso, quel gi.omo

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