Critica Sociale - XXXIII - n. 22 - 16-30 novembre 1923

CR11'1CAMCl'.ALI! 36'i le conqùiste popolari, consolidate nella nostra 'le- . gisl~zione e nella nostra' pratica co~tituzionale. . E per un tale esame i6 ritengo che nessuna as- . semblea sia p'iù atta del Senato: del Senato, dico, che per la sua naturç1,,- la sua composizione, l'ina– movibilità data ai . suoi membri a fine di ren 1 derli indiptndenti di fronte al corpo· e1ettorale e al po– tere esecutivo. per la particolare funzione, da tutti riconosciutag;li ,di custode della tradizione costitu– zionale, è 1~ sede dove siffa,tte. riforme possono di– scutersi serenamente, al di sopra delle p-assioni politiche. . E' una discussione, questa, che dovrebbe anc'he riuscire educativa al Paese; del quale la -insensi– bilità ·per cosi fondamentali problemi della vita ci– vile, potrebbe suggerire tristissime C(!nsiderazioni... La- Legge è incostituzionale. • Il ,Parlamento non può ~esautorare sè stesso • Alibiamo forse, onorevoli coll~ghi ,dinnanzi a noi un disegno di legge che si limiti a. sostituire ad un sistema elettorale un altro sistema ele,ttorale; al sistema della rappresentanza, dirò meglio dell'ele– zione proporzionale, il sistema maggioritario? Un disegno di legge che lasci integro l'ordinamento, il regime rappresentativo attuale; e lasci integri nella loro attuale sfera d'azione il potere elettoral·e e il ,potere legislativo, il potere esecutivo e la. Corona? Queste domande si era propo_ste la Camera dei deputati; su di esse è sorvolata la n'ostra Commis– sione ~peciale, richiamandosi alla indiscussa orto– dossia· costituzionale di eminenti uomini dell'altro ramo .del Parlamento. Questo esame deve proporsi il Senato. , Chi vi parla, onorevoli colleghi, non è un tre– pido conservatore delle forme costituzionali. Egli ama, come la gran maggioranza rlel popolo italiano. le nostre istituzioni per la loro intima virtù evo- . lutiv.a. · · . Chi vi parla non nega la potestà costituente del : Parlamento; ma ritiene che essa venga meno quan– do si tratti di tradurre nella legge positiva una in– terpr.etazione dei diritti popolari, non già _più lata di quella acquisita nella pratica costituz·onale ma più ri.stretta, In tale càso il popolo solo è arbitro di se· stesso. Il Parlamento, non· può esautorare sè ·me– desimo. Con queste ·parole non esprimo una fr:edda teoria, sebbene, onorevoli coll'eghi, si debbà pur esserè os– sequenti alle teorie, scaturienti dalla logica e dal- 1' esperienza, che, tradotte in atto, rappresenta:no la· gar.anzia delle. popolari libertà; non esprimo una • teoria, ma un convincimento dell'animo mio di le– grl,slatore, mentre sto per votare su questo, disegno di legge. . Per me non c'è dubbio che questo· d;segno espri– me una riforma in senso regressivo <;!ella nostra 'pratica'. costituzionale: perchè, vuln-erando l'equiva– lenza politica de! cittadini,' menoma il suffragio uni– ·versale; perchè effettivamente sottrae al potere le– gislativo una delle sue precipue funzioni, la desi– gnazion-e del Governo, trasferendola al corpo eletto– rale, -anzi' ai Comitati eiettorali, sostenuti da una . minoranza di elettori che può essere esigua; per– chè trascura il potere• moderatare,.' la funzione di arbitrato della Corona tra le f~rze ·politiche 4el paese. Le elezioni a servi21lo del Governa Le pretesè colpe della Proporzionale Il Governo e la Commissione danno della riforma. ·1a seguente motl;azione : Siccome la Proporzionai-e ha. p.araliziatci la_funzione parlamentare, e impedito la costituzione di Governi vitali, cosl è necessario ,che la legge di.a al coryo ele~~or_W,jl lo strumento · Bianco per costituire una salda maggioranza, capace cli potenziare· al massimo l'azione di un Governo. Ora io· dichiaro inna'.nzi tutto, che scopo di una legge elettorale non è quello di precostituire la mag– gioranza di un Governo. Per me una legge eletto– rale ha questo scopo: di dàre al popolo lo stru– mento pe1: esprimere. la sua genuina rappresentan– za. E in ciò risiede la virtù educativa di una legge . elettorale, di essere il mezzo per affermare un idea– le e, un programma politico; non già il mezzo per la dirctt1;1,,immediata conquista del Governo e dello Stato da parte di un partito o di una coalizione di partiti. · Non dal meccanii;mo di una legge, onorevoli col– leghi, ma dalla virtù e dalla propaganda delle idee, dall'attitudine degli uomini che sono preposti al Governo di un paese, deve nascere una maggio– ranza parlamental'e. Cosi inteso, il suffragio uni– versale ha in sè una virtù di prevenzione soc-iale e, conferendo ai rilJelli il voto, toglie loro (per ri– petere le note parole di un grande francese) la car rabina. Diversamente, non rimane ai ribelli che la rivolta. · Secondo la Commissione, la elezione proporziona– le sarebbe causa di tùtto il male: causa della pa– ralisi funzionale. del Parlamento; causa della diffi– coltà di costituire i Governi; causa della lor'o in– stabilità; .causa, insomma, del mal costume parla– mentare. Post •hoc, ergo propter hoc. Ma io credo che anche gli (l.ntiproporzionalisti più accesi deb– bano, in cuor loro, riconoscere che l'atto di accusa è, almeno, eccessivo. II' pubblico dimentica facilmente; ma coloro che· ricordano possono farmi fede che le stesse accuse sono sjate fatte al Collegio uninominale dagli im– provvisati ·proporzionalisti del 1919, che sono poi, in gran parte, gli antiproponionalisti del 1923. (Be- ne. Approva,z;ioni). , La crisi del regime parlame,.,tare in-negahilmente ,c'è; ma non è originata dalla Proporzionale, nè sol– tanto per la Proporz;onale ~i è aggravata. La crisi clel regime· parlamentare rsale di qualche d<>cerinio addietro. Faccio un'affermazione, onorevoli Colle– !ihi, dalla quale vi prego di non triirre l'ill<izi9ne che io non trarrei: 'la crisi del regime parlamen– tare specialmente si è aggravata dopo l'i,-,trocluzio– ne del suffragio universale. 'La Pronorzionale rlo_v~– va organizzaré il suffra.!!io universale; ma, adottata in un momento eccP.zionalissimo dPlla vita italiana . e mondiale, sperimentata per un periodo breve, ir– ri~orio (non si può formare un cos 1 ume p::i.rh.men– tare in due o tre anni), oggi è additata come la causa di tutto il male della nostra vita pubblica. La instabilità dei Ministeri La .Proporzionale salvò la sit~azlone Io non vogliò ripetere al Senato una confutazio– ne che, del resto, scaturisce dall'aitifizio stesso del– l'accusa; una confutazione che è stata già fatta in Parlamento, nelle Relazioni e nelle discussioni, e che è contenuta altresì in una petizione dell'Asso– ciazione proporzionalista d\stribuita ai membri del Parlamento. Mi limito a ricordare qualche fatto sto– rico, più eloquente di qualunque affermazione. Ricordo che nel mio Piemonte, disciplinato da secoli nelle armi e nella vita civile, dal 1848 al 1860 si seguirono 14 Ministeri, della vita media di 9 mesi ciascuno. Erano gli anni santi della redenzio– ne italiana; anni cli esaltazione spirituale, di 1-0tte civili, di. guerre, di difficoltà finan:ciarie. Successiva. mente vi sono· stati, in Italia, Ministeri di pochi me– si, in balia dell'umore mutabile delle assemblee. Non ho bi~ogno di ricordarli al Senato. In Inghilterra - culla del costituzioµalismo - il periodo che. corse dal 1815. al l~ tu quasi rivo}u.

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