Critica Sociale - XXXIII - n. 2 - 16-31 gennaio 1923

CRITICA SOCIALE !1 ·re·bbe quasi che H Proletariato abbia inteso che dove la borghesia falliva, esso solo poteva assumere la difesa della p~ce e della ctviltà. Speriarp.o rhe il fatto n_onrimanga semplice motivo di un confronto retorico, ma sia l'inizio di un'.azione organica ed efficace. Il momento è grave, è tale da pnsuadere in modo'perentorio che è necessario far qualcosa: troppo la divisione e l'iltazione del Prole– tariato hanno lasciato perpetuare la guerra nella pa-– ce e diffondere, sul terreno· terribilmente fecondo, nut vi germi di .conflitto. Ormai la benda dovrebbe esser caduta dagli occhi di tutti. Nessun impulso ideale guida la politica degli. Stati e delle borghesie che li governano. La Francia non intende già di ottenere un risarcimento proporzio– nato alla gravità del danno patito, ma insiste in una domanda esagerata di riparazioni perchè l'inadem– pienza della Germania le serva di pretesto per man– tenere una stabile occupazione della Renania e per aggiu~gere il primato nella produzione (o nel con– trollo sulli,, produzione) del carbone nel continente europeo al primato nella produzione del ferro. In Germa.nia la borghesia recalcitra all'osservanza dei patt.i impostile, anche oltre il limite in çui l'esbrbi– tanze delle domande francesi rende legittima la resi– stenza, -- perchè la sua plutocrazi'a non vuol· cedere le armi del suo dominio e trovi!, vantaggio in quello stesso crollo del marco che al proletariato tedesco è causa, invece, di miseria e di denutrizione. L'Inghilterra, ben lontana dal seguire una linea di moderazione e di giustizia, come s'atteggia a voler fare, è ansiosa solo di ricostituire i mercati per la sua esportazione, dopo aver dato esempio della più smodata ingordigia e iniquità quando si trattò di ag– gregare i territori coloniali: "ingordigia di cui rinno– va pur ora la testimonianza, col suscitare, per il possesso delle miniere di Mossul e per la cosi detta libertà di passaggio per gli Stretti, nuovi pericoli di confla~razione in ·oriente e di inquietudine per tutta l'Eurd'pa. · L'azione del proletariato occorre si inizi al più presto, anche prima, assai prima,. che si convochi il convegno di Amburgo. Non ci nascondiamo che le difficoltà non sono lievi. La compressione della li– bertà che, in forma diversa, avviene in alcuni dei maggiori Stati europei,· rende quanto mai difficile l'esercizio di ogni azione efficace per contrastare le .tendenze delle borghesie dominanti. E nell';mimo di molti socialisti rimane ancora qualche residuo di que:llo spirito sciovinistico suscitato dalla politica che essi hanno seguito nel periodo della guerra. Un se– gno ci par di vederne anche nelle parole (se vera– mente è esatta l'attribuzione) che avrebbe pronunzia– to Vandervelde a proposito dell'azione che la Francia ha iniziati:! nel bacino della ·Ruhi:: paroie nepè quali è mossa accusa - e· mm' diciamo non ·sia giusta - all'egoismo inglese, ,ma riulla si trova da rìdire sùlle mire imperialistiche francesi e sulla complicità del Belgio solidale. (1). , • D_!I, questa scorie occorre turgar-si. Fincbè i duci. del proletariato non sapranno nuovamente sollevarsi ad una visione che concilii nella solidarietà interna– zionale l'interesse delle singole patrie, l'azione socia– lista non potrà diventare strumento efficace ·per la ·.nstaurazione e la difesa di ùria pace sincera. · Con questa visione noi abbiamo· denunciato il pe– ricolo nazionalistico che s'annidava n_ell'azionè d,ella Terza Internazionale asservita al Governo di Mosca, (1) Suocéssivamente i giornali ha.nno da.to notizia. di un di– soorao di Vandervelde alla Ca.mer-a. be lga., l a cui impressione attenua. ma non distrugge quella delle parole su iwc.ennate. Ben altra. fermezza deve porre il1 Partito Soéialista ,l'ogni , ~e. nei' combatte.re le fobie sciovinistiche del proprio Go– verno I . Si d eve agg iungere che tono alquanto diverso avrebbe po– tu.~ & ~ davu.to aver, anohe la. protesta dei sooialieti tedesobi al Re1c ,i a.1, . , e siamo perciò interamente i:oncordi col passo del manifesto su riferito in cui quel pericolo viene addi– tato. Ma noi, che non siamo certo sospetti di tene– rezze per bolscevichi e comunisti, sentiamo che più che indugiarsi a polemizzare intorno al contegno ambiguo· e alle colpe di costoro, urge oggi lottare contro la minaccia della politica reazionaria e impe– rialistica della borghesia d'ogni paes~ noi racco– mandiamo perciò e ci auguriamo che non si abbiano occhi solo per vedere e biasimare le altrui deviazioni ed errori; che non vi sia anche fra i socialisti delle più progredite nazioni occidentali .d'Europa, chi con– fonde con una causa di giustizia l'interesse esclusivo o le ambizioni del proprio Paese, e ognuno senta che c'è in gioco, in questo momento, la causa della pace e della civiltà, la quale sovrasta ad ogni egoismo nazionale o nazionalista. Il Congresso dell':Aja ha additato i modi della resistenza proletaria contro lii guerra; occorre apprestarsi, occorrendo, ad attuarli. LA CRITICA, SOCIALE. I no.stri abbonati che invieranno diretta1nente 01·ài11azione e denari all'editore Licinio Cappelli, Bolo{Jna, potranno avere con un eccezio1U1le ribcuso (L. 12 invece d,elle L. · 16,50, se– gnate in copertina.) il bel volume « LE VIE MAESTRE DEL· SOCIALISMO 11, in cui il proj. Rod,ol/o Mandolfo ha rac– colto - premettend,ovi un'ampia. e interessante introduzione - i di•corsi pronunziati dal nostro Direttore ai Congressi socia– U,li, da Gen,ova. 1892, a ;Livorno 1921. Alla_ricerca de-Ilecause ed accenno ai rimedi probabili < 0 '!)na, delle più grandi diffk,o!Là che si oppone ai· partiti socialisti ed agli elementi democratie,i non .ancora. interamente swicidati, per superare le circostanze presP,n~i, è la piena intelligenza di questi stessi a vvenimenLi. Ma. fin quando essi non siano sta.li posti nella loro ·giusta luce ed intesi nel loro v ero spirito,. vano è •illurlersi che riusciremo .a vincerli. E' quesLa:una indagine alla quale converrebbe invalare non solo ,i socialisti, ma e gli stessi avversarl, in quanto la fìò.ucin. che -essi ripongono nel faU-0 loro e nelle ist.iLu– zioni da ess.i chiam(ll,e -in vita, deve c onsiste,re nel-la loro c;onsape.volez;,,a che il fat.to medesimo rispondev,a alle necessità. Intanto un primo elemen lo del giudizio è <laLo da certe analogie che si riscontrano fra il feno– meno italiano e fenomeni ch,e accadono negli al– tri Paesi; analogie che non devono riscontrarsi nel fatto che il capitalismo, impoverito dapper– tutto, dapperl.uUo è ritornato ad una rase auto– ritaria e coat.tiva, che è p,ropria delle origini. In quest,, senso e in lnghilLerra e in• Francia ci sa– rebbe del fascismo latente. Ma c;olà non salo le libere istituzioni della ·democrazia non corrono il. menomo •rischio, ma si considera con orrore la ricaduta rlcg-li altri Pélesi nelle forme della lotta che c◊mpor-lano uno sfregio o un'ingiuI"ia della dignità della persona umana, anzi una r:list.inzio– ne _fra i dover-i verso una determinata persona e i doveri verso un'altr.a persona. Le analogie si verifica110 invece con alcuni avvenimenti dei Pa,esi dell'Oriente europeo, o richiamati in vila rtalla guerT'a o dalla guerTa in qualche modo col– piti. 0) Secondo noi questo articolo accenna ad uno - non forse neppure al principale - dei fattori del fenomeno fascista. Comunque è epportuno ch'eSl!Ovenga messo in luce così chiara, come -fa Artùro Labriola. (Nota. della C. S.).

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