Critica Sociale - anno XXXII - n. 5 - 1-15 marzo 1922

78 CRITICA SOCIALE fosse aUuaLa, lale uua rivoluzioue nelle muuLalità latine e germaniche, che la cosa non potrebLe neppure imagi– narsi possibile. E rifatta la 10entaliti1, jl ritorno alle an– tiche b~rbariche lotte è impossibile, come infatti nou si ò verifì-;ata nella piccola S,·izzera, nelh1 cpi storia pur non ne-mancarono le occasioni. Cordiali intese coh le ;!tre grandi Potenze m11rinare iuclurrebbero anche' al disari~o marittirnq. Insomma, il nuovo popolo elvetico sarebbe indubbiamente il fattore della pace mondiale.· * Ma, tutto c10 e pacifico e uoi avemmo t~rto di ind,u- giarvici: sol~ vorremmo mettere in evidenza che, per ef– fettuare questo sogno - già virtualmente superato dai Gesuiti, che si sono divisi il mondo in poche provincie; dal Vaticano, chè fa se'rttire dappertutto la sua influenza e che ha test.è riconquistata anche la momentanea peco– rella ~marrita, la Fr'ancia; dai re della Banca e dell 'in– dustl'ia, r.ol loro internazionalismo a base di titoli al por– tatore - sarebbe necessario che la Internazionale pro_le– tnriR ndottasse, anche in materia di confiqi edi nazi'onà– lismo', i;n programma minimo, contentandosi di creare più vaste fr;1tellanze fra popoli, anche prima che un solo vincolo di fratella'!lza uuisca il mondo intero,. Auche il buon Dio, se· volesse rettificare ciò che egli stesso ha creato colla sua· oonipo·tenza : si proponesse, ad esempio, di togliere qnello sconcio· che sono le notti e i giorni poiari lunghi sei mesi, e l'eccesso del calore estivo e del freddo in vernale, regalandoci, come a Gìove, una stagione costante, con a.lternazione quotidiana di 12 ore dr giorno e 12 di notte - non potrebbe farlo che gra– dualmente, impiegando secoli: salvo che non preferisse, per ottenerlo in un• fiat, d_istruggere ogni traccia di vita sulla faccia della terra. , Ma la impreparazione proletaria., per 1a soluzione di un problema qosì impprtante di politica internazionale, ·è uu nonnulla di fronte al ·malvolere· degli interessi coa- · liz,.;ati nella _internazionale del _capitale'. Già, proposte ra– gionevoli di una all·eanza anglo-fr~nco-tede_sca · vennero scartate senza _esame. La formazione - inevitabile O di'lina' federazione dannbiàna,_ che raccolga i frammenti dello scomparso impero austro-ungarico. in un tutto organico e· saldo, che magari si' sping~ fino al Mar Nero, è paven– ventata ed ostacolata in tutti i· modi. L; ricette pii1·indicate ad assicurare la . p11ce pare sieno invece qn·elle fatte a base di garanzie militari, delle quali, se anche l'Italia non entra come contraente, è ,destinata ad esser lo strumento o la po_sta, in quanto essa è il pilastro strategico d'Eul'Opa. Non si dimen– tichi che le principali guerre europee, non esclusa quel:· la franco-prussiana, iniziatasi nel 1870 e terminata nel 1918, malat1guratamente si sono sempre decise sui pi~ni del Lombardo.Veneto od ai pit>di 10 nelle gole delle nostre Alpi. li ptoletariato italia·no i1~vigili, e :,~·e non vuol perpetuare questo strano e sanguinoso privilegio, scelga la sua via.e la imbocchi senza esitare, 81G1S~IONDO BAl,DUCCI. Ciò che· si stampa « La confermadel marxismo > (1) Sot~o q_uesto _titolo. E,_ C. Longobardi ha pubblicato una s?ne d1 co_ns1deraz10m sulle vicende della politica s?c,ahsta ne_glt_nltio:i,i ~uni, dall'inizio dell11 guerrn s1110 nlla sc1ss1011e d1 Livorno; ~end1mdo n. dimoRtrare ~.c.7:Cn(oonA1uu, La, cou/'e.rmri del mar.ci.mio Cium editrice •Il8olco,,Cittàcli0nstello. 1 • ' ·BibliotecaGinò Bianco- che 'tutti i fatti svoltisi in queslo pe1·iodu sono 1\na.con– ferma <lel marxismo. Il Longobardi fu_ uno di q ue\ sociaUtl_ti oh~ ali~ guerra aderirono in previsione degli i-ffett1 rivol~z1on_an di essa (ecco perchè il suo lavoro parte da un~ d1sam1na della dottrina classica del marxismo: in quanto esso si• gnifica valorizzazione ed _utilizz~zio1_1e _dei·mezzi, v_io_lenti per l'abbattimento del regime cap1tahst1col, perche s1ripro– mettE1vano dalla guerra: 1. un consolidamento delle conquiste proletaFie compiute in regime dem0cratico e ,minacciate da una possibile vittoria della Gern1ania; 2. un movimento rivoluzionario come effetto della sconfitta tedesca. Soffe1·mrambci brevemente su queste due ragioni dell'intervènto ,: non· per vedere se. esse abbiano avuto conferma dai fatti, ma per rilevare una contraddizione in cui l'A. è caduto. Se la difesa della conquistata li– bertà e « dell'11mbiente favoi·evole di sviluppo, che il regime democratico consente • ,giustifica una guerra di– rett·t ad evitare • il predominio di un solo S~ato ultra– potente e a regime aristocratico • che quella libert.à e queB'ambiente favorevole irreparabilmente compromet– terebberò; per quale ragione l'A. ritien_e che la. demo– crazia non sia un antecedente necessario del socialismo, nè possa, nelle linee del suo sviluppo normale e senza u~na rottura di coiitinuità., trasformarsi in un regime . socialista? E per converso: se un regime di oppre ssio.ne estrema potrebbe, per via di reazione, dare origine ad un Ìnovirnento rivoluzionnrio che, n~lla sua lotta di af– fermazione, fosse scuola di educa,zione politica non meno effi9ace di un regime démocratico, ·perchè, a ,lifend.ere' il regim,e democrPtico di, cui sopra, scendere in guerra contro lo Stato a regime aristocratico e autoritario? · Qqanto alla seconda ragione: se è vero che •la sconfitta, tedesca avrebbe svilupp~to germi rivoluzionari in tutto il mondo civile• è alti·ettanto vero che nei vincitori - lo ammette anche l' A. - essa ha portato al rinvigo-. ri mento delle forze reazionn rie e, conservatrici, ·al conso– lidamento, io una parola, di una plutocrazia non meno autoritaria di quell,1. tede~a, ~ non meno,· anzi più, - anche s'egli lo nega -· di quella minacciante le con– quiste proletarie. A che pro, allora, la guerra? Riguardo poi alla situazione in cui è venuta li tro– varsi la Repubblica dei Sovieti, • nata dai success_i delle armi tedesche ;; I' A. afferma che essa ha potuto cons'o– lidarsi grazie alta sconfitta dell'Austria e della Germ~n ia. Ora, s.e ciò è, a me pare ch'egli venga a conclùdere che · condizione favorevole ad una rivoluzio·ne è la sconfitta militare; è a negf\re, quindi, quella. éhe è stata la ra– gione prima d·el-Jii. sua adesione alla gu erra . ~~a è proprio vero che- una rivoluzione nata da una sconfit.ta militari'\ puo considerarsi· vittoriosa? Il Longobardi. r icorda le· quattro rivoluzipni•: la 'tedesca, l'austriaca. l'ungherese, la russa; e ne trae conclusioni di.verse.• Lè prime due non hanno condotto ad un regime socialistico, ma si sono fernfate alla liberaz_ione dei Paesi dagli ultimi vin– coli feudali; la terza, dopo un doloroso esperimento, è fallita; la qnartll, è l'unica vittoriosa - ID/\ con quante transazioni e modificaziohi ! .,- Ora il Longobardi non avverte, dall·esamedelle quattro rivoluzio;ni, le cause in– .time .del diverso loro procedere e. della loro diversa con– clusione; non avverte. cioè, che .la situazione economica della Germ'1.1:1ia.e del!' ,l\ustt-ia non poteva, portar!' - a causa di una magg-iore evoluzione nel sistema capihlli.– stico e, conseguentemente. per ovvie ra~ioni marxiste della organìzzazione operaia - se non ad una rivoto'. zione che fosse soltanto un avviàmento al socialismo. Il realismo e l'economia tedesc_a non potevanp portare, mancando le pre.m:esse, scientifichè a cui' si richiama il materialismo storico, -se non ~d una rivoluzione che si– gnificass6J modificazione del vecchio sistema c'R-pitalistico feudale, se non ad un sistema capi tali stico che consen-. tisse una maggiol'0 nbertà, ad un'economia asso'ciata1 Le rivoluzioni ungherese e russa muovono da idea– lità, che non corrispondono, però, a determina.te condi– zioni economiche; che rimangono, µer ta11to. nel campo delle ideologie la cui realizzazione è molto lontana. La: Russia e l'Ungheria dovevano uscire dal reg-ime fe1)dale ed ~ntra:·e in un rel?i_me capitali~tico J:Ìl) sviluP,P,ato. Ha ragione il Longobardi quanclo afferma, per la prima, .che anche in un paese ad economia prévalentemente agricola s'i può giungne al socialism·o; ma ha torlo quando non avvede che si deve tratt11re di ag1·icoltura industrialilll- 7.ata, e che solo in tale senso· l'Bngels, nella prefa?:ione a1< Manifesto jl.\ Comurlisti., poteva parlare di pos~i•bilit/1. ·rivoluzionaria.per 111, Rus~ia.

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