Critica Sociale - XXXI - n. 23 - 1-15 dicembre 1921

366 r.RI' J'ICASOCIALE La morale del gi_uoco Molto volontieri pub'bli~hiamo qu_e~t'articolo, nel quale vibra l'espressione d1una fede ng1da e pura, che intende il socialismo anche, e sopratu_tto,~ome un impulso di elevazione morale. Anche 1101 abbiamo provato la stessa dolorosa sorpresa dell'amico ~o– stro nel leggere la notizia che ~111 dep~t~to . socia– I i sta assessore delle finanze d1 una c1tta d1 Lom– bardia, aveva pubblicamente manifestato il _suo_ com– piacimento che, tollerando e favor,endo 11g1~oço d'azzardo si potesse accrescere I afflusso dei fo– restieri che già convengono nu,merosi d'_es.tate i~ quella città, e si potessero cosi procacciare l,aut1 proventi alle finanze del Comune. Contro quella cinica · dichiarazione era opportuno che una voce si levasse: e noi siamo lieti di. raccogliere e far udire quella del nostro giovane e bravo compagno e collaboratore. IL VICE. Non souo estranei all'inspirazione di questo articolo taluni giudizi apparsi in qualche nostl'O giornale. di re• cente, a pl'Op?sito dell'indul15e_nza ~l gi~oco in que,ll? stazioni climatiche ove l'amm1111strazione del Comune e tenuta da/ socialisti. Cotesti giudizi, in gran parte super– ficiali e contradditorii, sono grandemente pericolosi alla dignità del partito, non soltanto per il loro valore astrat– to ma anche, e sopra tutto, per le]pratiche conseguenze che ne possono derivare. . . . Mi stimbra dnnque onesta preoccupazione .quella di. e3<1.minare la quest ione me no superfìcialment~ di quar1t~ altri· ha. fa.tto, e cerca.re se la stessa: dottrma che noi professiamo non ci oftra. u na guida per darle nna ·sol u"– zione che rispoud,\ alle esigenze' morali e sociali dellit nostra azione. Per conto miq non esito a ,di~.e, senza .bisogno di. tante a'rgomentazioni, che il giuoco d'azzardo è immorale e anti~ocialista: è immorale \lppunto peuchè,antisociali– ilta. E non soltanto il giuoco che si pratica· all'ingros~o nelle liische, più o meno· segrete, delle cospicue stazioni climat[che, dove -, . per suprema i1'onia · ~ vanno gli informi a guarire. E immorale itnche 'il piccolo giuoco; così q,1ello spaccio àl minuto della .fortuna, che l'Avanti! chianu, c0n rigore etimologico colorito· d'ironia, .• bisca dello 8tato •, come l'altra innumera variet~ degli azzardi da tavolino, regolarmente· proibiti e tuttavia - o ap· punto per _questo - onorati di larghissimo ci;il-to .. La dimostraz:one di cotesta -immoralità mi sem_br11. chiara come il sole. i-locialisticamente, infatti, il guada- - gno è il corrispettivo, il frutto . del lavQro ·socialmente utile di ciascuno; ogni lavoratore ha_diritto ad: una re– tribuzione adeguata alla propria fatica, ad una soddisfa– zione congruamente riparatrice del proprio dolore, alla giusta ripartizione, in,somma, dei beni_ch'esso ha contri– buito a creare. Si stabilisce così tra il lavoro e il guadagno, tra il merito e il premio, tra la sofferenza e la soddisfazione un 1•;,pporto irom11diato e preci so, ch e costituisce il cri– -terio di giustizia, in nome del qua.le µoi squalifichiamo in ½lo~co l'economiit borghese .. Il mo tto della nostra ·èi– viltà è questo: « a ciascuno secondo il,suo lavoro•, dal quale s'aniva, coerentemente, a quello che i Soviety hanno ereditato dp. S. Paolo: « chi non lavora non man– gi•. Nelle quali enunciazioni non è soltanto una for– mola economica per la pratica risoluzione del problema attuale della produzione; ma è anche un'alta luce mo- rale, che idealizza e sublima il lavoro. · . Ora è appunto codesta dignità "'7 o, porr_ie taluni · preferiscono ciefinirla, codesta religione del lavoro, - la caratteristica essenzia,le della nuova civiltà, la quale al concetto di provvidenza o di fortuna sostituisce quello di merito, ed apre più ,:pesso, ormai, le porte degli o– limpi politici ae;li oscuri lavora.tori che non all'-al"iHto– crazia dei privilegiati. Ma cos'è il giuoco se non prpprio 'ìl contrapposto di tutti i criteri ,morali ei:)i;in<;iati_ poc'anzi? Il giuoco rompe· ogni rapporto tra il guaclagnq e il .lavoro, tra il merito e il premio, e risu~cita il ca- BibliotecaGino Bianèo priccio del caso e il mito della fortuna. Una notte di veglia, in una sala affumicata_ ed equivoca, P1;1Ò rendere assai più di tutta. una vita- ass1duame!1te ~ fat1cosamen~e spesa nel lavoro; un'ora di ietta._tu~·r •. puo ~i sperdere ~l ·frutto dell'onesta fatica di ·lungh1ss1m1 anm. Il caso di- viene l'arbitro del destino d'un uomo e d'infìniti nomi: ni : s'attingono senza merito i vertici della ricchezza, s1 toccano, senz'altra colpa che' _la leggerezza dell'azzardo, gli abissi della miseria.' Tizio sj fa un 'immediata pos1z1one a spese della ro– vina ·ai Caio · il misero proletario deve frattanto lottare contro una ;esistenza accanita per · serbare od accre– scere la scai·sa ra71ione di pane quotidiano, che è com– pénso inatleguato d·el suo, grave ed assiduo lavoro .. Tuttavia questa non e che la morale, la ra.g1oi:ie pura -la sintesi astratta dal fenomeno. C'è ancora tutta una ~ealtà fosca e tragica attorno_ a· qu_esto p_eccato, che ·10 fa tanto più doloroso ed esecrabile. 81 p<lns1 a tutte le cattive passioni che l'orgasmo del giuoco e l'ansia flella sorte risuscitano e rimescolano nel fondo delle amm_e; si pensi al terribile logori? d?_i ne~·vi e ~. tut,t~ la di~– bolica macchinazione d'art1fiz11, d1 raggiri, il, rnganni. Il gioco che si pratica intorno Ri tavo~ini e alle _1·oulettes - ed è il p~ù diffuso e il più contagioso - m1 sembr~ un rito mostruoso di degradazione umana, mescolato d1 f'a1ua puerilità e di cinico scetticis1µ0. - . Si pensi a tutti quei d"isgraziati che s'ucci_d?n~ .d1 disperazione e di miseria - e fors'anche d'um1haz1one - sul limitare delle bischP dove hanno lasciato l'µltimo centesimo e gr.idata l'ultima· maledizione. La_ suprem_a C')ndanna, più eh.e nel\iimetafisica delle categone.moral1, è in tutte codeste cose orribili e pietose. ·.y, * * Ma taluni pensano che i g iuocatori son ~utti bo~– ghesi, e no·n vale quindi la pr.na di commuoversi per essi: - Peggio per·loro ! - si· _ dice. -- Non. tocca a noi arrestarli s ulla chin a che ·affretta la loro catastrofe. Non tocca a noi oppor.ci all'istituzio'ne e 'alla gestione delle case· dove essi conve ngono a giocare e a rovinarsi. - Il d·iscor§O - non lo _nego._: ha l'aria d'essere logico, e convincente. !Ifa non è per questo meno superJìoiale, pericoloso ed eretico.· Il socialism6 è lotta di classe - d'accordo - e com– batte coerentemente la borghesia; mit,l·o Stato, il regime - ed i .sistemi borghesi, non già le singole persone, chè in· tal caso la sua pretesA. uni·versalità sarebbe uuit grot– tesca caÌ:-icitura. Il socialismo combatte, anzi, l'ordine bo,·ghese per amore· anche dei borg~esf ~tessi, i qua_li n'on . meno de.i proletarii_ sarnuno Tedent1 e rp.nmamzzat1 dalla nuova legg-e di conv\venza· umana_'. Ess_o ~ ap?u~1to perchè socialismo - si preoccupa d1 tutti gli uomini e prom,i;tte una va~ta soliditrietà d'individui-·nobili e huooi. Come può dn,nque condliardi codesto fi!1e con la toUe· 0 ranza o, pe.ggio, con l'incremento di un· così v.à.sto era– dicale abbrutirsi di ess:eri nmitni? •' Forse che essi - i corrotti, 'i, nevrastenici, i bari, i falsarii·, i dispera,ti .:;- non saranno ~ perturbatori, .o_ i'l, peso morto e, s'empre, il disono,·e d1 qna_lunque ordine libero e ideale? - Nessun mezzo cattivo. appr'oaa a buon fine - l'insegnit ·tutta un'esperienza di secoli, e Costb tino Lazzari, anèora, c'iqsegnava a Livorno. Noi _s0cializzeremo, in nome del s,ocialismo trionfante, tutte le ricchezze e redimeremo nella luce d'una superiore giu– stizia tutti glt uomini. ma gi:iai a noi se codesta luce, col suo- nasce,·e, già s'offuscherà di torbide orribre ! Se }10i ooHaboreremo alla disfatta mornle di_una partie di uma– nità. la colpa e le conseguenze ricadranno Rnche sovra di noi 1 e SlJ.l'e1Ììo irrimediabilmente degra,dati. ,r. +:· Ma. i nostri avversari i non hann; il diritto di con– d7innare con alto clamore il giuoco e di dettare altrni le norme dtol vivere morale. Per e~si tutta la vita è tltl!l perénne partita giocata .suLle carte della libera· con– corren_za. L'eqnilibro Ira il dovere e i1 diritto, t:r;a il d!!,re e l'avere, tra il sacrificio e il compenso, è per essi un mito fùlle e pericolo,o. 'Jiascuno gioca la sua partita, invoca-udo la propria s.tella, con l'unica preoccupazione di vi-ncere e con l'unico limite del codice penale. ! Gli uomini non hanno più che la coscienza del co– dice penale! •, g-ridava lo sdegno stupend0 di Leone , Tolstoi. Non importa che molfr·soffrano lit faine, non -importa che i piì:i·assidqi lavoi·atori stentino lw hta COII\(I

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