Critica Sociale - XXXI - n. 20 - 16-31 ottobre 1921

308 · _CRITICA SOCIAJ,'E che da situazioni rarticolari e d'eccezione s( rica– vassero teorie e tattiche universali. Toccava al Congresso· e ai' dirigenti sentire tutto il valore politico e social_ista del fenomeno, per cui là dove la lotta di e/asse è più viva e do– ve particolari metodi ebbero il loro esperimento, ivi si diffonde e imperversa il Fascismo, ivi sorse e s'iniziò, facendosi forte delle antipatie e delle irritazioni extra-borghesi che quei nretodi avevano suscitato. . Quanto alla posizione delle varie frazioni, la– sciata da parte, come trascurabile .e quasi inaffer-· rabile, .la distinzione fra la concentrazione (1) e i centristi o Alessandrini, il Congresso fu largamente e _tristamente oécupato dalle dispute fra i massi– malisti scomunicati da Mosca, e il gruppetto dei l. "tre pellegrini,, neo-iniziati ai misteri del Kremlino. Dispute tanto più dolorose, non solo per la pas– sione personale d'orgoglio e .digara nell'essere nelle grazie dei Dittatori moscoviti, che alcuni vi mette– .vano, quanto per la distanza., nori unicamente chilometrica, fra quelle questioni e i nostri vivi, urgenti, sanguinanti problemi. '· · · e atrocemente ironico pensare che Lenin mandi al socialismo italiano, per mezzo di messi che se ne contendono la privativa, il suo exequatur o le sue scomuniche in base alla accettata, o meno, espulsione dei gradualisti, mentre egli, per conto suo, fa del gradualismo e del collaborazionismo a ·tutto spiano ! Lazzari, per spiegare in qualche modo la sua posizione di nemico d~lla violenza a Bologna e a .Livorno, e ,di amico di Lenin, narrò che Trotzky gli espose. una distinzione fra violenza difensiva e violenza offensiva, aggiungendo che la violenza offensiva non deve impiegarsi se non quando si hanno tutti gli elementi e le- .probabilita del suc– cesso. Eh! Questa è una violenza che troverà facil- . mente dei seguaci, e che durerà pochi quarti d'ora! (1) don questo nome si ohi amò due ~nni fa, nel Convegno di l\lilano (31 agoet,o 1919) quellaf'ra.zione oht: 1 en un terreno avverso N.lJo U"•Opìe e aJlg devia.:doni dell 1 eStremismo, rinniVR. e e ooncent1· va a compagni un tempo di tendenzR. diversa., da.I l'antico jo.1,rn.nsigente ' Tiraboscbi, n. •Turati. O~i:;i quella denomina.zione,mi ptuA super:1 4 'ta e pocQ chiara. In rAaltà la qua.lifion, vara. della. nostra f11A.,done, ohe comprende tutti i migliori e reali:.1zat-0ri » del la.vorr, legishi– tivo, e oonç,mico , a.mministrat,ivo 1 e-redo sarebbe e fra:.1ioue d~ll'a– zione gradua.le a • Serrati, dal cantQ_suo,riconfermando la propria fede nella rivolu•zione russa e i suoi consensi a molta deffopern cii Lenin, professò le sue riserve sulla "politica agraria,, ... cioè, semplicemente, sul– l'avere o no Lenin fatto il .collettivismo in Russia, come· molti e molti lavoratori. d'Italia credorro o credevano fino a poco tempo fa ! Un problema cosl fondamentale, un punto di programma cosi centrale, il compagQo Serrati lo chi.amaeufemisticament~ di "politica agraria,,, come se si tratti;i.ssedi una legge sulla cultura del grano o sulla esportazione dellt:!uve! E - dalla Russia venendo aU:Italia - quando si trattò di affrontare a fondo ìl quesito della rico– struzione, e. del come sia necessàrio o inevitabile, per salvare il futuro, conservare nelle sue part\ vi– tali il presente, del come non sia possibile tutelare gli interessi del proletariat o, av ulsi dall'ambiente nazionale ed economico in c.ui vivono, il Serrati, l'esponente. più attivo della frazione dominante,i:ion sfiorò neppure i meccanismi della coesistenza nella officina, nello Stato; ma si limitò a ricordàrci che in. ogni patria v'è chi specula su di essa e chi. muore per essa; non senza •riconoscere che molti credono veramente. in essa, e senza accorgersi c~e solo perciò (a limitarsi· anche al campo sentimen– tale) essa ~ già una realtà che è d'annoso ignorare, che è assurdo negare, c·he è inabile e pernicioso schernire ! · Questi rmevi, 111olto in ordine o disordine sparso riflesso d'una discussione congressuale poco or- : gaflica - tendono a dare ùn'idea del come i più . vitali problemi, di casa nostra e d'altrui, non si siano approfonditi nè risolti èon senso spregi udi-· cato ,di ricercare la verità, di accettarla in ogni caso, di farla trionfare ad ogni co~to. , . Parve prevaleré.-il pensiero di salvare un prin– cipio e una formula, al disopra e al di fuori dei ' fatti. · Se questi vanno per la loro ·strada,. tanto peg– ..gio per loro. _Giovanni• Zibòrdi. ..PER L'UNITÀ DEL PARTITO NELLA IBERTÀ. DELPENSIERO I • • • I Discorso di FILIPPO TURA TI alxvm Congresso nazionale del Partito Socialista ita,liano, ' Milano, 14 Ottobre. 1921 . (Dal testo stenogmfrco ).. PRESIDENTE: Ed' ora la parola a Filippo· Tu– rati (si propaga ttn fervido applauso, a 'cui partecipa . l'enorme maggiorrinza qei congressisti. Si grida inin• .terottamente: Viva Turati! Viva il socialismo~) TURA'rI, attende che gU applausi cessino, epoi eso1·disce: · Campo mfetuto. «.Compagni_! Gli amici pretendono ch'.io aggiunga, come conrelatore della mia frazione e in sede di re– pl!ca, alcune dic!1ia~a_zion~ conclusive, dacchè non po– tei. parlare al prmc:p1~ di queste discussioni·. e, poi– che 1:11sos_btm Claudio ;reves, ci guadagnaste nel cambio! · rnch1odato com ero al letto di una ammalata la quale migli~ra e vi ringrazia· dei vostri voti per lei: con un augurio non scevro di dubbii e di angoscia: l'augurio che da questo Congresso si rinfranchi la u- · nità. dei: Parti_to ed esca la salvezza del socialismo, per I~ R11ss1anativa e pj,r _la patria ài adozione: l'Italia! (Voci: Viva lei Kuliscioff!). Biblioteca Gino Bianco· ~ I • \ ~ • · Ma 'non e facile il mio còmpito e -for1,e uon era' nece_ssaria questa ìa.tica. Non è nec.essaria per me, . perché, quant,o a.gJ.iattacchi personali • del resto così blaudi ·. n~'n credo' (perdonat~mi l'orgoglio) di av~r Yii– sogno d1 d1fes~; non ho consuetudine di faccogliere le cwche per ~~ vie ( Oomi1~enti). Sulla questione gene– ì•ale, c_he P!U :7olete aggi nngere, ormai, dopo la splen– dida smtesi d1 l;la1:1dioTreves, .dopo -il commosso di– scorso ~1 Matteotti, le cui pai·ole erano lagrime, la– grime di, cose_ ,e lagrime di popolazioni _massacrate ed a~rante; e, yrn ancora, dopo il torrente, anz~ il fiume d1 spumeggiante eloquenza cori cui stamane ci ino.ndò cuori e _cerve_lli1 'amfoo Modigli'ani, cui· l'esnbe'ranza a?cor g1ova_nde consentì, pur ficcà:ndo l'occhio nell'a• bisso _di cm siamo sull'orlo di infondere t.anto sorrii,o tanta gi?conàità nel _suo,'dj;e? Vecchio, forse ,un po{ _stan;o, _10. non so,:r1d~ro e no~ saprò tenervi ·allegri, com eg~t fa~e. MJ 11 d1scox:sod1 Mod1glrani, che .per me fu 1 1 pm altamente e veramente rivoluzionario di -q~anti vennero qui prnnunziati, appuuto da. quel fiuine

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