Critica Sociale - anno XXXI - n. 7 - 1-15 aprile 1921

, . 100 C'RI'l'ICA SOCIALE quando narrano suicidi, omicidi, o altri incidenti, anzi– chè, secondo la retta nomenclatura politico-sociale, la gente che possiede o traffica, lucrando sul lavoro o sul consumo altrui. Questa media e pivcola borghesia gLLarda il prole– tariato e il partito socialista con odio cli classe o megli_o di ceto, ma non dall'alto in basso, ma dal basso in alto, specialmente dove noi siamo forti, potenti, domi– natori, dove comandiamo nei Municipi, dove la nostra organizzazione prevale e governa l'ambiente'. Genie di impulsi più che di coscienza, con poca o nulla educazione politica o consuiitudine al ragionarè e comprendere le cose politiche, sentimentale e fornita di qualche coltura, essa nobilita jl proprio (spesso in– consaputo) istinto economico, nhe la muove, con elementi idealistici, e si crede, si dice, si vanta romantica. Prende le part.i - con enorme e buffa miopia - del « po.vero esercente» messo in condizioni difficili da quei « prepotenti di sociali si.i» ché, con la Cooperativa o con l'Azienda Municipalè o con l'Ente autonomo dei consumi, « vogliono mangiar tut.to loro ». Sposa la causa dell'operaio krnmiro - par assita dei sacrifici e delle conquiste degli organizzati - perchè vede in lui un perseguitato, una vittima. La organizzazione, in tutti i campi e in tutti i sensi, il discipli11amento delle attività, delle funzioni, tutto ciò che, attraverso la nostra azione economica o amministrativa, torna di difesa alla collettività, qÙesta gente odia come «tirannide» con un rancore sincero, perchè non ne capisce niente, e perchè questa gente è povera sì e spostata, ma intimamente individualistt Tutto l'atteggiamento del Fascismo contro le auto– rità, .:)Ontroil Governo, perchè «protegge i socialisti,, ' perchè qua e là infrena certi eccessi, perchè uon è ab– bastanza reazionario, insomma, appaga però un istinto rivoluzionario, dà un'estetica di ribellione, un pennac– ohio di sovversivismo, che piace ai giovani. Bisogna considerare questi paradossi, queste con– traddizioni, per penetrare j I fenomeno. * * * Orn è inutile e tardivo recriminare, ma è certo che tutta questa gente noi non abbiamo fatto nulla per accostarla, per attrarla a noi, per farle intendere le nostre ragioni. Il proletariato identificò la guerra con chi l'aveva fatta, sfogò sui militari, sugli u.fficiali, sulla divisa, su / tutto ciò che gli rammentava la guerra, l'iwversione politica contro di questa. Non comprese, non valutò, non seppe rispettare e disarmare e « smobilitare » lo stato d'animo di chi aveva combattuto con fede e tor– nava a casa con orgoglio comprensibile; commise er– rori psicologici enormi, moltiplicò intorno a sè e contro di sè gli equivoci, le antipatie, i nemici. Avvenne sotto i nostri occhi, s~l).za che noi lo vedessimo, .un profondo rivolgimento di valori, per cui il lavoro intellettuale era disprezzato in confronto del manuale, e il pescecanismo intascava milioni, e sopra la borghesia sorgeva la plut.ocra11ia, che è cosa ben distinta e in parte diversa. Cos'abbiam fatto noi percbè quella tal gente la– voratrice del pensiero comprende!lse che, di uùa So– cietà dove i pescicani trionfano e l'ingegno è mal compensato,· la colpa non è nostra nè dei lavoratori del braccio, e che è ingiusto quanto assurdo ed inu– tile tradurre e convergere in tanto odio invidioso con- ' tro gli operai il _proprio disagio e il rancore e la con– danna che dovrebbero andare contro un sistema così iniquo? Anche quando cercavamo fare qualche cosa per va– sti strati di cittadini, sembravamo preoccupati di nou fa,rlo sapere. Chiusi in uno stretto concetto di malin– te,m intransigenza di classe, ci isolavamo anzichè e– spanderci e attrarre a noi tutti coloro che non hanno ragione di temere il socialismo. , E non cl si corregge! Il co11trollo sulle fabbriche Biblioteca \..:,IFlO Bic:u1v0 (cito un caso tipico) è il meccanismo mediante il quale tiitti - attraverso le Commissioni operaie - dovrebbero sapere quelli che oggi sono i segreti delle industrie : « di che lacnme grondi e dì che sangue », di operai sfruttati nel lavoro e di cittadini scorticati come CJnu-• sumato, i, lo scettro del Capitalismo. Per mezzo del controllo, i compratori dovrebbero essere informati del costo reale e quindi del prezzo equo dei prodotti e delle merci. Ebbene, esso è presentato, illustrato, propugnato, difeso quasi sempre come una questione che interessi gli op(lrai delle industrie, e n'on altri. Se una battaglia avverrà per esso, milioni cli cittadini poveri diavoli, che non· !tanno motivo alcuno per solidarizzare coi pa– droni delle fabbriche, diranno annoiati: - Cos'hanno questi operai non mai contenti? Cosa vogliono ancorai' - e non avranno il più lontano sospetto che il co11- trollo interessa tntta la popolazione e dovrebbe es~ere soprattutto la tutela cli tutta la collettività dei comm– matori contro la speculazione capitalistica. Così in mille alti-i casi. Poi ci si stnpisce se il Fascismo ci cresce sotto i piedi ... GIOVANNI ZlBORDI. Dai 3 al 6 aprile avrà luogo, nell'ospitale Rimini, il due volte rimandato Cong1·esso Nazionale dei Comuni Socialisti, al quale parteciperanno anche le rappresen– tanze delle Provincie conquistate de,] Partito socialista. Questo Congresso assume una granJe importanza, ~ia per il numero dei Comuni che vi sarànno rappresen– tati (più dL 2000), sia per il momento in cui si svolge. Il Partito socialista, con la presa di possesso dei Comuni-, si è acç!!,parrato il mezzo per mettere in valore le sue forze positive, realizzatrici. Mentre con le forze parlamentari il Partito tende a sviluppare la sua critica nei ri'guardi del regime borgheRe e si appresta a trasfdi·– marlo; nei Comuni il partito svolge una opera di vera e propria ricostruzione socialista. Nei Oomuni il partito non può fare della pura e 13empliceopp0$izione ostru– zionistica ai poteri statali; ma dev,i operare in senso fattivo, seguendo quella linea di riforme e di sviluppo di servizi, che mira alla preparazione dell'ordine nuovo. Con due mila Comuni e una decina di Provincie nelle... mani non si può nè si deve,pertanto andare al Congre~so a fare delle chiacchiere, perdendo il tempo in astrazioni teoriche, Il Congresso élovrà mantenersi sul terreno concreto della possibilità di sviluppo delle funzioni del Comune. In questo particolare momento poi, in cui la cieca ira avversaria si abbatte furiosamente e bestialmente sulle nostre istituzioni, è necessario, più che mai, man– tenere saldi i fortilizi di difesa· delle classi lavoratrici, tra i quali il Comune sta in primissima linea. La vio– lenza fascista, che in un primo tempo si rivolgeva con– tro i Circoli socialisti e gli stracci rossi, oggi ha infatti cambiato direzione e si scaraventa vandalicamente contro i Comuni socialisti e con t1·0 l_eCamere dèl Lavoro e le Cooperative, nell'ill11sione di potere - distruggendo e– difici e mobilio - smantell:1re le posiertnii 1·eali conqui– state dal proletariato. Vana illusionè', perchè non si ar– resta il_canunino della storia, il quale volge decisamEinte e irrefrenabilmente verso il rovesciamento del regime capitalistico e la instaurazione della società sociali,sta. Così stando le cose, il Congresso dei Comuni deve, sopratutto, preoccuparsi cli dare una -s·alda strntturn ::dia sua ol'ganizzazione interna. La Lega rlei Comuni Socia·

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