Critica Sociale - XXXI - n. 4 - 16-28 febbraio 1921

G:l CRITICA SOCIALE • forme parte delle piccole azienùe autonome, che predo– minano nella produzione italiana, senza perciò cancellare quel carattere di pi_ccol_a proprietà dei m~z~i. di _produ– zione, che fa apparire 11 lavorante a do1mc1ho p1u come un artigiano che come un si.lariato. B) ll piccolo produttore, il titolare di piccole inùu– strie più o meno autonome, il • non salariato • è adun– q ue il personaggio, vivo e vitale, di un vastissimo am– biente economico contemporanao. Un massimalismo so– cialisti\ che non si cura di esso, come di cosa trascura– bile, dà novella prova della sua fatuità e inconsistenza. 11 socialismo deve o~cupar~i e preoccuparsi della piccola industria, sotto peua di ~contare gravemente il suo erro– re di trascuranza. l. . L'interessamento socialista verso le piccole indu– strie è la. nostra tesi: come vanno caldtiggiate l'idea e l'opera della solidarietà di classe fra i salariati proletari per preparare nell'unione di resistenza il germe dei Sin– dacati, che riceveranno dallo Stato il mandato di gesti· re. meglio delle attuali aziende statali, intendiamoci· i rispetti vi grandi opifici; così devonsi promuovere la iùea e l'opera della solidarietà fra artigiani e fra piccoli proprietari, in vista di quelle unioni che rispondano a ' una produzione più moderna e redditizia, pel bene co• mune, e, come tali, armonizzino meglio coi disegni della futura società. 2. • La via al socialismo ha da aprirsi a tutti i ce– ti produttori, che rispondano a bisogni sociali. I ceti µroduttori sono prevalentement e rappres entati, non dal proletariato, ma dai pic:coli propriet11.rì e dagli arti– giani. Oggi ciò è due volte ver o, perchè q uesti ultimi sono in Italia più numerosi e perchè producono di più, non possedendo lo sciopero e il sabotaggio come mezzi per far valere le loro ragioni, e uon avendo che un mezzo per migliorare le loro condizioni, e cioè quello di migliorare le loro prestazioni alla società 1se si eccet– tua quello, troppo èontingente, dell'inganno). Il carattere che distingue l'artigianato da.I si.lariato non t quello che distiHgue lo sfruttatore ozioso dal la– voratore; sibbene risiede nel possesso dei mezzi di pro• duzio11e diretta.mente impiegati. Per chi ha una couce• zione semplicistica del socialism o è com odo rilevare nel pipcolo produttore la tabe della priva.te . proprietà e re– spingerlo quindi dalla schiera dei 1mlla tenenti da mo– bilitare e redimere. Ma per chi riflette ed opera è uu'al– trn cosa: a I saranno minori le d iffìcoltà eletta realizzazione 80oiall.~ta imponendo la espropriazione rigida, che sot– tragga il trincetto al calzolaio, la pialla al falegname, la mj\cchina da cucire alla sarta, nel bel dì della dittatura; o tentando ~in d'ora di gestire collettivamente (per qnanto è sin d'ora concesso <Conimmediato utile! le materie pri– me, il credito, l'assunzione e la di3tribuzione delle ordi– na-,;ioui, la formazione degli appreudisti, lo smercio dei prodotti ? Diciamo la verità: il primo programma è oggi pre• ferito perchè non pttò che es.,ere Jetto, e fin lì ci arrivia– mo tutti, in ~variata compagnia. Il secondo non p1'Ò che essere fat(o, e perciò, non ostante offra il vantaggio di infiniti graduali esperimenti, è noioso alla foga dei dis– sertatori, el è lasciato stare; b) la piccola industria d'oggi pub concepirsi 1n buona parte sostituibile con organismi produttivi più complessi, e peroiò più confacenti ai postulati più i,em– plicisti del socialismo: ne conveniamo. Ma in parte no; giammai.·I lavori di adattamento e di riparazione, ad es., sono inadatti alla gestione in grande e presentano uecessità di frazionamento indissolubilmente legate con la varietà infinita delle prefert>:1ze, dei bisogni, dai ca.– pricci individuali. Dobbiamo forse attendere che anche questi ultimi si uniformiuo, sì da poterli soddisfare con la produzione in serie? Quanto tempo dovremmo atten– dere! Eil ecco la necessità di fare esperienza col racco– gliere e fondere fin d'ora ciò <'he è possibile delle piccole_ intraprese, per essere ben preparati di fronte a quelle che il socir,lismo dovrà pure alimentare nel suo seno. 3. Ln scuola del socialism,J tradis~e il suo fine e manca di serietà, se resta sul terreno puramente nega. tivo della organizzazione di resistenza. Ma se poi vuol cominciare dai grandi opificì la sua azione posi ti va di BibliotecaGino Bianco ricostruzione, deve affrontare difficoltà enormi. Essa può in7ece compiere il suo miglior tirocinio, nelle svariate forme di organizzazione delle piccole i:1traprese autonome. Anche movimenti estranei alle finalità rii partito, purchè tendano a soccorrere la debolezza dei piccoli proùuttori facendo appello al principio dell'associazione economica, non possono non portar acqua al mulino socialisttt, pur concesso che si mantengano nella più perfetta neutralità politica. Basterà (pur senza intolleranti fobie dogmatiche) assicurarsi che non degenerino o si arrestino in un'o– pera unicamente intesa alla immobile conservazione dei ceti medi. L'a<versioHe alle iniziative così. dette • borghesi • ha, su questo terreno, valore soltanto per quelle messe al guinzaglio di preconcetti confessionali e politici. Per le al tre non v'ha ostacolo, ma invito a collaborare. Ed è invito all'azione l'interessamento, nato nel dopo guerra, al problema del!IL piccola indu11tria ed espresso nei De• creti Luogotenenziali 25 maggio 1!110 N. J009 e 20 lu– glio 1!)19 N. 1321, integrati testè dalla proposta <li legge dell 'on. Trentin (alla quale s&ppinmo non estraneo Il compaguo on. Piccoli), presa in considerazione dalln Camera il 29 Luglio u. l!. 'l'rattasi, in fondo, di untt eredità aus1 riaca, di quella Getcerbefordenmf/ che il governo di Vienull istituì nei !lt1oi antichi Stati, per favorire, sulla base dello spirito associativo, lo sviluppo della produzione dei piccoli industriali, e che ebbe uffici ed esperimenti a Rovereto, a Bolzano, a Gorizia e -a Trieste. L'eredità, che nella sostanza vuole essero conservata e accresciuta, merita nella forma e uegli scopi di rivivere in forma più moderna e spregiudicata: egualmente tecnica ed economica, ma imm uno da ogni po– litica che si proponga di tardare artificiosameute il corso della evoluzione economica. L'istituto pnr il lavoro di Venezia, assecondato da– Comitati di nomina governativa uelle varie provincie ve– nete, muove i primi passi, segnatamente a favore delle industrie dei vimini e poi delle ceramiche e dei giocRt• toli, per cercare di rendere omaggio ad un sapiente prin– cipio di ordine e di speciallzza.zione, che riteniamo li se– greto del successo an<lhe delle altre azioni che si avolge• ranno contemporaneamente ed in seguito, in proporzio1~e coi mezzi ~isponibili. La strada che uomini inclini a divarse idee politiche stanno battendo per elevare, col tenore di vita di umili lavoratori, il rendimento delle loro fatiche a vantaggio di t•1tti, appare meritevole dello stesso consenso già dato alle iniziative di coltura popolare. Jng. SrANISLIO CARAZZ0[,0. Bolscevismo e S cialismo Esposto, nel numero del Hi-31 gennaio, il programma dei bolscevichi per la ricostruzione ecouomica della Russia, riteniamo opportuno, prima di passare ai rilievi che la. delegazione operaia inglese fa, nella sua relazione, sui risultati pratici di questa politica, soil'érmarci snlle cri– tiche programmatiche mosse al Partito comunista russo dai menscevichi e dai socialisti rivoluzionari, secondo "i documenti pubblicati in appendice alla relazione citata. La conquista del potere e la ·dittatura. Nelle tesi che il Comitato centrale del Partito ope• raio socialdemocratico (menscevichi) _propone a tutti i Partiti marxisti, come base per un'azione cornune, si afferma, anzitutto. che la rivoluzione sociale è, nei Paesi economicamente più progrediti, la naturale conseguenza. dello svilur•J'O storico che crea le possibilità oggettive (tecniche, matniali, sociali) per la sua- re11lizzazione; ma che la crisi rivoluzionaria, per la interdipendenza econo, mica e politica tra i vari Paesi nel processo evolutiva I del capitalismo, si è determinata anche in quelli, ecq– nomicamente arretrati, nei quali il capitalismo non ha ancora esaurito tutte le sue possibilità <li sviluppo. Ri· ,. forme che rispondano alle necejlSità economiche e che limitino la sfera d' aJione tlel a.pitatismo 1 !)0ssono, i~

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