Critica Sociale - anno XXXI - n.3 - 1-15 febbraio 1921

36 CRITICA SOCIALE essere breve, la .ripresa dei lav_ori deve seguire sollecitamente. E' a questa ripresa che dobbiamo tutti prepararci, con ferma fede, con a:do:e ri– voluzionario, riprendendo ad approfondire 1 pro– blemi della dottrina e i problemi della realtà, che danno la sostanza al divenire socialista ita– liano, nel divenire socialista -internazionale. Compagni, non è tempo di tregua, ripren– diamo il lavoro ! CLAUDIO TREVES. Il significato del Congresso Chi hà vinto a Livorno? I vincitori - ha affer– mato, mentre ancora si svolgeva il dih!\tlito, qualch, oratore comunista • sono i riformist;, i socialdemocra– tici, quelli di Reggio Emilia. Si resiste - dicevano - alle tesi di Mosca, perchè si vuol" ~ene{e costoro nel Partito, perchè è la concezione lòro che trionfa. Non aùbiamo certo interesse a screditare questa interpretazione; ma senl.iari:to, per sincerità, il dovere di dire che essa è eccessiva. In coloro che hanno ri– portato a Livorno la maggioranza numerica c'è ancora la vecchia mentalità, che non è la nostra, che · Botto certi risvetti • è, anzi, più lontana dalla nostra che non sia quella degli stessi comuniBti. Costoro hanno, a modo loro e secondo il loro temperamento, la stessa persuasione nostra, che l'azione di un -partito non può svolgersi secondo una linea diritta, ma deve seguire ii cammino sinuoso della realtà; ohe non può preordi– nare in aetei·niirn i metodi e le forme della sua azione, ma deve adattarle al mutare degli avvenimenti e delle situazioni. A Livorno, inve~e, la maggioranza ba riconfermato una concPzione rigida, intransigente, astratta della dot– trina e del metodo e ba mostrato tale sicurezza di po– ter dominare e soggiogare con essa e ad essa le con– tingenze mutevoli e transeunti, da negare persino la funzione bPnefica e necessaria della discussione ampia e libera da ogni controllo, della sana e santa eresia, senza cui ogni fede è destinata a irrigidirsi nel morto schema del dogma. Il Congresso di Livorno è stato, sì, una nostra parziale vit.toria, ma non in quanto gli unitari si siano accostati ai concetti che inspirarono la nostra propaganda di questi anni passati. La vittoria nostra c'è stata, parzialmente, in quanto sono stati i fatti che hanno dato ragione alle argomentazioni e alle previ– sioni nost.re . Contro le infatuazioni di coloro che ve– devano imminente, per effetto della guerra, il crollo dell'assetto capitalistico, rìistrutt.a ormai ogni forza di !'esistenza e di difesa della borghesia, noi gridammo che era perit:olo:90 creare in sè ed alimentare negli altri assurde illusioui; che era folle pensare che, abbando– nato ogni sforzo di parziali conquiste, non fosse da inseguire alt.ra mèta che l 'instanrazione in pieno- del– l'assetto (lollettivistieo attraverso la dittatura proletaria. Contro l'esaltazione di chi non vede.va , ad affrettare il divenire del socialismo, mezzo ·più efficace che su– scitare gli impeti di violen,.a che dovevano abbattere le estreme velleità di resistenza borghese, noi avver– timmo che c'era un erroneo apprezzamento sulla ma– turità degli spìriti e ~delle cose; che il socialismo non si crea per effetto di uno sforzo volontaristico, quan– d'anche sia (e non era) guidato da un pensiero cosciente; che orien¼re gli spiriti ve.i·Boquesta massianica attesa_ 1 BibliotecaGino Bianco era àistoglier•li da un 'attività fattiva e veramente pro· ficua; che affermare propositi di violenza, tanto più quando non. si hanno nè si apprestano i mezzi per at– tuarli, non poteva giovare che a ra:fforaare le resistenze e a suscitare la controffensiva di una borghesia tutt'altro che moribonda, con l'unico effetto di rendere più lento, più lungo, più penoso il cammino delle ascensioni proletar:ie. A Bologna, un. anno fa, questa era la nostr&.pre– visione; e fu il monito che suonò, inascoltato, sprez– zato, calunniato, nelle parole di Filippo Turati. Il Congresso di Livorno si trovò invece di fronte ai fatti, che rispondevano in gran parte ·a quella nostra previsione, e non potè urlare contro i fatti, con lo stesso impeto fatuo e superticiale, con cui aveva urlato con– tro le parole delle inascoltate Oassaudre. In questo è la nostra vittoria. Vittoria che non avremmo, pertanto, desiderata .. Ci fu decretata dai fatti, in quanto essi hanno smen– tito che l'avvento del socialismo fosse cosi v1cmo e così facile c0me i compagni delle altre tendenze ave– vano mostrato di sperare. É la realtà, più ·assai che la nostra propaganda, che ha spinto vei·so destra l'at– teggiamento del nostro Partito; verso destra, cioè verso un'azione più cau-ta, più adeguata alle nostre forze, alle altrui resistenze, al freno e ali 'impulso delle condizioni esteriori. Perciò ci sembra molto superficiale l'interpreta– zione che del Congresso di Livorno <là I' Oi·dine Nuovo del 24 gennai<;>nel! 'articolo di fondo, il cui autoie, dopo aver deriso la superficialità della l:itampa borghese, incapace di vedere nel cozzo delle opposte concezioni, svoltosi a Livorno, altra cosa che un giuooo di ambi– zioni e di interessi personali, conclude, in modo anche più angustQ e superficiale, con l'attribuire la timidezza dell'azione rivoluzionaria del Partito al funziona1·isrno ed al carrie•·ismo dei dirigenti la Confederazione del Lavoro. ·Ah! sarebbero davvero be11 misera cosa l 'im– peto e la preparazione' rivofuzionaria delle masse, se a. rattenedo e ·ad annullarla bastasse l'inerte resistenza di siffatti freni! Per la stessa ragione ci sembra una vuota logo– machia il ragionamento fn cui s'attarda Francese.o Oic• cobt,i, solitamente così arguto nell'avvisare la realtà delle cose, quando, in un articolo pubblicato sulla Giu– stizia ·del 2.3 gennaio, cerca ài dimostrare che la solu– zione più logica del Congresso di Livorno sarebbe stata la permanenza, in uno. stesso Partito, di t!}tt-ii comu– nisti, e la separazione da loro di tutti i non comuni- - sti, i quaH avrebbero fatto blocco attorno a.Ila concen– trazione di Reggio Emilia. Clii assistette al Congresso di Livorno ebbe quasi l'impressione di un'inesorabile fatalità che s'impone,va alla volontà degli uomini. Que– gli stessi che più desideravano una soluzione diversa da quella cha fu attuata, più efficacemente contribui– rono a determinare la scissione nel senso in cui con– cretamente avvenne. Gli interpreti, veri o posticci, della. Terza Inter• nazionale, ohe avrebbero dovuto lavorare.per costituire e rinsaldare il blocco delle <:1inistree far decretare l'e– sclusione della destra, furo·no in realtà, i più effioaci artefici della scissione dell'estrema sinistra dal blocco delle altre-forze, la cui unione contribuirono a rinsal– dare, almeno temporaneamente. Il Serra.ti ché, con fode e propositi sinc!Jri, aveva propugnato tenaoeQ1ente l'u– nione di tutto il Partito, rese impossibiie, col suo steseo

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