Critica Sociale - anno XXXI - n.3 - 1-15 febbraio 1921

\ CRITICA SOCIALE 35 sia del salario - riesce a mantener vival'espor– tazione: ecco quello che è intollerabile ed assurdo. L'organizzazione operaia, nel suo empirismo rea– listico, ha più del partito il senso della unità necessaria, ment.re si consolidano, dopo le oscil'. lazioni enormi del primo dopo guerra, le posi– zioni della borghesia, la quale-. non nasconde la sua soddisfazione di non avere pagato al prole• tariato la taglia che era disposta a pagare su– bito dopo l'armistizio a sconto del suo :iebito di guerra; taglia che il massimalismo non volle ac0ettare, uè come acuonto sulla presa totale del potere, nè come acconto sullè. rivendicazioni complete a potere interamente conquistato, irre– movibilmente ligio alla sua divisa orgogliosa ed utopistica: - O tutto o nulla! Nè l'istituzione di una repllbblica prolete1.ria sul fusto dtille isti– tuzioni parlamentari, nè l'espropriazione e la nazionalizzazione di tutta l'iudustria metallur– gica, se non doveva essere l'espropriazi_one e la nazionalizzazione di tutta l'~conomia borghe- · se, agricola e industriale! ll gradualismo secondo le contingenze e le possibilità, ecco il nemic·.o!..· Ma non per la Confederazione del Lavoro, che re– sta ostinatamente sul terreno dell'unità realistica. Basterebbe questa circostanza per stabilire come in nessun modo sapremmo ascrivere ad un nostro trionfo la scissione volllta, imposta, con– sumata a Livorno. Noi siamo andati a. Livorno a difendere la nostra mozione di Reggio, a ri– vendicare il nome ed il buon lavoro quotidiano, durante 30 anni, del partito socialista, a sostenere l'inscinJioilità dei concetLi della libertà nel_con– sule1·e e della discipliua nell'opei·are, a rinnovare il voto dell'unità del partito con la terza Inter– nazionale e l'accettazione dei 21 punti di Mosca conforme lo stesso buon senso vuole, cioè con adattaU1ento alle nostre condizioni storico-eco– nomiche ambientali. Noi siamo andati a Livorno per sostenere il nostro diritto di cittadinanz!', nel partito, uon per toglierlo ad altri, non per · liberare noi di alcuni oppositori alle nostre ve– dute, col risultato ·di tjdurre e indebolire la com– pagin-e totale del Partito. I nostri rappresentanti non scartarono uua linea da ·tale indirizzo. Gino Baldesi, relatore, con metodo analiti.co sviscerò le tesi della nostra mozione, constatando via via quanto gli eventi e --il tempo galantuomo l'avevano confermata, dissipando gli equivoci e i malintesi su l'opera nostra. (L'ukase della 1:10stra morte, del resto, pub– blicato alla vigilia del Congresso ci dava - esso stesso - atto che per destri eravamo più a si– nistra dei sinistri degli altri Paesi, accolti in seno .della terza Internaziona)e). Filippo Turati mirabilmente ,:ondensò, in un'ora, tutt.a la n6stra apologia - atti e parole - pensier6 ed azione, compresi gli infortuni sul lavoro, che non toc– cano agli ... oziosi, e i dirit,ti cl'el\'eresia nei limiti della oma ntilità per il partito. Nino Mazzoni, non contraddetto, documentò l'innegabile rela– tivismo, intrinseco alle· tesi per tutto ciò che ha attinenza alla loro effettuazione uazionale .. Po– tremmo ancora assumere come nostri i discorsi di Cosbantino Lazzari e di Vincenzo- Vacirca contro lo spirito di violenza, contro lo spirito di disunione, che essi pronunziarono per la fra– zione rivoluzionaria intransigente. ibliotecaGino Bianco La conclusione è sempre quellà: Noi vole– vamo convincere jl partito, non spezzarlo. Tutte le nostre transige.nze di metodo sono volte a sinistra, perchè non stimiamo che il vantaggio dello accoglimento di alcuna nostra veduta mo– deratrice valga il danno ad essa recato col di– minuire il Partito; che la deve pr~pugnare. Nella scissione noi non ci sentiamo vincitori, ma vinti nel Partito e col Partito, e tutti i nostri voti sono per la ricostituzioue unitaria del Par– tito e la sua accettazione in seno della Terza Internazionale. Se in fondo al cuore nostro ab– biamo avn-to un movimento .colpevole di superbia, esso ci fu cagionato dagli estremisti, quando sulla preparazione rivoluzionaria, sulla violenza, sulla dittatu1·a. del p1·oletcwiato di8sero cose che arieg– ~iavauo da presso altre dette da noi - richiami semplici, obbiettivi, di fatto - ma che quando furono da noi, in una r~lazi.one, .avvertiti al Congresso di Bologna, fu_rono .neglet,ti, ripudiati come furbeschi ripieghi al servizio della 'bor– ghesia, per differire la rivolu.zione matura ed imminente. Tale, per citare un solo. esempio, il concetto che la rivoluzipne italiana non può astrarsi dalla oolitica internazionale e deve avere come minimun; di guarentigia la certezza che i proletariati di Francia e di Inghilterra impedi– rebbero viol~ntemente qu.alunque intervento _dei loro Stati contro di. noi e ci assicurerebbero il flusso delle materie prime indispensa!?ili. · Ah, _da Bologna a Livorno, sotto i colpi del– l'esperienza battuti sull'incudine della realtà, si è certamente fatto da tutto il partito molto cam– mino ! L'estasi iugenua, l'ebbrezza dionisiaca hanno dato glù, mentre si è formata una coscienza, storico-critica, profondamente contingentista. A questo mutamento nessuno si è sottratto, nep– pure tra i piì.1 irriducibili estremisti. Essi potevano ben chiedete la nostra testa, ma non potevano più- soffocare iID. sè quel nu·ov.o senso redlistico, in cui noi li avevamo preceduti, e di cui essi volevano farei pagare il fio, pro– prio nell:'atto che lo applicavano nella praxis ... Ma tutto ciò non potrebbe mai, come risultato delle molte esperienze che si spiegarono su tutto il Partito, attribuirsi a vittoria di una frazione, specialmente quando il Partito no.n muta di un atto il suo atteggiamento generale ,risp~tto allo Stato ed ai suoi organi. Ecco: usciti di loro volontà i fautori di un movimento rivoluziom.ario insurrezionalista, il Partito si riafferma sempre JéliÙ in una linea di intransigenza dottrinale e pratica, che è molto nobile, che è molto pre– stante. Forse ben presto tale linea sarà solleci– tata a spostarsi da ogni inerzia contemplativa e critica per affrontare l'azione positiva di difesa e di conquista immedia,ta. Ma fino ad allora non è il caso di fare apprezzamenti sui moti interni del Partito .. Oh! no! Oggi tutto il ·Partito è quello di ieri, con qualche esperienza di più, con qualche illusione di meno, e tutto soffre · della mutilazione e considera la mutilazicne un danno ed,un pericolo e afferma la necessità di c(mtu– plicare~ le sue energie per riparare quel danno, per ovviare a quel pericolo. Livorno non è stata propriamente un Congresso, ma il suo prologo. Esso fu una terribile verifica2'1ione dei poteri, dopo della quale si prorogò. Ma tal proroga deve

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