Critica Sociale - anno XXXI - n.3 - 1-15 febbraio 1921

34 CRITICA SOCIALE '· DOPO LIVORNO ----HM---- La scissione. Il congresso di Livorno ha e i uso i voti di coloro che credevano ancora all'unità feconda del partito socialis_ta in Italia.· Un partito preso di scissione, imposto dal Comitato Esecutivo della 'I'Nza Internazionale, ha trionfato. Ha Lrionfato in via preliminare e pregiudiziale, senza neppure dare le prove di una diversità inconciliabile di programma e di meLodo. L'a– desione alla 'J'erza Internazionale era in tutte le mozioni giunte al Congresso, l'accettazione dei 21 punti rii Mosca - anche, salva l'autonomia del- 1' interpretazione e dell'applicazione ! I comuni– sti non sfoggian,no un'ortodossia maggiore dei delegati delle mozioni di Firenze· e di Reggio. La relatività della interpretazione ed applica– zione dei 21 punti non fn da essi minimameµte oppugnata. Prospettata l'utopia di una conce– zione e di una pratica assolutamente dommatioa, i comunisti non insistettero, non combatterono. Nessuno ebbe' ardire di sostenere che l'alleanza dei ,comunisti col nazionalismo rivoluzionerio, di cui è comando in una t esi che troppo risente delle contingenti necessi.là politiche dell'Oriente bolscevico, dovesse, esempligrazia, farci abbrac– ciare con Gabriele d'Annunzio e col fascismo. E quando Nino Mazzoni mostrò che la tesi agra– ria di Mosca in Italia viene a combaciare stra– namente coi postulati del Partito Popolare e segnfl– rebbe un impossibile movimento a ritroso, un'a· biura al cooperativismo ed al collettivismo agra– rio, nessuno dei giovani baldanzosi teoretici del comunismo e dell'ortodossia moscovita con– trastò. Neppure i comunisti. proposero 11-i volu– zioni d'ordine pratico, che implicassf'ro netta– mente ed immediatamente il divorzio violento. In fatti, circa la dittatura del proletariato il loro più giovane e valente teorista ben si dolse della grottesca :figurazione di caricatura. che venne attribuita dai socialisti ai comunisti; ma obliò di_spiegare la concezione propria, lasciando, a~ ogni modo, credere piuttosto ad un'attenua– z10ne ohe ad un accrescimento del concetto. E circa l'opportunità, e la contingenza della rivo– luzione nessuno n_e diede il senso di immedia– tezza, anzi di imminenza, ·che ne era stato dato, anche da non estremisti, al Congresso di Bolo– gna. Tutto lo sforzo. dei co~nnisti, fu volto a climandare_ 1~ _divisione, non- a mostrare le ragio– lll della dtv1s10ne. Con la espressiva ostinazione del partito preso e la passiva dedizione agli ordini male informati e peggio formulati dall'esterno irrigi~itisi a chiedere l'espulsione dei riformisti'. non s1 aco0rsero che i 1·iformisti erano sem pli– cemen_te _i socialisti e che_ pertanto la loro pre– tesa s1 riduceva a questo, che il XVII Congresso ~el Partito Socialista sconfessasse tutti quellì che ~ avevano pre~ednto, compreso quello di Bologna, 11 quale, modificando il programma de1 Congres– so fondatore, quello di Genova avevz. lasciata . . . ' piena c1ttadmanza a tutte le frazioni del partito, comprendendo appunto .i «riformisti•,· ossia i BibliotecaGino Bianco « socialisti », come frazion~ dell'unità del partito socialista. L'unica ragione, tutta formale, addotta, l'obbedienza ai deliberati del Congresso di Mosea, nonchè persuadere, sembrava fatto appo• sta per recare in dil:loussione i modi singolaris– simi di convocazione di quel Congresso, e più an– cora - e ciò fu il compito cui magistralmente assolse il Serrati - la parzialità manifesta, scan– dalosa, dell'applicazione di quei ieliberati, se– condo si trattava .dei socialisti d'Italia o di altri siti e, particolarmente, di Fran eia. Nè con ciò si voleva vantare diriLto a preferenza psr i me– riti del partito socialista italiano in confronto di altri durante la guerra, nè, come i comunisti, imbarazzati sull'argomento, dicevano, 1.i voleva con ciò giudicare per tutti i tempi dal tempo della guerra, non amnistiando mai i socialisti di guerra e di socialpatriottismo; no, ma si voleva soltanto fissare èhe chi aveva tenuto fermo al concf\tto di classe in tempi di concordia nazio– nale, ed aveva intuito e denunziato sempre la gué"rra come guerra di imperialismo borglìese, aveva certamente diritto.a qualche credito, per la propria ortodossia classista, più dei neofiti toccati dalla grazia. La g1·azia di solito non muta le profonde formazioni cerebrali, ma appena le pa– role e i gesti esterni; ispira servilità più che convinzione. I • puri •, reduci da Tours, fanno blocco· per la elezione dei senatori i'adico-socia– listi .nei ballottaggi, continuano, cioè, la politica della scissione socialista medi ante l'unità coi borghesi, che è la politica della ·-!l)assoneria; la politica • nazionale • della guerra, la politica dell'opposizione al trattato ai Versailles, soltanlo perchè· la Francia è stata sacrificata (!), la politica, infine, della Intesa,, salvo po'i a-reclamare, in nome del piu astratto filosofer:na borghese, l'autadeci– sione dei •popoli, ma con manìfesta incongruenza alla realtà politica cui hanpo dato l'aqesione: la libertà del bolscevismo e la ripresa dei rapporti politici e commerci~li dell'Europa Occidentale con la repubblica comunista dei consigli di Russia! Per queste Tagioni la scissione è parsa ca– pricciosa, arbitraria, irragionevole, e non sarà san– zionata dal pr9letariato italiano.- 1 segni sono palesi. Non sl tosto era la scissione deliberata che gl'i organizzatori, senza distinzione di ten • <lenza, si convocavano, per far opera com.une affinchè essa non toccasse le gran,di federazioni - di' resistenza, le cooperative, e, secondo taluni, neppure le amministrazioni locali. Libera a tutti la con-quista interna della Confederazione del Lavo- . ro, ohe è organismo da1la porta sempre aperta a tutti, la Confederaziane non si spezza, resta una. La logiua delle c9se prevale su quella dei sentimenti o risentimenti. L'istinto proletario comprende che il s00ialismo non è in un momento di slancio e di offensiva, ma di raccoglimento e di difensiva. Scindersi, dividersi, diminuirsi in questo .momento non può senza tradire. Lo fac– cia il partito politico davanti alla reazione ed, al fascismo, è certo doloroso; ma lo faccia l'or– ganizzazione proletaria mentre turbina la crisi, cresce la disoccupazione operaie, si abbando– nano le leggi sociali, i mercati si chiudono e nep– pure la più grande svalutazione della lira - os-

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