Critica Sociale - anno XXXI - n.3 - 1-15 febbraio 1921

CRITICA SOCIALE 37. at.teggiamento di inflessibile dignitosa resìstenv,a alle intimazioni e alle minacce di Mosca; che il suo pro– posito potesse attuarsi. C'era la realtà che parlitTa piu alta degli schemi logici e segnava differenze e analogie più profonde e piu intime che la differenza o la co– munanza dei nomi; e se c'era ahi udiva la voce della realtà e sentiva la responsabilità della situazione, nòn poteva, dalla semplice parziale artificiosa omonimia, esser tratto a legare la propria sorte e la propria azione à. quella di coloro al cui orecchio l'illusione gridava più forte della realtà, così forte da soffocare anche ia voce'della coscienza, che impone prudente cautela quando la posta del giuoco è UD così vasto e alto interesse col– lettivo, sone • per qualche tempo almeno • le sorti della civiltà. ' * * * Per qnesto la deliberazione di Livo.rno fu quafe la realtà, fuori d'ogni sforzo o artificio q'uomini, spon– taneamente imp0neva. Quale - dopo ciò - la nosb;a situaz-ione e il nostro compito entro il Partito? (che ba piegato alle esigenze della realtà la sua azione momentanea, senza però mutare la sua mentalità e la formulazione del suo metodo); quale la situazione e il compito del p·ar– tito nella vita del Paese e nell'Internazionale? Sonu proble~i che s'impongono oggi, diversi nel- 1'!.!:,spett.o da quelli che erapo ieri, pressochè · immuta– tati nella sostanza: e sarà compito nostro di fissarli e studiarli nei prossimi numeri di questa Rivista. U. G. MoNDoLFO. SOCIALISMO E C MUNISMO Discorso di Filippo Turati al Congresso di Livorno (19 gennaio 192lì, In ne~sun modo potrP-mmo meglio fissa1·e il nostro pensiero di fronte alle alt1'e frazioni, le quali combatterono fra loro nel Gonrp·esso, che pub– blicando il disc01·so p1·onunziatovi dal nostro Diretto1·e, di!J.corsomagnifico pe1· la nobiltà e per la di1·ittum dello spfrito socialista, per la sincerità che l'animava, discorso cui die– de1·0 special.e 1·ilievo il deferente silenzio con cui fu ascoltato e il caloroso applauso che ne 11alutò la chiusa. Quanta distanza tra Bologna e Livo1·nQl PRESIDENTE (Argentina Altobelli): Ed ora . la parola è a Filippo Turati per la sua annunziata di– chiarazione. (Ment·re l'on. Turati muove verso la tri– buna degli orat01·i, tre quinti dei congressisti scat– tano in piedi pro,;ompendo in un vivissimo applauso. Qualche voce isolata grida: Viva la Russia!; ma più numerose sono le_grida di: Viva il Socialismo!. Tu– rati g,ppm·e alla ti-ibuna e gli applausi non cessano ancorct. Ristabilito alfine il silenzio, egli pitò inco– minciare il. .mo discorso). Testamento e fatto personale. TU~TI: Compagni amici e compagll'i avversari {non voglio, non debbo dire nemici). A Bologna un anno f!I, in un discorso èhe fu molto contrastato, che forse ebbe tuttavia qualche con.ferma. dalle vicende dei fatti, io vi pregavo di accogliere le mie parole come Jlll testam.ento. Senza avere la presunzione di aggiun- 'bliotecaGino Bianco l gere lugubre solennità alle mie pardle, non debbo iarvi oggi diversa dichiarazione. E più che mai anzi debbo ringraziare il Partito ed il Congresso che mi hanno lasciato, un altro anno di vita. E' stato un po' il mio destino di essere sempre Pimputato davanti a qullsto o a quel tribunale d,i guerra. Ma un ~ribunale che non mi uccide di schianto, che mi lascia an– cora qualche respiro, è un tribunale mite... al quale si può essere ancora grati. (ilarità). Perciò invoco dalla vostra cortesia ima beòevola attenzione. Non avete interesse ad interrompermi. Non lo hanno specialmente quei compagni che più desiderano condannarmi: costoro hanno tutto l'interes~e - ]!)erchè la condanna abbia apparenza di giustizia - di ascoltarmi. Anche se ùna mia parola fosse mal detta, male intesa, non si dimen– tichi che è lontana da tne ogni intenzione meno che corretta, Se voi non mi interromperete, io vi ruberò pJJ.copiù di mezz'ora. I I N 0n varrebbe la pena di un lungo discorso, nè per fatto personale, nè per dichiarazione di voto: non per . fatto persoNale, pernhè, sebbene in un certo senso tutto 1 questo congresso sia un po' ançbe il mio processo (anzi doveva esserci m:i'processo speciale, chè forse la an– gustia del tempo non farà celebrare con tutti i riti), tuttavia debbo constatare che gli st.essi oratori che mi hanno accusato mi hanno, nello stesso tempo, anche difeso. E poi consentitemi questo orgog:lio testamen– tario ed innocuo: nel profondo del cuore essi hann.o sentito che la mia difesa personale, più ché nelle mie parole, è in me stesso. . Perciò io non avvilirò il congresso, occupandolo, tanto meno in quest'ora, in minuzie che ·interessino il mio amor proprio personale. Ohe io abbia 11.satoin scritti o discorsi, in una occasioue o in u11alt.ra , frasi più o meno opportune, che io sia caduto o no in qual– che infortunio sul lnvoro (io dico di no, e rivendico que– sti pretesi infortuni come il documento della mia sin– cerità e dei servigi da me resi al partito): tutto ciò– ha poca importanza o prova solo chl:l io hò l?vornto (commenti). Gli infortuni sul lavoro non avvengono ai critici inerti, a coloro che non si prestano alla rude fatica ... (Voci: Bene, bravo! ...) ' 'l'utto questo • ripeto . ha una ben misera impor– tanza per ehi n0n si crei, negli uomini, degli •idoli, dei feticci perso0ali. :::leil nostro partito è trn partito di classe, se l'azione nostra è azione di storia, gli erròri (fossero puri\) di un nomo non possono scalfirne che l'epidermide. Amici, abbattiamo tutti gli idoli e tutte le idolatrie; ed anche quella idolatria alla rove– scia, che consiste nel sopravalut,,re il danno di frasi e di atti di Tizio o di Caio, di Turati o di Serrati, o fosse pure di Marx e di Lenin (commenti). La forza del Partito non è in determinati uomini, ma nena coscien– za del gran numero dei suoi COll!ponenti. Alla pattu– miera dunque tutte queste quisqui.lie e leviamoci p~ù alto, molto al di sopra delle pe'rsone (app?·ovazioni vivissime). Per dichiarazione di voto. La mozione di Reggfo Emil~a e· l'unità del Partifo. Nè esige u111 lungo discorso la mia dichiarazione di voto. Nel discorso di Baldesi e di Vacirca, in queHo stesso di Lazzari (che• a dir vero·. mi ba trattato un po' maluccio, al qnale però sono grato pet· aver nelle sue parole sentito pulsare quel senso di profonda uma– nità che si direbbe inar;dito nei teoremi e filosofemi dei teorici nuovo stile), c'era quanto bastava per la no– stra difesa dottrinale. C'era in questi discorsi quanto bastava per persuadere quelli che potevano essere per' suasi, per farli dubitare e pensare, Quanto a: quelli che hanno U!l velo set.ta, rio sul'la mente, per questi vani sono i discorsi. Bisognerà che la evoluzione ·de– gli spiriti avvenga spontaneamente, senza forzarli, senza violentarli; e l'evoluzione degli spiriti è senza dubbio in cammino ..... (commenti vivissimi). •

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