Critica Sociale - anno XXXI - n. 1 - 1-15 gennaio 1921

Cit1TÌCA SOOiAtÉ 5 Lotta ferocemente egoistica, animata dai più bassi istinti bestiali - somigliante alle lotte degli albori me– dioevsl i - nella quale i più" forti moralmente e mate– rialmente, i furbi, gli scaltri sopraffecero i deboli, asse- · gnandoai le terre migliori, I.epiù fertili, rubando la par– te migliore del bestiame, delle macchine e degli stru– menti agricoli, gettando così i primi germi di una nuo– va borghesia agricola, mentre i deboli, gli iloti restavano servi e div:entava,w i nuovi pai·ia di questa nuova so– cietà. Il Governo bolscevico, spaventato·d~lle conseguenze di questa lotta che assicurava la vittoria della sopraffa– zione violenta ai prepotenti contro i deboli, fece proprio il programma dei soeialisti-rivoluziona1J, dapprima de– riso ed aspramente combattuto dai bolscevichi stessi perchè considerato antimarxista, ispirato a concezioni piccolo borghesi, avver~o alla • proletarizzazione delle campagne• auspicata da Marx, alla • dittatura del pro– letariato agi·icolo •, e tendente a contenere il problema agrario entro i limiti di forme democratiche quali la pic– cola proprietà e le vecchie comunità collettive \il 11[11;), salvo ali avviare ed a preparare lentamente, attraverso le varie fasi del processo stol'ico, la socializzazione ,tel Paese. {l) Per l'applicazione di questo programma dei socia– listi ri voluzionarì, trascurando di illustrare tutte le di– sposizioni che indicavano i metodi atti alla realizzazione del programma medesimo. il Governo bolscevico creò i famosi • Comitati dei poveri •, costituiti dai contadini che non possedevano nulla:, i quali dovevano· esercitare nella campagna la dittàtura bolscevica. Così la demagogia senza principii, rappresentata nella politica operaia dai ·• confrolli degli opei•ai nelle 'ulficine e nelle fabbriche•, trovava ancora una nuova esplicazione nelle campagne, nei villaggi. attraverso questi • Comitati dei povlri •. Ma, se il controllo degli operai negli stabilimenti inJustriali era lasciato alla mass":. operaia assistita però d:igli organi economici dc,I Governo e, in alcuni casi, dagli ·ste~si elementi dirigenti, nelle campagne le cose si presentavano diversamente. Qui si trattava di sovrap– porre i poveri, non già ai grandi proprietari, che non esi– stevano, ma alla grande massa dei contadini, la quale, forte del monito lanciato da Pietrogrado: • tutta la terra ai contadini •, aveva data la sua solidarietà e la sua ade– sione alla rivoluzione comunista solo per la. consentita distribuzione delle terre, che aveva creata una più lar– ga classe di contadini piccoli proprietari. una nuova ca– sta piccolo- borghese. Sicchè, quando i • Comitati dei poveri • iniziarono nelle campagne il loro lavoro, teudente a ritogliere ai contadini e alle stesse comunità le terre, il bestiame e gli strumenti appropriatisi, si trovarono davanti ad una resistenza feroce, che andò ,iempre più sviluppandosi in vere rivolte sanguinose. I • Comitati dei•poveri • - dei quali avevano finito per impadronirsi gli elementi più torbidi, i prepotenti, i fannulloni, gli stessi pochi elementi borghesi rimasti a soffiare nel fuoco della guerra civile.,.. risposero alle rivol– te dei contadini coi saccheggi e colle devastazioni, colle re– qujsizioni e col furto a mano armata del bestiame e degli strumenti di lavoro. La lotta, nel primo semestre del 1918, assunse aspetti di una ferocia selvaggia, che, da una parte, spinse i contadini perfino a bruciare vivi quanti membri di detti Comitati capitavano loro nelle mani e, dall'altra parte, provocò terribili rappresaglie, (I) 11 p&rtito sooialist& rivoluzionario, il oni leader tu èd è Cer– notf, dimo1trò sempre tendenze &ntimarxiote. 1bHoteca Gino Bianco organiz2.ate e sostenute dalle forze armate, dalle guardie tosse, che ricorsero a mezzi spicciativi di punizione, fu– cilando i contadini in massa, devastando e radendo al suolo interi villaggi. Di questo caos pauroso doveva naturalmente soffrire enormemente la proiuzione agricola. Infatti queste lotte non solo allontanavàno i contadini dal lavoro della tena, ma facevano che essi pure con•,orressero alla devasta7.ione di tutte le scorte, perchè l'ovente, piuttosto che cedere ed arrendersi ai • Comitati dei poveri •, uccidevano con le proprie mani il bestiame, distruggevano gli strumenti e le macchine agricole, di cui si afferma che enormi quantità siano state gettate perfino nei gorghi del Volga! Dopo sei mesi di questo esperimento infernale, il Governo bolscevico iu costretto a sciogliere con un de– creto i • Comitati dei poveri•· Venne trascinato a com– piere qullsto passo 0 dalla minacciosa rivclta dei contadini, ohe aveva già preso un carattere rivoluzionario con~ro il Governo dei Soviety, dalla necessità di reclutare nelle masse dei contadini gli uomini qccorrenti per l'esercito, in lotta contro le for:re areiate ed organizzate dalle bor– ghesie ,àell' lntesaj dal pericolo terribilmente· pauroso di un inevitabile affamamento dello stesso esercito e delle grandi città, che avrebbe provocato le peggiori conse– guenze; dalla opposizione fatta a questa pazzesca poli– tica agraria dai comunisti più illuminati. Intatti lo stesso Larin -. il fondatore del Soviet superiore dell'economia popolare - pubblica in quel pe– riodo argomenti seriissimi e dati statietici dimostranti la necessità assoluta per il Governo • di appoggiarsi alla classe media dei contadini, dei piccoli proprietari, che 01·mai foi·mano - diceva Larin - « ld gra11,de maggi0- ranza dei lavoratori d°ella campagna; tanto che appare evidente la iniitilità e la assurdità di questi • Comitati dei pove1·i •, in quanto la gi·ande proprietà è completa– mente scompai·sa, ed i Koulaki (1·icchi agriooltori) sono ri, dotti a wia percentuale minimissima. I Koulaki, ·o me,']lio i contadini che non vivono del proprio lavoro, ma sfrut– tano il lavoi·o dei sa(ariati, non esistono quasi più in tu/tee la regione Nord della Grande Russia. Essi si tro– vano nella Nuova Russia e nelle 1·egioni dei Cosacchi, cioè fuori della Russia dei Soviety. Da fotte le statisti– che, dai censimenti, risulta a tutt'oggi che le aziende agricole condotte con contadini salai·iati non· superano l' 1.8 ¾ della intera gestione ag1·icola. Ne emerge chiai·o che il Potei·e centrate ha il dovere di abolire i • Comitati dei poveri • sostituendoli coi semplici Soviety dei conta– ·dini, tanto più dacchè ormai è dimosfratq che in pratica cotesti Comitati sono costituiti di circa quattro membi·i quasi sempre scelti a caso, mentre i villaggi hanno circa 50 famiglie in· media, il che importa una vera dittatura di tre o quattro persone coritro la g1·an maggioranza dei contadini •· Un altro comunista, Karnin, esamina la composi– zione dei • Uomitati • e domanda: • Chi è entrato in questi Comitati? I veri povei·i? Nel più dei casi - 1·i– sponde - no! Essi sono composti di persone che hanno un passato di pigrizia e di odio al lavoro. jyfa 'il peggio è che in questi « çomitati • si annidavano i i•icchi con– tadini, i Koulaki, mentre i contadini piccoli proprietai·i ne sono stati completamente escliisi. Cosa vede e sente il contadino medio? Pei· il fatto di essere -pi·oprietai·io di un cavallo, di dite o tre mùcche, di un pud di più di fm·ina, i membri del Comitato lo qualifi.can~ • 1·iccocon– tadi1w • ed egli si vede requisito fin l'ultimo pud di fa– rina, e la mucca chè quasi sempre vede passare nelle mani dello speculato1·e che dalla mattina alla sera beve e giuoca nella tratto,,ia. Ne i·isulta che villaggi intei·i, i quali non avevano mai veduto nè im bottegaio nè uno

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