Critica Sociale - anno XXXI - n. 1 - 1-15 gennaio 1921

16 CRITICA SOCIALE dello Stato e nemmeno da parte dei privati; a quelle che dalle loro case deserte e fredde, tormentate dai bimbi senza pane, scrivevano aì mariti al fronte: - • ·a che ci serve la croce che ti sei guadagnata? noi daremmo quel gingillo per nn po' di cibo e di fuoco! •i - a quell'altra da me conosciuta che mandò a dire al marito:-• sopporta come megli~ puoi la tua propria crç,ce e toi·na salvo a casa: di quell'altra croce non m'importa affatto!•· - Io odo q nella vedov(\ di un eroe che con un:amaro sorriso mi disse: - « oggi si trova più facilmente una croce di ferro che non un po' di latte per i bambini. • - • Dice ancora il personaggio di Latzkos: - • Vuoi sapere quale fu per me la cosa più. atroce? la delusione · più orrenda? fu lo scoprire che le donno sono crudeli ; fu il vederle gettare giubilando rose e lauri sui morituri, e dare senza lagrime i loro uomini, le loro creature ... - • · Certamente, si videro donne tributare onori ai chiamati alle armi, applaudirli come artisti di teatro, assistere aHa loro partenza come a una splendida festa. Ma non si videro le migliaia rimaste a casa in ginocchio, dispe– rate, singhiozzanti negli angoli oscuri, che non acco1n– pagllarono sino al treno l'uomo amato, perch~ sapevano che lo strazio le avrebbe sopraffatte; nè quelle altre che si torsero le mani in una collera impotente vedendo sfi– lare la gioventù che partiva con l'elmo e il fucile ornato di fiori. • Nessun dubbio che, se le donne di tutti i paesi avessero gridato con milioni di voci: - Non vc,gliamo dare i nostri mariti, non vogliamo dare i nostri figli ~ nessun Govemo avrebbe potuto fare la guerra, come dice benissimo Latzkos. Ma la stessa cosa sarebbe accaduta se gli uomini di tutti i paesi avessero gridato: - • No, non vogliamo ammazzare », - Ciascun popolo fu ingannato, fu persuaso che il suo paese era aggredito, che si trat– tava d'una guerra di difesa, e perciò tutti tacquero, uo– mini e donne, • No, noi donne non vi abbiamo cacciati alla morte per vanità. Ci si fece credere che gli uomini si battevano per salvare noi e i nostri figli e i focolari da un nemico aggressore, e noi onorammo gli uomini che andavano a morire per noi, Le vanitose, le sciocche, le crudeli ci furono, ma furono piccola minoranza, ìnfinite donne pensarono che la guerra fos'le· cosa bestiale, indegna del nostro tempo, che nell'agosto del 1914,il mondo intero fosse impazzito, e giurarnuo di educare la giovane gene– razione in modo che abbia in odio la guerra, che l'epoca orribile da noi vissuta sia raccontÙa dai nostri figli ai tl\rd, nipot, come un'età di leggenda, un'età lontana e tramontata per sempre, di cui l'uman,tà si vergogna e si spaventa,. Un'altra signora scrive in questi termini: • Latzkos ha molto "llofierto per la delusione 'che, col - contegno teuu:to durante la guerrn, gli procurarono le donne. Io credo che egli ci abbia giudicate ::iiale. Quando la guerra scoppiò, io ero madre di dt1e piccoll bambini, e vffli con indicibile dolore mio marito partire per il fronte. Dopo, lottai giorno per giorno per il pane delle mie creature, fra gli stenti e nella solitudine, Perchè dunque i nostri mariti non proclamarono lo sciopero contro la guerra? non divelsero le rotaie? non rifiutarono in massa di partire? Se essi non seppero organizzare la resistenza al militarismo imbestialit~, perchè dare oggi alhi donne la colpa della guerra? Milioni di uomini sa– pevano di lasciare, partendo, le loro donne nella miseria e nelle privazioni: perchè partirono senza ribellarsi? perchè si lasciarono spingei·~ come un gregge al macello? Conclusione: organizzarsi è necessario contro i carnefici dei popoli·; da soli, isolati, nè gli uomini nè le donne possono impedire le guerre; meglio che· imputarsi a vi- BibliotecaGino Bianco cenda la colpa d'una catastrofe che, nelle condizioni di allora, fu inevitabile, gli uni e gli altri provvederebbero ·alla loro salvezza ('Ol rendersi cosi forti da potere final– mente rifiutare obbedienza ai cattivi pastori. • Per ultimo, una terza corrispondente si esprime COKÌ: « Siaino, noi donne, veramente state cosi crudeli come Latzkos pretende? Se lo fossimo state, la nostra crudeltà si sarebbe esercitata principalmente contro noi stesse. « No, noi non mandammo i nostri mariti e la nostra carne e il nostro sangue alla morte, Essi stessi corsero a battersi, o volontari, o costretti dalla forza statale: non <\a noi, D'altronde, noi donne non sapemmo quanto insensata e inutile fosse la guerra; non fummo ip. grado di conoscere la verità, Invece un gran numero di uomini la conobbe, potè giudicare del significato e della giustizia della guerra, eppure partì per il· fronte. E quegli uomini che non la sapevano, l'appresero ben tosto dall'esperienza propria. Ah, se gli uomini avessero dichiarato unanimi di non volere la guerra, di non volere uccidere i loro fratelli! La maggior delusione per noi fu quella di ac– corgerci che il socialismo era fra gli uomini un vincolo così debole da spezzarsi al primo urto, • Non è vero che noi abbiamo mandato per vanità. i. mariti e i figli al fronte. Certe don,ne, certe ragazze, è vero, furono e si gridarono fiere dei loro • eroi •. Ma la colpa è tutta dell'educazion.. che le donne ebbero ed hanno. Un'educazione-che esalta tutto ciò che è brutale e violento, che perverte l'intelletto così da non lasciargli distinguere il giusto dall'ingiusto, ciò che è sacro da ciò che è.detestabile, e insegna a confondere la spavalderia con la nobiltà d'animo, il sacrificio di sè col delitto, Po– tev~mo noi donne, proprio noi che per secoli fummo te– nute nella servitù e nell'ignoranza, avere il coraggio e la saggezza che mancarono agli uomini? agli .uomini a cui da decine di anni fu indicllto il cammino della li– bertà e della pace ? * * * Dopo, di avere riprodotte le risposte delle donne te- desche al poeta ungherese, la Friedens- Warte cosi salo– monicamente sentenzia: ;Entrambe le parti hanno ragione; il poeta che ac– cusa, e le donne che si difendono, Ci sono realmente anche don~e come quelle che Latzkos ha descritte. ANGELO TREVES, Annate arretrate di Criti<:aSo<:ia/e. La Direzione di Critica Sociale ha ancora disponibili alcune raccolte della Rivista. rilegate in tela e oro, dall'anno 1902 al 1914 inclusivi, a L. 20 il volume, franco di porto : A chi faccia acquisto di tutte le 13 annate, sr.onto del 20 Ofo (L. 208 invece di 260), · Delle precedenti non ci rimane che qualche esemplare del 1894 e 1900 a L. 25 ciascuno, Si ricomprano, purchè in buono stato di conserva– zione, le annate 1891 (lA annata), 1892, 1893, ·1895, 1896, 1897, 1898-99 (un solo volume), 1901 1915, 1916, 1917, 1918, 1919, bonificando per ciascuna un anno di abbo– namento, oppure a prezzi da convenirsi. Gradiremmo, per completare alcune collezioni, riavere i seguenti numeri sciolti: 1893, N, 1 - 1896, N. 2 e S - 1898-99, ~- 12 - 1915, N. 19 - 191G, N, 4 1 9 e U - 1917, N. 2, 7, 8 e 21 - 1918, N. 2 3 e 7 -· 1919 N, 2 e 10 - e il N, 1 del 1920, ' ' Il presente annuncio annulla i preeedenti. Off«rte e commissioni con vaglia, esclusivamente, aUa Direzione di CRITICA SOCIALE Portici Gallerfa 38 MILANO. ' · ' 1 RIGAMONTI GIUSEPPE, gm·ente responsabile. Treviglio 1921 TlPOGRAfIA • SOCJALt

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