Critica Sociale - anno XXXI - n. 1 - 1-15 gennaio 1921

4 CRITICA SOCIALE tempo, che l'on. Giolitti, avendo l'aria di rassegnarsi, seppe manovrare con la consueta abilità. PrimR della fine dell'anno l'esercizio provvisorio doveva essere a ppro– vato, e però dove:va passare davanti a tutti gli altri la– vori della Camera, e tutte le alt re proposte di legge do– vevano lasciargli il passo. E così fu. Ma, insieme alla legge sul pane ed all'altra sugli esplosivi, bisogna do– mandare quante altre proposte - anche nostre - resta– rono indietro, da quella in fa~·ore delle martiri maestre di asilo, fervidamente patrocinata dall'on. Casalini_ (ci sono stipendi/di 50 lire al meso, ancorali a -:iuella sulle incompatibilità parlamentari del nostro Turati, senza dire della mozione agraria rimasta in tronco proprio men– tre toccava a noi assumerne le conclusioni più o meno comuniste - per poter valutare esattamente le nostre • vittorie • ! I • mutilati •, fra i molti che aspettavano, furono i soli ad essere serviti con procedura straordina– riissima, proprio a tamburo battente. E l'immagine calza perchè, a chi vi assi~tette, sembrava veramente suonasse il tamburo di esecuzione del Parlamento. Nè a noi i mu– tilati sapranno grado della loro vittoria, ma solo a se stessi; anzi ben parrà loro di averla conseguita a furia. di ~iolenta pressione sopra il nostro ostruzionismo, o meglio, sopra il nostro nullismo parlamentare. Tale l'ultima non lieta cronaca dell'anno parlamen– tare socialista. Sarà migliore quella dell'anno che nasce? Giova sperarlo. Ma la speranza si protende nell'ansiosa attesa delle decisioni del Congresso imminente. Ecco. Noi ora siamo fuori di qualunque concezione seria della funzione parlamentare. Non siamo parlamentaristi, e non siamo antiparlamentaristi; vogliamo il controllo, e l'a– borriamo come fondame11to di responsabilità; in torno a noi premono i bisogni, le attese vive; tutte le categorie dei lavoratori chieggono allo Stato; noi non sappiamo nè assisterle nè dissuaderle. Quando un bisogno diventa ossessivo, allora scappa fuori dalle nostre file parlamen– tari qualcuno che invoca persino un... buon decreto legge!. .. Così non si conchiude più nulla; nè per la ri– forma nè per la rivoluzione; nè per il socialismo nè per il comunismo. Ogni linea è spezzata. 1 rnmcri di cui si riempie l'assemblea non atterriscono più come tuoni mi– nRcciosi di approssimante procella; stordiscono soltanto come ossessi vi schiamazzi carnascialeschi. Or1t, ciò è in– tollerabile. Un ·costume nuovo si impone. O... O... ; den– tro o fuori. Decidersi. Anche i consigli 'estremi hanno una loro linea, un loro stile, reclamano ·una l0ro auste– rità. Checchè il Congresso sovrano voglia, se è possibile, si faccia. Ma non voglia più (ma lo volle mai?) il chiasso, lR confusione, l'incongrnenza, il caos balordo, incoe– rente, l'acuto fastidio di una vanitosa turbolenza che simula demagogicamente una risoluzione rivoluzi~naria la quale non è nella coscienza di nessnno e che dello spirito rivoluzionario vero .non è l'immagine, ma la ca– ricatura; no riso, una smorfia vergognosa ... CLAUDIO TRIDVIJ:S. Per cura del Comitato della Frazione di concentra- 1,ione socialist>t è uscito, col titolo Indirizzo del Partito eRapporti con la 3a Internazionale un opuscolo contenente una chiara e piana illustrazioné della mozione votata al Convegno di Reggio Emilia del 10-11 Ottobre 1920. Consigliamo a tutti i nostri amici di leggerlo e dif– fonderlo. La Russia com'è « Tutta la terra ai. contadi_ni !_,. Dalle bozze del volume di p1·ossima pubblicazione (editore Bempomd) in cui Gregorio Nofri e Fer– nando Pozzani, membri della m:issione socialista in Russia, espon·anno i 1·isultat-i-della loro di– ligente e spassionata indagfoe - volume di cui già demmo l'annuncio e che è destinato a susci– tm·e il più vivo e la1·go• interesse non- sol9 nelle file socialiste - togliamo, come p1·imizia, il ca– pitolo sul problema della term, che è pe1· la Russia - come sa1·ebbeper l'Italia - dal punto di vista 1·ivoluzionario, il ve1·0 « problema dei problemi>. r.• • Tutta la te1'1'aai contadini•! questo fu il grido demagogico, antimarxista, dei bolscevichi al principio del– la Rivoluzione comunista, nell'ottobre H/17. Il Partito bolscevico, privo di una vera forza poli– tica, dell'appoggio di masse organizzate che non esiste– vano - invece di porre, in un paese eminentemente agricolo come la Russia, in cui 1'85¾ della popolazione è costituita dai contadini, il problema della proprietà della terra sopra basi sinceramente socialiste, di fare uua vera affermazione di principio che saggiasse lo spirito e le tendenze delle masse contadinesche, - si servi dei mezzi più volgarmente demagogici ed antisocialisti, per impossessarsi del potere politico e per mantenerlo ad o– gni costo, per ottenere l'aiuto e la difesa bruta dei ~ol– dati e def contadini. Ai primi dieùe la pace giustamente agognRta, senza però preoccuparsi delle necessità di difesa che, prima o poi, si sarebberQ imposte per salvare la. rivoluzione: ai contadini lasciò il bracci':> libero per la spartizione pura e semplice della terra, senza indicare nello stesso tempo un programma, uu metodo qualsiasi che fissas1:1eroi ter– mini di una equa ripartizione. All'inizio dellR guerra mondiale, nel 1914, ,la tèrra apparteneva per circa il 60¼ alla nobiltà e alle congre– ga.zioni religiose, per circa il 15¼ alle classi borghesi, e solo per il 15¾ alla claese dei contadini piceoli proprie– tari, mentre il rimanente 100/ 0 era rappresentato dalle comunità collettive, (il Mir), cha avevano per iscopo il lavoro collettivo dei contadini poveri nelle p1·oi,rietà co– munali, istituzioni condannate alla morte per la famosa legge di Stolopin il quale, dal punto di vista borghese, aveva intuito in esse un pericolo per le, proprietà priva– ta. Ma fin dalla rivoluzione .lel marzo 1917, non tanto per merito del governo di Kerensky, abulico ed indPciso, quanto per le prime gravi sommosse dei contadini che spaventarono i grossi proprietari costringenddli ad ab– bandonare le terre che sfruttave,no da secoli, la proprietà latifondista aveva ricevuto un fortissimo colpo. li prezzo è dì cent. 40. Per ordinazioni superiori allo 25 copie sconto del 15 °/o; per quelle superiori alle 100 sconto del 25 %- Indirizzare ordinazioni ed importo al Comitato della Frazione di concentrazione socialista, via S. Giovanni in Conca, 4, Milano. Era quidi naturale che, dopo la pace di Brest Li– towsk, il motto del Governo bolscevico : • tutta la terra ai contadini•, venisse accolto con gioia feroce, egoistica ed incoscente dalle grandi masse di campagna, special– mente dalle orde dei soldati contadini tornati dalle trin– cee, stanchi, esausti, laceri, affamati, ~gognanti vendetta contro i responsabili della guerra e saturi di odio con– tro quelli che alla guerra non avevano partecipato. E p1·incipiò la invasione, l'assalto confusionario alle . grandi proprietà, la conquista feroce, che 1a-mancan~adi qualsiasi metodo sociale cambiava in ·furto del bestiame e degli strumenti di lavoro. BibliotecaGino Bianco

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