Critica Sociale - XXX - n. 24 - 16-31 dicembre 1920

I CRITICASOCIALE 375 torno alla merce : il produttore di· merci, che nel prodotto ha in vista· la sua permutabilità in moneta, e il consumatore che guarda alla capacità di esso di soddisfare i suoi bisogni. Questo rapporto (in cui poi fra i due termini dell'antitesi pullulano nel com– mercio i mediatori) dà !;orientazione caratteristica alla funzione produttiva, nella quale tutte le condizioni e gli elementi, che vi concorrono, vengono ad es– sere dominati dal fondamentale concetto di merce. Al cui impero pertanto vengono a soggiacere non soltanto tutti i mezzi di produzione, ma, tra le forze produttive, la stessa. forza di lavoro umano, intel– lettuale o manuale che sia. La riduzione di essa a merce, degli uomini a hands o strumenti, dai quali si vuol ricavare un utile maggiore del costo, il mec– canismo quindi del plusvalore e dello sfruttamento, contro cui insorge la dottrina socialista, sono colle– gati e subordinati al fondamentale presupposto della produzione di merci. Una Società socialista non può dunque realizzarsi se non con la eliminazione della figura economica del produttore di merci, nella identificazione della comunità dei produttori con la comunità dei consu~ matori, ossia nella produzione sociale per i bisogni sociali; in cui i prodotti, non più merci, non domi– nano più come, tali i produttori; e questi riconqui- stano nel lavoro la propria dignità di uomini. · Finchè pertanto la produzione di merci sussista, rimane sempre la_ fonte da cui scaturisce il capità– lismo. Ora per questo rispetto ha importanza, non meno che la condizione interna di ogni paese, an– che il rapporto in cui esso si trova con gli altri. L'importanza della condizione interna appare, ad esempio, nella Russia, la quale, pur avendo decre– tata l'abolizione della proprietà privata e del ,sala– riato, non potendo però superare nella sua immensa popolazione rurale la forma della produzione indivi– duale di merci, nè evitare quindi l'antitesi fra cam– pagna e città, soggiace alla incoercibilità della spe– culazione commerciale e del generarsi di differenze economiche, da cui una nuova borghesia viene sor– gendo, sulla base del possesso terriero, che la legge invano rifiuta di riconoscere (1). Ma anii.loga importanza ha il rapporto con le altre Nazioni. Giacchè uno Stato socialista o può bastare a se stesso e formare un sistema chiuso, secondo l'utopia di Fichte, o, per la impossibilità di simile indipendenza, dimostrataci dalla stessa Russia, ha bi– sogno della internazionalità della trasformazione so– ciale. L'esigenza dell'internazionalismo non significa soltanto quel che di solito s'intende, cioè solidarietà attiva e concorso alle lotte dei compagni di altri pae– si; ma significa pure consapevolezza della dipenden– za delle condizioni proprie da quelle delle altre Na– zioni. Lo Stato socialista, che dipenda per i suoi bisogni da Stati capitalistici, essendo perciò costret– to alla produzione di merci per lo scambio, deve offrire nuovamente il suo corpo ai tentacoli dell'eco– nomia capitalistica, ricadendo, in misura più o meno grave, a seconda della inteni,ità di questi scambi, nel– l'orientazione propria di -quella, in cui tutti gli ele– menti che concorrono alla produzione (e quindi anche il lavoro) diventano merci. Merce per chi l'usa come strumento delle sue ini- (1) Per l'analisi di questi fenomeni efr. B.w,;R: Bolsche11ism"• otl1r Sosialtlemoliratie, Wien, 1920. ziative, ~erce per chi presta l'attività propria di ese– cutore. Il fenomèno caratteristico è stato già osser– vato nelle Cooperative di produzione, che nel seno dell'economia capitalistica sembrano ·anticipazioni della produzione sociale, e tali invece non possono pienamente riuscire, perchè rivolte esse pure alla produzione di merci, e soggiacenti quindi al princi– pio che governa tale economia. Il contrasto, che in esse talvolta insorge, tra i dirigenti, preoccupati dei risultati finali dell'impresa, e i soci operai, più viva– mente solleciti del salario quotidiano - con la resi– stenza dei p~imi alle richieste dei secondi e il ricor– so di questi a mezzi di lotta, di solito usati contro i capitalisti, non escluso lo sciopero - non significa, come qualche critico ha giudicato, incapacità dei la– voratori a trasformarsi da salariati in liberi produt– tori associati; ma significa la difficoltà che s'oppone (in regime di produzione di merci ed entro un'im– presa, che a tale intenro è pur volta in concorrenza con gl'imprenditori privati) al formarsi della coscien– za di libero produttore sopra quella di salariato. Dif– ficoltà, che non equivale certo a impossibilità di tra– sformazioni di coscienza e d'azione, fin che non sia compiuta la trasformazione dell'ambiente sociale: « il coincidere del variar dell'ambiente e dell'attività umana (diceva Marx con frase incisiva) può essere concepito e inteso razionalmente soltanto come praxis che si rovescia ». , Ma, evidentemente, da questa conclusione un 'al– tra ne discende : che la trasformazione storica, che si viene operando nel mondo sociale, non è l'opera di un fiat o di un semplice atto insurrezionale. Una crisi cosl profonda e laboriosa non si risolve in poco tempo : nel paese stesso nel quale la dittatura pro: letaria domina, i condottieri e teorici di essa dièhia– rano· apertamente la lunghezza ed asprezza dell'opera da compiere, per l'attuazione delle finalità cui ten– dono, che richiede << u,n'intiera epoca storica». Nel consenso, che ormai si può dire unanime fra quanti, nel campo socialista, hanno consapevolezza e respon_– sabilità, sull'impossibilità di giungere d'un salto alla mèta, alla quale soltanto un arduo e faticoso cam– mino conduce, la divergenza essenziale, intorno alla quale si accendono le dispute e le passioni, rig(!arda questo punto : se l'organizzazione politica di transa– zione, che si suol chiamare dittatura del proletariato, debba essere alla base O' al culmine di tutta la serie di lotte e cÒnq°iliste,che conducono all'attuazione del programma socialista, premessa o resultato, fase ini– ziale o conclusiva di tutte le altre. M.a un duplice contrasto dottrinario si racchiude in questa diver– genza, che riguarda la teoria dei fattori storici e la concezione del rapporto fra le epoche della storia. Nel processo storico la funzione decisiva e diret– tiva spetta alla forza o all'economia? E il passaggio da una ad un 'altra forma di Società esige che si fac– cia tabula rasa delle strutture esistenti, prima di edi– ficare il nuovo edificio sul terreno sgomberato dafle rovine del ve°Cchio; o vuole la continuità di un pro– cesso graduale e senza salti? · Le estreme teorie antitetiche sono false entram– be : la forza od azione politica e l'economia nè hanno realtà storica separate l'una dall'altra, nè possono assumersi l'una in funzione solo di causa .e l'altra solo di effetto. Il concetto pieno ed integro della real-

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