Critica Sociale - XXX - n. 24 - 16-31 dicembre 1920

374 CRITICA SOCIALE a ma,nt.en.e1,e, molto rpeno, a ri,a,Hi\~arela correnlt.e cl'imporLaziorne dei p!I'odlobtiesteri, ,e e.osi.l'etto perciò a l,asciair l.amguire !,a ,popolazione nell 'insocldisf.azio– ne dei più elementari bisogni; 2) e inta,nto ·questo G,ov,erno dovinebbe, ,se ,voles,'lle fare gli unici sforzi possibili p,er evita.!I'e J'est1"1CJTua rovirna, ia.umrent,air,e, proprio lui, ti µrezzo del p•an,e, del qu,ale in p,airi t.empo dovrebbe d,iminu.ùre la razione, determinoodo così un,a dop,p,i-.1 ragione di m,aloonte1111to; 3) anche se nQlllsi vogliano prospettare queste ,oo;ns,eguenze, re– sta pure nllogicità di un sistema ,che fa, un uguaJ dono ,a Lazzaro e ad Epulone, senza che in questa ugu.a,giiian~ d<i clono .s.ia affiermato e sia.nci<toalcun piri!rucipioe rappr,esentaito un ,comune diritto di 1h1Ùi g.li uomi:ni (come sairebbe nel ststema del pane gra– t.uito), perchè a Epu1ane si do,na il .superfluo e ,a Lo,zzilll'onon si as.s~cur.ail neoesSlall'iO ia,11.a vita. Ecco perchè noi insis.tiamo affinchè l'op,posizione nou;isia solo negativa: P.:m~ochia~rui iaddie~~ ti p'.ro– gietto dc.I p,anie-g.ratmto fu .a,1Tac1C1J..afo da prn ip.arti e prop,ugIJJato con ardore d:a un soci.a1ista della vec– chi.a gu::vrdia, il br.a1·0e buOJI10p,rof. Ferrucoi,o. Nic– ool.ini, 'di cui il set,timianale soci.a,li,st.a di Pts,a e Piom– bino, La Fiamma, riesuma, nel numero del 21 no– vemb11e,un v,eochio ,arti,coLo.Non ,cirtedia-ino che nel1lia p·resenLe situazione si poss,a .a,rriv.are di punto iin bianco a quel1a soluzione di piooa gratuità p,e.r tuitt.i (r1ochi e p.overi); ,ma pensi.a,mo che quella debba es– sere la mèt,a verso cui s'indirizzi l'azione socialislta. li pro ,get.to O.e Angeli, con oppo~tuni emendamenti, pavte dei q ua-li accffl!na,mrn,onoi sites,si, •ci p:a,reva e ci p,are un a,c,concio :wviamento. Al.tre soluzioni .ac– coruciea ques,Lomome.rutop.oruràtrovare qualche altro che nel!ic nosLr,e file sia esperto e competente del prob1ema e dei suoi v.airl,a,spetti e ·termini OOlllc:ooti. !Ifa quia,~oosabisogna f.airie,s.e 1'opp,osizione non deb– ba es.sere un pulI'o episoiio di a!Jtivi<tàparla.mentaire, ma mi.ri ad a!Iermmre nuovi •prdncipì di di,riJtto nei ra p p.orti sociali, La Critica Sociale. LECONDIZIONI DELLA RIVOLUZIONE Una rivoluzione non è, come un'insurrezione, un atto momentaneo di violenza, cui basti l'esaltazione temi::or;mea della volontà e dell'eroismo. E la !',osti– tuzione di nuove forme di vita e d'azione alle prece– denti : di forme che debbono costantemente mante– nersi ed attuarsi, e richiedono per ciò un orienta– mento nuovo e deciso degli spiriti. Bisogna per. tanto che la condizione. di fatto, che essa viene a creare, sia tale da stimolare la volontà dei singoli e delle masse nella direzione, alla quale essa tende; chè se ·gli impulsi, sorgenti continuamente dal con– tatto con la realtà, sospingessero la coscienza e I'a– zione dei più in senso contrario alle finalità che la rivoluzione si sia prefissa, questa, a più o meno lun– go andare, sarebbe costretta al fallimento o a gravi rinunce e a mutamenti di strada. E il caso che è accaduto, per esempio, in Ungheria, dove, secondo le confessioni degli stessi condottieri della breve dit– tatura del proletariato, la caduta di questa dipese dall'opera controrivoluzionaria degli stessi appetiti ed egoismi d( operai e contadini, più forse che non dal- 1 'azione esteriore degli avversari; è il caso dell 'ini- Biblioteca Gino Bianco. ziale anarchia nelle officine e della resistenza del contado, che in Russia hanno costretto Lenin a pas– sare, per il proletariato industriale, dal libero auto– governo dei Consigli di fabbrica alla ferrea ditta– tura dei-dirigenti e alla militarizzazione del lavoro, e per la popolazione rurale dalla imposizione del regi– me comunistico al riconoscimento della libertà di re– golarsi secondo le abitudini ed i bisogni propri. Per il successo di una rivoluzione, dunque, non basta aver sgominato il nèmico esteriore; bisogna che il nemico non risorga entro le stesse schiere vit– toriose, conducendole in direzione antagonistica a quella che il loro programma esigerebbe. In tal caso il programma vanamente si riafferma in leggi e de– creti : come le gride di manzoniana memoria, cosi restano, per esempio, lettera morta i decreti russi · contro la speculazione commerciale, risorgente e dila– gante sotto la dittatura ·comunista, perchè figlia natu– rale della insufficienza dei beni disponibili di fronte ai bisogni. Dove le condizioni sospingono alla lotta degli egoismi è utopistico sperare o -imporre la soli– darietà : dove non si possa socializzare che la mise– ria, il socialismo trova facilmente la negazione, anzi– chè l'attuazione propria. Per il socialismo sopra tutto due serie di condi– zioni debbono tenersi in conto : quelle antecedenti e preparatorie, e quelle costitutive del funzionamento del nuovo regime. Le condizioni preparatorie riguardano principal– mente Io sviluppo dell'economia da una parte e la maturità delle coscienze dall'altra. Due condizioni strettamente connesse, perchè nello svolgimento del– I'economia capitalistica non si compie soltanto I'e– spansione delle forze produttive, che, trovando a un certo punto nelle fòrme di proprietà un ostacolo al ·loro ulteriore progredire le infrangono, ma anche si sviluppa l'abitudine alla produzione associata; da questa, e dalla comunanza della lotta per la conqui– sta di migliori condizioni di lavoro e di salario, si forma e si costituisce nel proletariato la coscienza di classe, l'unità delle aspirazioni, la volontà comu– ne e l'attitudine alla cooperazione sociale. Ma dove alle con.dizioni preparatorie si dà quasi sempre la dovuta importanza, meno di solito si guar– da a quelle che dovrebbero essere c_ostitutive del nuovo regime, perchè il trapasso storico possa dirsi realmente compiuto senza ritorni o persistenzè delle forme che si volevano superare. Due condizioni sopra tutte: l'essenziale trasfor– mazione dell'èconomia per' quanto riguarda lo spirito che la informa e la muove, e il rapporto che lega .ogni nazione o paese con gli altri. Per il primo punto occorre tener presente che il passaggio dal capitalismo al socialismo può essere veramente eliminazione delle differenze ed antitesi di classe, del privilegio e dello sfruttamento, solo in .quanto sia anche trapasso dalla produzione privata di merci per lo scambio alla produzione sociale di beni per l'uso, il consumo, il bisogno sociale. La differenza sta in ciò, che sébbene, anche nella prima forma, i prodotti (le merci) siano in conclu– sione destinati al'· consumo e alla soddisfazione dei bisogni, c'è per altro, connessa con la detenzione privata dei mezzi di produzione ~ con l'individua– lità delle intraprese, una separazione di due, mo– menti o funzioni o persone economiche, che stanno d~ fronte nel rapporto contrattuale_ generantesi in-

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