Critica Sociale - XXX - n. 24 - 16-31 dicembre 1920

372 CRITICASOCIALE cialisti d'ala destra d'Italia coi social-patrioti di Francia o del Belgio, la naturale rivolta si accr~b– be, e si aumentò anche la indignazione contro _quei falsi informatori di qui, che, per le loro misere ire o per la loro vanità di accaparrarsi la fiducia di Lenin e la « esclusiva » rappresentanza del Bol– scevismo in Italia, non esitarono a calunniare il Socialismo del loro Paese, e a trarre in pericoloso inganno i capi comunisti di Mosca. Occorre « smobilitare )> rapidamente questa ar– matura di guerra, prima del Congresso. I lavora– tori vogliono luce. Luce sull'Ungheria, luce sulla Russia, luce su tutto. Non vogliono più tessera– mento della verità, storia ufficiale, scienza di Sta– to, diplomazia segreta, documenti riservati, bollet– tini del Comando, nè minaccie d'espulsioni verso chi professa idee «pericolose». Pericolose a chi? Alla sicurezza dello Stato... socialista? Al governo di Gennari e di Bombacci? A poco a poco, si ·è formata una situazione trop– po simile a quella che opprime i cittadini sotto un Governo borghese in tempo di guerra. Persino i fondi segreti cominciarono a circolare, col peri– colo gravissimo - ai fini stessi del risultato rivo– luzionario __:_ che là emissione di denaro attiri alla superficie elementi loschi e avidi anzichè idealisti C SICUrI. Tutto ciò deve cessare. Si desidera luce e liber– tà, documenti a disposir;ione, e piena facoltà di discuterli; si reclama il diritto all'eresia, il quale deve valere anche e tanto più in momenti ecce– zionali, quando le decisioni da prendere sono più gravi. Oltre di questa revisione della situazione inter– nazionale e del programma politico e tecnico di azione, occorrerà rifare una analisi interna sui principi, sui metodi, sulle esperienze di questi due anni. Noi dovremo vedere ancora una volta il mas– simalismo al lume della classica teorica socialista, analizzare le sue illusioni, le sue impazienze, il suo «volontarismo», la intossicazione bellica che lo deformò; e dovremo vederlo soprattutto al cimen– to dei fatti. Vi è un massimalismo delle folle, e un massimalismo dei capi. Il primo è spontaneo, è autentico. La guerra ci portò vaste schiere di nuovi militi, estremisti per definizione come tutti i neofiti, estremisti specifici per il move.nte che li aveva spinti a noi. Essa esasperò anche molti dei nostri vecchi e coscienti seguaci, essa esasperò la situazione, affrettò il _passodella storia. Come non avrebbe sinceramente messo gli aculei alle masse? Il massimalismo dei capi è di diversa natura. Non pochi df questi sanno che la guerra non ha fatto miracoli, che il passo della storia può acce– lerarsi, ma non sopprimersi o sostituirsi con un gran salto; ma hanno secondato o addirittura in– citato il massimalismo delle folle, o per non· esser– ne abbandonati, o per esserne portati in alto. Convien quindi esaminare, serenamente ma francamente, senza acredini ma senza reticenze, luogo per luogo, se il massimalismo fu una cosa o un nome, se fu un metodo da applicarsi sul serio o un pretesto per cambiar degli uomini e. per conquistare delle cariche. Ancora. Vi è un massimalismo degli ambienti naturalmente « estre1ni », degli ambienti poveri, arretrati, deboli, che - come i temperamenti in– dividuali meno forti, meno sani, meno sereni - BibliotecaGino Bianco son sempre per le tesi eccessive; e vi è un massi– malismo puramente verbale, ad uso dei Congressi, di altre provincie, dove l'organizzazione socialista– proletaria è solida, positiva, fattiva, e . dov~ si « parla » massimalista, si « vota » mass1mahsta, nei Congressi, nella Sezione, ma si « fa » nè più nè meno dei socialisti. E anche questa sarà una situazione da chiarire. Vi sono infine dei ·luoghi dove il massimalismo ebbe parziali esperimenti pratici. Dovremo vederne i risultati. ~ Bologna (senza volere anticipare giudizi) ne è se.nza dubbio un esempio. Il tragico, orrendo epi– sodio del Consiglio Comunale fu l'occasione a una « ripresa» borghese formidabile. La vera borghe– sia rurale ed urbana, i signori dell'Agraria, i ca– pitalisti di città, i bottegai e gli speculatori, at– tendevano il pretesto, ed esso venne, e la loro gioia è tanta, è così palese ed oscena, che, se l'omicida ,del povero Giordani non dovesse•trovarsi, la gente serena finirà per dire che l'hanno fatto ammazzare loro per giocare coi numeri del morto la quaterna al lotto della propria fortuna politica. Ma è innegabile che questà resurrezione-insur– rezione dei manipoli borghesi propriamente detti trova momentanei consensi in quella grande zona media e neutra di opinione pubblica, senza di cui nessun partito può dominare, perchè alcune forme del movimento socialista e proletario bolo– gnese avevano allontanato da sè questa zona, ave– vano sparso del malcontento nella cittadinanza. Il torto di molti è di concepire i partiti come due eserciti, che da soli, uno contro l'altro, ten– gono- il campo. Non è così, specialmente in paesi ancora poco politici come l'Italia. I partiti sono fa– langi relativamente limitate, e in mezzo sta molta g·ente politicamente a colore sbiadito o nullo, che, spostandosi di qua o di là, dà un enorme peso, a certe ore, all'uno o all'altro partito. Gli agenti psi– cologici la muovono assai più dei ragionamenti po– litici. Molti anni fa, a Reggio, il compagno maestro Italo Salsi era in carcere, e i socialisti lo porta– rono candidato politico. La sua sposa e L suoi due bambini erano usciti in giro per la città, e i piccini portavano un cartello appeso sul petto: « Liberate il nostro babbo». L'asinità del Pre– fetto pensò di fare arrestare la madre. I voti per Salsi si moltiplicarono come in una vampata di sdegno e di protesta, e gli diedero una elezione trionfale. A Bologna, questa volta, la bestiale fatalità volle che un Consigliere comunale di minoranza ·fosse ucciso, e precisamente quello che più si meritava simpatia e rispetto. La circostanza pro– vocò un'accensione di sentimenti, che trovava pe– rò ·assai combustibile accumulato. Il movimento socialista e proletario di questi ultimi anni ave– va, per alcuni suoi atteggiamenti, alienato note– voli zone dell'opinione pubblica, che aveva di– menticato la mirabile benefica opera del Comune socialista nei più duri anni della guerra, e stoli– damente si mette al segu'ito, oggi, della riscossa agraria borghese bottegaia fascista - cioè dei suoi nemici - perchè i socialisti han fatto fare troppi scioperi, han seccato la cittadinanza con troppo frequenti agitazioni, han fatto perdere in– genti raccolti agricoli, han voluto regolare la re– quisizione e la distribuzio:tie dell'uva e non vi son

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