Critica Sociale - XXX - n. 18 - 16-30 settembre 1920

274 CRITICA SOCIALE che sono state costruite col... risparmio della tassa dei sopraprofitti di guerra oltre la misura dell'8 % con– cesso dalla legge a chi si impegnava di impiegare in nuovi impianti i lucri colossali ammass11ti con l'in– dustria dello sfruttamento dello Stato ... di guerra! Tutto questo sapendo ed altro e valutllndo esatta– mente il clima e l'ambiente aspro di frode e di vio– lenza del dopo-guerra, non possiamo, al buon piacere dei conservatori, tradurre la nostra dottrina, che ripu– gna dal considerare la violenza come « unica fattrice della storia », in un placido tolstoismo « di non resi– stenza al male », lasciando - per esemµw - quieti quieti che fosse schiacciata nel suo guscio una grande riforma matura nella coscienza degli uomini come nella materia delle cose - il diritto di controllo delle maestranze sulla amministrazione della fabbrica, e, in prosieguo immediato, la loro gestione diretta da parte dei lavoratori - per lo scrupolo di non eludere, con un atto di forza, l'occupazione della fabbrica, il dispo– tico e violento arbitrio della serrata padronale! Nel nostro articolo già osservammo che il conflitto dei me– tallurgici, non massimalista alle sue origini e nel me– moriale, lo diventò per il dato e fatto degli industriali che stolidamente non valutarono ... ciò che è nell'aria, che può, che deve essere convogliato in forme pa– citìche di una nuova legalità e giustizia, ma che non si dissipa più, E l'idea nostra non è un pacifismo bi– gotlo, sentimentale e... conservatore, ma è misurare la forza in modo congruo e necessario alla liberazione di ciò che, formatosi nel plasma sociale, deve nascere e che si vuol impedire che nasca ... Chi non ricorda l'immagine marxista del pulcino che rompe il guscio per venire alla luce, in cui si sintetizza tutto il con– cetto di evoluzione e di rivoluzione, di forza e di vio– lenza secondo i socialisti? « Noi vogliamo - abbiamo detto nel Manifesto - che nelle battaglie, che si combatteranno, si abbia sempre la coscienza dei fini che si vogliono raggiunge– re; che si proporzionino questi fini alle forze di cui si può disporre ed alle resistenze che si sa di dover in– contrare ». Ebbene, in questa agitazione dei metal– lurgici ci pare di avere trovato un esempio froebeliano per spiegarci nella nostra praxis. I conservatori sono in collera? Ottimo segno! Negano la coerenza tra la predica e l'azione? Anche meglio! E il loro modo di esprimere l'augurio della nostra disfatta. Ma, quando rientreranno in ~è, speriamo che i fatti compiuti, con– sacrati nella legge nuova, dicano loro che una con– quista irrevocabile è stata dai lavoratori raggiunta, e che la audacia e la moderazione insieme con cui essi inseguirono sul terreno sindacale e sul terreno parla-· mentare, con forza e senza violenza, il p,·oprio ideale siano state compensate dalla vittoria. L'evento è sem– pre il miglior giudice. Ma, se anche la vittoria non avesse ad essere così immediatamente piena, sarà stato già vincere mettere netto il problema, che basJa a fugare il sonno al Corriere - l'habeas corpus dei lavoratori nella loro fabbrica. Noi vogliamo mettere l'ideale in esperimento. La borghesia ci scaglia contro tutti i suoi a priori : che essa sola ha il talento dell'iniziativa proLluttrice, che essa sola rappresenta la capacità e l'intelligenza, che l'amministrazione operaia sarà il fallimento, ecc., ecc. Sopratutto, essa contrappone la sua dominazione, che pretende eretta sul risparmio, a quella dei lavoratori che si erigerebbe sulla rapina. Ma i suoi accenti esa– sperati non persuadono; q1Jtestaantropologia borghese BibliotecaGino Bianco dei dopo-guerra fa ridere. Ogni più mcdesto operaio sa che, se gli si anticipa il capuale e la materia prima, se gti si assicura il collocamento preventivo della pro– duzione e lo si libera dalla concorrenza e se gli sia assicurata militarmente la mano d'opera, e~li si arric– chirà come un qualunque industriale di guerra .. An– che, è una veccnia bubbola che la capaL"ità intellet– tuale sia un monopolio della classe borghese. Ciò potè credersi finchè i tecnici si credettero un ceto sa– tellite del capitale e si incorporarono spiritualmente e politicamente con la borghesia. Ora il trucco si fa pa– lese e il distacco avviene. La fabbrica vivè e prospera per l'accordo dell'intelligenza e del lavoro. Chi è minacciato, in fondo, non è che l'azionista ozioso; lo stesso amministratore, in quanto è produt– tore, sa che sarà sempre il primo nella fabbrica. Se egli è. veramente così intelligente, come per il Cor– riere sono tutti gli industriali per diritto divino, a quest'ora già fa a se stesso questo ragionamento: Amministrare per delega di quei poltroni di azionisti dell'anonima o amministrare per delega cli questi po– veri cristi di lavoratori della Cooperativa, che diffe– renza mi fa, se il mio posto resta? Ed ecco che si vanno dissaldando i ceti della borghesia, dirigendosi tutti quelli produttivi verso l'organizzazione del la– voro e isolando quelli esclusivamente parassitari. Ap– punto : il nostro metodo, il nostro ideale non sono già per l'utopia dello statu quo, ma per la realtà della concentrazione di tutti gli elementi sociali interessati alla trasformazione; esso si differenzia dal metodo massimalista in quanto questo opererebbe, secondo noi, in direzione diametralmente contrariu, cioè rin– salderebbe, contro la rivoluzione prol.etaria, la solida– rietà borghese, dei ceti parassitari e di quelli produt– tivi, isolando il lavoro manuale, ridotto al suo nudo valore muscolare. Noi uniamo ed allarghiamo nella realizzazione progressiva; i massimalisti dividono e restringono nella loro concezione violentemente, im– mediatamente finalistica; riducono, con il massimo del– l'intransigenza, al minimo gli effettivi°dell'esercito della fabbrica nuova e, per converso, propongono l'obbiet– tivo più vasto, l'obbiettivo massimo allo sforzo minimo. Per fortuna, come il sano istinto proletario trova sempre, attraverso le naturali oscillazioni ed esitazio– ni, la via della realtà, l'azione da noi auspicata è quel– la che riunisce oggi, con lealtà e fermezza, le correnti diverse del partito e della organizzazione. Ciò è di grande conforto per noi e ci fa anche più fervidi soste– nitori dell'unità del partito, e ci compensa largamen– te della nostra fedeltà al partito pur nella prevalenza dottrinale delle correnti massimaliste nei Congressi e nelle cariche. Grande educatrice è cotesta tolleranza reciproca delle opinioni diverse se renda possibile l'unità nelle . cose necessarie - in necessariis unitas - quando scocca l'ora del destino. E tale è questa in cui intorno al conflitto metallurgico si mobilitano tutti i sogni di rivoluzione e tutti i sogni di reazione, e ti tti i partiti · sono costretti a prendere posizione ed a mostrare I'in– timo che li muove. I socialisti, che hanno voce di sa– botatori dell'istituto parlamentare, chieggono la con– vocazione della Camera perchè un tal c:c-nflittonon può, secondo essi, esaurirsi nella assenza del Parla– mento, cioè della rappresentanza di tutti. I popolari (lucus a non lucendo), che volentieri si dànno per le colonne delle istituzioni democratiche, malgrado si sia– no ali.a Camera compromessi con certi voti per il con-

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