Critica Sociale - anno XXVIII - n.7 - 1-15 aprile 1918

r - cnlncA soctALE 77 sente, pensa - o non. pe1_1sa -- quello che pensa o noJ1 pensa, ma è, inso1111l}a,ciò che- l'hanno falla i Governi, i partiti; In" scuola, la chiesa, l'atmosfera d'It~lia, le classi che si vantano dirigeuli, le cor- · renll che hanno una qualsiasi iu(lueùza nella - vita del Paese; questa ,gente, che ern necessario ve-dere · ~·eali_sticame11tet{ltnl'e1·~, 110!1 si poteva trattarla pi_ù ..Jnab1lmente, ·con maggiore 1gnora11ia ~l,ella.sua psi– che, d~lle. sue molle mo1;ali, del linguaggio stesso con. cm bisognava parlarle. · S1 volJ-e v10lentarla superbamente,· si rispolverò la teoria delle éliles che fa'ascinano le .ruamlre umane, torpide e lente; la democrazia fu all'avanguardia nel :1:iredicare· e _pr:aticare la dollri!._ia delle·« minoranze vrivileg,iate·.», che vedon_o e pensano e decidono an– clie per tuU·i gli.altri, in .virtù di un diriilo divino reslamato per l'Qccasione. Si dimenticò - . che.cèhè possa esservi Lii vero (e ce n'è. senza dubbio) in ·questa dollrina -' che una guerra,· u11a guerra ·mo- . d'erna, i11 cui si mobilita-la nazione inte1·a, nei clo– nri. e nei pesi militàri, civili, economfoi, anno1u1.1·ì,– .morali, po11 è .JJna lotta elettorale o uno sciopero, dove grnppi ,tl' avaligtia 1 i•dia conllucoi10· la marcia,, e la torma segue, con sbaragli minimi, con successi o insuccessi cli scarso conl.raccolpo e cli breve mo– mento. ·• E si credeUe che questa nostra gente - la quale in fondo ha taut;e energie, cli elasticità, di aclatla– mento, cl'inLellello, a s_aperle mettere in gioco - si potesse trattare come un armento o cLiinconsci o di -".ili o di, vehtraioli,' a etti i privilegial_i della veg– . genza, dell'eroismo e .del sacrificio dovevano im– porre i loi•o voleri. Non evocherei quesLo primo i11i1.ialeen-:ore e ··cri– mine insieme, che informò di poi tutla una poli– tica (benchè il Boselli dapprima~ e l'Orlando-, a\ianti che si costituisse prigioniero ciel Fascio, vi pones– sero qualche rérnor~ e attemiazio11e) se l'andazzo non permànesse, mizi non s'ihtensificasse·, nonostante, le lezioni dei fatti e i t.imidi ammonimenti del « rea- lismo» dell'on. Niui.- . lo non· intendo ii1,clagare cosa lJel1Sasse Lre anni fa . e cosa pensi oggi la g·enle - la grande mussa degli italiani - della guerra e della pace ; della inevita– bilità o della tempestività del noslro i11te1Te11Lo, della fruttuosità della guetTa enropea e di una villoria del– l'Intesa. Suppongo che, a grandi linee, e con mag..: giori o minori riserve politiche sul tempo, sul modo, sulla conclolla dellq guena, la gente cominci, quanto alla yuerra, a considerare, non la: guerra dell'Italia, ma l'immenso- cJl1·ammaeuropeo e mondiale; ve-da il nostro intervento come uri episodio secondario in _., quel gran quadr~; alten~ti le part\co~ar:i oppos_izioni ai solL go_ver~1anL1 cF.Il~ha,_per pr111c1p1~read 11~t~n-– dere- e a far sua la ben più vasta e profonda cr1t1ca alla auerrà ,degli Stati capitalistici; s'accosti, insom– rr.ia_, ~empre di più, a q~e~la cònce_zi~n~, a Cf~!ell_~• po– s1z10ne, a qnella Oppos1z1one._sociahsb1~a, d ms1eme, dall'alto, unive1·sa, la quale (sia d~tto eh _passala) sta al piccolo <<neutralismo» cli altri gruppi, come, nel campo e~onomicq, la nostra lotta al si_stema ~lell~ .1:iropri'età prPVàta sta - o s_lette_ - al cieco :oeho ~u signor·i, che si ,:'fogav::i, net pr1mor:clì :ciel ns~egho popolare, con I mce11cliare qualche ftepile, o s argo– mentava trasforma re il momdo tagliando la Lesta a qual.che padrone, . · · : _ _ Dico che- questa gente, che da Lre anm fa la gùerr_a e vive la vita cli guerra con una f~rza e una ~·es1- sle11Za eh~ stupisce sopratutto coloro eh~ sogliono adularla retorica.mente più che 11011 sap,ptauo cono– scerla non si <leve violentarla, initarla, pl·ovocarla. Divi<l~mlola_; _aJl'.ingros~o, in- ~luc W-:3~.cl'i ca~egorie, qu.ella clegh mchfferen~1 ecl agnost1c1 1_11 poht1ca, e quella dei 'consapevoli'_ che ha~n,o, df _fronte_ alla guerra, una loro concez10n9 poht1ca: clu vogha ot- tenere <la essa o un'adesione di°convinci111e11l9,o una disciplina di necessità, deve anzitutlo penetra me l' a– i1ima, sapeme la mentalità, imparare almeno i primi elénfon-ti della li11gua che bisogna parfore pet· farsi i11tendere ,da essa. Quante mite-accade, a noi che per principi e per funzione ·politica siamo su attra· riva, leggendo o ascoltando ciò che i propaguu,d 1 isti della gueù·a e. della resistenza vanno dicendo alle folle, di sentirci tratti a.d ammonirli che sbagliano la strada, che non si fanno nè ·ascoltare nè CUinprènclere, che mancano eomplelamen-te della carta topografica per o-iunge.rc a1 cuore o alla ragione cli coloro che si propongono catechizzare ! Certo i nostri consigli sono sospelli, 11è noi cre– diamo nostra missione di dame; ma, poichè una l.aU,ica euala o indirizzi pericolosi di politica i11- l.èrila son cose che riguardano, dopo tutto, le so'rti supreme-del Paes~, il nostro mònito non è da misu– n-\re alla stregua dci nostri, veri o supposti, ·precon– cetti e:d inlenl.i di parte, ma al. lume della rcallà obiettiva. ·sta cli fallo che, per esempio, LuUo quello che avviene, 11ella' vita_ locale, nelle cillà ·grandi e .;)ncor più nelle minori, .di· « piccola politica>> cli guerra, -climinuta 0pera faziosa, cl'aparte degli spo– destali, per ripigliare autorità, per coglier l'attimo di èomandare, 'cli riprender l'imperio perduto, per far miseri dispetti ai socialisti, è terribil111ente di- ..sfaU.ista. La gente vede, nota e, quanto più è impedita di padare e di leggere, riflette. Se-1e si dà cagione di ritenere che la guerra, la guerra dagli altissimi fini ideali, nazionali e mondiali, è, nella città di A•. ò nel paese cli B., la minuscola guerra di ri_venclicazione del tal partilo o ciel lai gruppetto; se le si lascia mo·tivo di pen~are, che, in una tragedia sì immane, v'è la classe o la fazione che vi innesta la sua guerra, per le sue rivincite d'interessi, cli possesso, o d'or– goglio; niuna propaganda massimalista potrebbe dif– fonder~ maggiore e peggiore scettièisnì.o. La propaganda, o certa pt'opagancla, irosa, pole– mica, irritante, cui s'abbaJl'donano alcuni per sfogo impunitario cli tristi libidini, tutto fuor che patri:ot– tiche, e altri per un fanatismo nazionale che li ac– oieca e li impedisce di vedere gli effetti dei lot'o tiri . oratori, fa più male all'Italia che cento agenti del nemico. Vivo in una -terra di lavot'alori socialisti, per indole e per educazi'one alieni dag-li eccessi e adu– sati alla disciplina: la quale è un abito che, ~na .volta indossato, si porta· in ogni contingenza. E sento e misuro e denuncio tutto il male, lullo -il ve– leno, tutto il pericolo che proviene, qui nel Paese ed al fronte, cla ogni atlo, o çli,Governo o di fazioni . locali, che sia o sembri perseéuzione, provocazione, ingiuria al nostro Partilo, alri<deale che non si svelle d;i cuori, ·che sol.Loil turbine della guerra divampa più forte, mentre v'è chi ?Ofn_1~ spegn~rl~ coi flè~iii fi-ati della relQrica · o cogli ahtr ~ttoss1cat.1 della dia– triba. È u11c1 realtà alla quale bisogna· guardare m faccia anche se non piace: vi sono regioni intere, tra -le più ricche e fertili. e vive cl'Jtali_a, cl~ve il So– cialismo è largamente chffuso, e 1 cm figli sono al fronte e, ad ogni colpo infèrLo a noi,_ alla nostra stampa,, aj nostri Comu!1i, ai nostri u_ò~!ni, si _s~n– t~no pugnalati aU~ s_cluena. La sens1b1hl~ polrt.ica eh quest.e popola-z10111. « ross~ », ha ,raggiunto una, finezza che aovernantr accorti dovrebbero valutare. . SolicÌarietà"' ideali. alla· 1oro bandiera, nobile pas- . sione d'amore di loro Partito, di attaccamento ai loro uomini rappresentativi, in una forn~a chè supera la vecchia idolatria personale, ~ fonde lll uri _alto a~fet~? l',i-cleae o·li uomini che la d1fe11<lonosuglt spalti p1u ardui stsono acuite, nei cuori di queste nostre mol– titudi~i. lurtg_oquesti ann~ ,di prove dure_ e d_i:5ilenzi pieni cli fremito e di pensiero. Altre molt1tuclm1, cao-

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