Critica Sociale - anno XXVIII - n.7 - 1-15 aprile 1918

76 CRITICA SOCIALE Se io non m'inganno, questi tre: quello di intimidire l'on. Orlando, facendo sì che egli - contro il quale gli uomini ed i giornali del Fascio ilon avevano rispar– miato, pochissimi mesi or sono, le più acerbe critiche - sia loro mancipio dentro e fuori. la Camera e si lasci rimorchiare ad applicare quella politica forte; da cui sarebbe alieno il suo temperamento; quello di prepa• )'are a sè ed ai propri favoriti un alibi per gli errori madornali del passato e per qnelli (quocl Dii avei-tant !) che eventualmente potessero continuare a compiersi; quello, infine (last, but not least, ... al contrario!) di di– pingere alla grossa massa del Paese, che è quella che forma la pubblica opinione, come responsabile di ogni colpa - passata, presente, futura - il Partito socialistà, cercando, possibilmente, di colpirlo a morte. Orbene: noi possiamo tranquillamente ritorcere, conti 1 0 còtesti nostri maligni . e protervi accusatori, l'accusa, concretata nell'antipatico neologismo da essi coniato di " disfattismo ,,. La• lo1·0 azione è veramente disfattistica~ nerchè, con lo stringersi in sacra coorte di difensori della nazione, spargono ed accreditano il sospetto che le centinaia di, parlamentari dell'uno e dell'altro ramo, i quali non si sono lasciat.i persuadere, adescare od intimorire da essi, siano' altrettanti elementi, contro i qu 1 ali la difesa nazionale ha bisogno di vigilare: se questo 11011 è un sabota1·e la concordia parlamentare e nazionale, io non so in qual modo pil\ efficace ciò si possa fare. È dis– fattismo il cercare di ·aizzare, come fanno cotesti si– gnori, una parte del Paese contro l'altra, invocando, più che i rigori della legge, la cre_!tzionedi nuove, giu– ridicamente mostrnose, disposizioni eccezionali contro ogni manifestazione di dissenso dalla politica o· dalla · ~ondotta del Governo o. anche semplicemente di ~an– cato ossequio alle persone eh~ ti'ansitori'amente ne fanno parte, manifestazioni su la cui opportunità si può di· scutere, ma la cui liceità è chiara come il-sole di fronte alla legge comune ed alle guarentigie della libertà, q.uelle guarentigie che trovano appunto la loro speci– fica ragione d'essere nei momenti anormali. È disfat– tismo lo spargere a piene mani il sospetto su galan– tuomini, rei di pensarla con la loro testa (la concordia coatta, in un Paese come il nostro, .non può non susci– tare la discordia impulsiva), il-travisarne, il diffamarne di continuo la parola e l'oper3i.: onde avverrà che anche g_lielementi· più temperati fra noi finiranno, per rea- -z1one, per polarizzarsi verso l'estremismo. Se, anche in iliomenti cosi g~·avi,•noi fossimo davvero, come m~lignamente ci si diping2, ·solleciti delle forti.me elettorali del Partito. più che della salvezza del Paese, noi dovi:emmo, non adirarci, ma compiacerci per le arti grossolane del f'asèio, antisocialista di disc<wdia assai . J. ' ' pu che di difesa, na::rionale: poichè la persecuzione · in tono maggiore e minore, contro il nostro Partito' - gli attacchi velenosi, 1~ accuse baggiane e ·villane a.i nostri n°.mini, se possono fare impressione sul pubblico ben vest·1to, che legge H Cm·rie1·edella Se1·a nel cuore semplice delle masse, ben lungi dallo scuot~re, rinsal• d_ano l'attaccamento agli uomini ecl al giornale del Par– tito: pensano, ,infatti, coteste masse: se voi vi affannate ta~to. acl attaccare questi uomini e_qi1esto partito che ~·01 dicevate morti, ciò significa che questi morti vi 1~p~rtunan°.; se .n~ urla~e o ne imbiancate le espres– S1om verbali o scntte, ciò significa che esse vi mole– stano per la loro, implacabile, verità. ~a noi, signori del Fascio, non siamo settari came voi. Nè ci allietii nè ci ·sgomenta la ·vostra poUtica B1bliotecaGino Bian-co folle. Non 1•ide1•e,non luge1•e, fed inteUigere. Nella intelligenza della vostra politica noi discopriamo la .vostrn paura e la vostra condanna. Oggi è in gioco, ben più che la sorte del vostro o del nostro Partito, la sorte del Paese. Non noi comprometteremo la ne– cessaria resistenza; non noi ci presteremo al vostro, c~nsapevole od inconsapevole, gi_oco di scaricare su di noi le vostre colpe. Voi ben sapete, anche se fingete di credere il contrario, che noi socialisti )1on vogiiamo inè precipitare il Paese ad una pace s_eparata, che sarebbe la vergogna e la fame, nè gettare; finchè la guerra dura, su la terra inaridita lo zolfanello, che potrebbe susci– tare l'incendio. Badate che la vostra azione impru– dente non susciti, essa, un;i, rivolta disastrosa per voi e per la patria. Avversari ed amici, non dimentichiamo che gli Au- · striaci sono accampati nella valle del Piave. 8 tnar·zo. CARNEADE. -Il DISFATTISMO ANTJSOCIALI Scr·_irnvapochi giorni fa 17òn.flomolo i\f urri, che, per nyelare a se stes~a le ra_gioni di alcune pagine non liete della p1·opna storia pr·esenLe - t.l'agica e ,dol?rosa fra esse, c1uelladell'otlobre 1917 - e p-e1i esammare, adunare e,d accrescere le proprie forze ai– P!'ossinJi e maggiori ci!n.enl:i,rllal!a _a~rreb\)e bisogno ~h studiare le_su_el.ra,clmorn, le_ong1111, gli elementi, .r « pl'ec~d'entr » m_somrna, J?e~· us~re una parola cor– renl~, l'tsalem:lo d1 pnrccch1 secoli il corso della sua SI.Oria. . . . Che J'~numne~i sia ne0essaria alla diag 1 no,c:,i ·e alla· p_rognosr, . è oU~m? canon_e di medici1~.-1 ; ma, spe- • cralmenle 111 casi cli rnalaU.1eacute, 6 dii fasi acute di malatti? cronich~, il' sanitario di sòlil,o non pospone lo st_ucl!odelle crrco_sla~ze .,più immedint.e e degli ur7" geni! rrmedY, alln neerca minuta e erudita ciel o-en- tilizio. "' . E _n~n è malizioso supporre che in questo voler· l'(Sal_rre, Sl! per i ~ecoli, al gemino nQvo cli Leda, v1 sia un rntento, forse istintivo di sehivare inda– gini _più recenti, e mole:c;;te a d~termi11a1e'correnti · polrt.rche che da tre anni si ass1111srrovolentieri la diU.alur.-1delle ·cose nostre, ma· non sembrano vo– l?~nc acceUar~ n]LreLLc1nt:o. v le!1Lieri le r"esponsabi– lrla. Senza risal!rc al Jl1sorgmJe1~t.o, aJ Hi.na.sci-– menlo, e al i\ilechoevo - dove ceri.amento si riflro– verebbe1,o le ra-dici.della nostra « forrnazione nazio– nale», ma ai soli. effe\.t.~di un fatalisn~o generico, ~h.e.non può conc!'elars! m .1_1essun~ applrcnzione po-_ ltt.1caall.u_ale_ - basta r1fars1 alle giornate di Maggio o poco P!ìr m l:~, · per trovarvi i primi anelli ·di ùna.– catena cli errori ~1 psicologia polil.ica; sc ienza la· cpial~, sopratullo 111 tu:i popolo come il nost.ro, ha t~na 11n~_rLanzanor) mmore della diploma1,ia o del-... I :1rte m1lrtare. _-. i\Ii col}_ocodal punlo, cli yista -c:liclii fin da allora ! 1te1~ne J inlervenlo detl Halrn, non solo una fal~~,it.ù \ney1Labrle, ma l!IHl fori.uria magn.il1ca: cu· chi c-l'è– clette _con fe,cle S\cura nella o·uerra clell'lnlesa :cosi eia sper:arc, anzi c]a Lèner p~r cerlo, che il· 1;;04'JLr~ Pn_ese,:nnesl.a~1dom essa la pr,opria azione e i pro- · pri pl'Ogram1'f!1, ne av_rebbe ricavalo fru1,ii eopiosi e. sl~pend1; e d1c·o, e npeto, che quel'la, éhe _si suol ch_rnmare la preparazione mor~le dei Paese,- noo a, r~?bc potuto essere condotta con mani più inette e p~11 roz7:e,_ con me~odi più id·onei a conseguire ef- • f el11 opposL1 a quelli che urgen1 ot,lenere. Questa geni.e n0stra, delle ciUà miRori e delle campagne. la qu-ale è c1uella che è, sente que1io ~be

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