Critica Sociale - anno XXVI - n. 15 - 1-15 agosto 1916

214 CRITICASOCIALE e visse tulle assieme le formidabili difficoltà di. quella lolla. Non fu di coloro che, seguendo certi lrop•po co– modi schemi teoretici, pongono la questione sociale dopo quella p,olitica, dopo quella clelil'inclipendenza. Sentì che esse, oggi, nella sua terra, si presentano sin– crone; che conveniva comballere su tulle le fronti, c1ffron/are assieme tulle le oppressioni, che a vice.ne/a si clànno cli mano. Volle clala·ai fratelli 11na nazione, per potervi meglio espugnare il ducdismo economico che divide ogni popolo in due nazioni, del/e. quali una impua e /'a/Ira langue. M enlre sognava il Trentino italiano anche politicamente, organizzava e agguerriva i contadini contro il clispo'tismo paclrònale.- Fu socia-. lista della lolla di classe, e per questo fu patriota. Questa seconda quqlifica non forniva a lui un alibi pu disertare dalla ba/taglia economica. A Trento, dove non è mescolanza cli razze e di lin– gue, dove il simufocro di Dante simboleggia la per– /ella tenace italianiÌà della stirpe, egli non trovo i dùbbii, le spine, le difficoltà, ·ch'e' resere1' tanto p-iù - aspra e tormentosa la lotta ai compagni di Trieste e dell'Istria. Po/è essere insieme P?lriola e soci(l)lista con adaman.tina unità. Quando l'ora suono, o gli parve suonasse, fu anche patriota d'azione. G[i sembrò che la guerra fosse ne– cessaria? O forse neppur questo. Gli sembrò che - poichc la guerra era, ed era un fallo europeo - biso– gnava, a chi avesse rivendicazipni eia compiere, non essere assenti. Noi possiamo essere ---' noi siamo - cli opinione nel/amen/e opposta. Non è il luogo, nè il momento, di insistere su questa disputa. Ceri-o, egti fu, anche in queslo momento, quello che era sempre staio: ben allro ·e ben più. che un irreclen/ista. Comunque, ac– cettò la guerra e, vi partecipò in primissima fila. Non egli era di c<:Aloro che, lanciala là pietra, saviamente s'imboscano! (Benissimo). Sap-eva - e lo disse - che egli sarèbbe stato, se villim'a, due volte vittima e martire. Non poteva ca-. der· vivo in mano ciel nemico: o almeno non poteva volerlo. Qual che sia la verità - forse il domani ce la dirà intem - sui particolari clélla sua terribile fine (e auguriam,o, per l'onore no, ma per un minor diso– nore cÌe!l'umanità_, ch'essi non siano sia/i così mncabri come altri suppone), egli, comunque, cerio non sa– rebbe staio pr·igioniero: sarebbe stato insieme ·ucciso e suicida; non poteva dare, volente, alle forche .del-, l'lnipiccatore, altro che il p,roprio cadavere. E cerio si esa//ò in se stesso pensando che il suo sacrificio - in qu~/la orribile forma - avrebbe projellala un'ombra •sinistra cli più, impresso-- un altro marchio cl'i;idelebile infamia,, sim'elerno ne'mico di ,sua gente. La coerenza de{/a sua vita, La risp,ondenza per/ella e/e/l'azione al pensiero, lo splendore di carallere in– somma di cui egli fu esemipio, fanno di Lui uno .dei simboli più significativi di a//issima umanità; non un eroe fra i molli - ma l'Eroe - mn il Prode sopra i· prodi. A lui noi inchiniamo lui/i i nostri vessi-lii, fieri ch'egli fosse nostro, e che neppure La guerra l'àbbia straniato da noi. Ma noi non lrarremo, neppure dal suo cadavere, ispirazioni di odio fra le genti. Egli, in verità, fu anzi tu/lo il ca.mp- ione della giustizi.a e ciel/a liberlà: due termin( che si richiamano a vicenda. L'uno non è senza · L'altro. L'odio. dei. popoli non giova n_è all'uno · nè aYl'altro; giova bensì a rinsaldare tutte le tir_an- BibliotecaGino Bianco nidi. Contro queste - solo contro queste - è santo L'odio dei lavoratori. (Approvazioni). Nel pensiero di Cesare Battisti. no•n po/è essere - non fu - antmosità di stirpe, lotta cli p,roletariati. Contro queste miserabili insidie, onde si alimenta la sopraffazione dei potenti, il -suo, il nostro socialismo lo immunizzava. li molto: <e Lavoratol'i di tutti i pnesi, unitevii >> era saldo ne/la sua coscienza, sangue ciel suo cuore. Cerio' egli sentì che, se la /alalità oapita– /istica lo spingeva contro i frate/li lavoratori di altro idioma - anzi di più altri 'idiomi, - questa fatalità si doveva subire oggi p,er spezzarla domani. Egli odiò l'Impero, non il pr·oletariato cle'il'Austria. (App·rov.a– zion,i). Perciò ci ricuseremmo a una esaltazione che fosse sp,eculazione per invelenire, per rendere più atroce la guerra. Anche sul cadavere di Cesare Battisti noi• risogniamo il suo SOf]nOgrçwde cli giustizia, ~i amore, di pace fra le genti. Cl,zoriamo il patr 1 iota ch'e 'prima e seinpre· /u sòéia– lista; onoriamo il socialista che, nell'ora dei cimenti supremi, fu patriota. Non scindiamo, noi, 'ta sua bel(a, alta, incorro/la figura. Non L'adoperiamo a fini di parie. · E sappiamo che la sua ombra~non sarà placala se ·~ non il giorno che la libertà polltica, resa anche al suo popolo, avrà germinala la libertà economica dei pop·oli tu/li affratellali: la giustizia nazionaUe ed in– ternazionale. Lavoriamo, compagni, a placare l'çzugus/a ombra del martire! (L@ga acclamazi,one) .. DECLAMAZIONE AZIONALISTA « La Crisi l/atiana », pagine di verboso, 0ltraggioso, quasi morboso furore nazionalista egemoni<:o Era– cliteo di un omonimo di quel Franoesco Coppola conte di Sarno d~lla Congiura de' Bcmmi, il quale,, come racconta Camillo Porzio, « aveva ancl)e aperto in am– mirazione degli uomini •Ùnastanza grandisst'ma colma di vele, di àncore, di sarte, di artiglierie e· di tutte -altre munizioni, a qualunque nume•r-osa armata suffi- 1 cie,n.tie .... » Rou'rquoi ,/aut-il, m_Qn$ei,gn~w:, , ,q,uç 1 ,fçz,(ç, quelque chose à vous dire? Quelle langue commune pouvons-nous parler? E qualche lettore tor_cerà I.a faccia, cruccioso che se, ne dica 1n questo foglio. Così un giorno i vescovi di Antiochia, al passare di una ·gran baronessa « piena, di unguenli odoriferi e di m_o– scado e altre, ,cose aro ma.te»,. ·rivolsero da lei la fac– òa come da. g.ra_vissim,opeccato e lacciuolo del dia– volo. Ma il v-es,covoNonno, ,che era uomo di spirito,« la guatò mo.J'to curiosamente, non per am.ore, ma per dolore», di,oe bellamente lo s,c,ritlor-e delle Vite de' Santi Padri: - libro quesi.9 di prosa molto più gar– bata ,e nazionale che non sia « La Crisi· Ilaliana ». Della quale « piena. di mosca.do e di--:-altre cose aro– mate » han.no -parlato un po' per amore un po' ,per dolore quei moderni pastori· dei popoli che sono i nostri -grandi giornali: alquanto turbati e amareg– giati dagli sproloqui antidemocratid e antiumanitari senza infingimenti del oompagnone. Ultimi veniamo noi s,enza amo:re e senza dolore ,e co·n brevità, quale ci è comandata dalla -erisi.. .. della carta.

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