Critica Sociale - Anno XXV - n.20 - 16-31 ottobre 1915

312 CRITICA SOCI-AL:: Il conflittoaustro-serbo e le sue cause. nitorniamo con la mente agli avvenimenti del– l'estate del 1914. Quando la sera del 28 giugno cominciò a diffondersi la notizia che a Serajevo era stato ucciso il principe ereditario d'Austria, fu facile pensare che i rapporti fra l'Austria e la Serbia sarebbero divenuti più aspri; pochissimi però sospettarono che dovesse di li nascere una guerra. Quando il 23 luglio l'Austria mandò il f~moso ulti– matum, la guerra parve, si, ai più ormai inevi– tabile; ma hen pochi sospettarono allora che essa dovesse avere un'estensione così ampia. Eppure tutte le cause delle guerre che furono poi dichia– rale fra i vari Stati esistevano già da più anni e si erano venute sempre più' 'acuendo: il. delitto di Serajevo fu il pretesto per la prima dichiarazione di guerra, e questa fu l'occasione offerta a tutte le altre inimicizie già esistenti per insorgere e sfogare l'impeto lungamente contenuto. Di questo sono Lutti. ormai convinti, anch.e quegli uomini di mente grossa che dei fatti non sanno penetrare le cause riposte e si fermano agli aspetti esteriori e ai motivi più superficiali. Le ragioni del conflitto · austro-serbo risalgono sino al 1903, quando l'uccisione di Alessandro Obre– novic segnò la sconfitta a Belgrado del partito au– striacanle e l'ascensione al trono dei Karageorgevitch rese più chiaro il trionfo delle tendenze russofile. L'Austria, che aveva ripreso nel 1867 il suo Drang nach Ostèn e perciò anche la sua secolar.e compe– tizione con la Russia per l'egemonia nei Balcani, vedeva da quella tragedia di Corte spostato a suo danno l'equilibrio politico dei territorii il cui pre– dominio era oggetto della competizione. Da allora essa cercò l'occasione di riprendere il terreno per– duto, spinta a ciò anche dalla Germania, per cui non era più vera, in quel tempo, la frase famosa, detta 25 anni prima dal principe di Bismarck, non valere tutta la questione balcanica le ossa di un solo granatiere di Pomerania. L'occasione fu off.erta dalla rivoluzione. giovane– turcà del 1908, della quale - come è noto - l'Au– stria profittò per Tannessione della Bosnia e del– l'Erzegovina, che le Potenze europee le avevano, <1! Congress·o di Berliùo del 1878, date ad ammini– strare, mantenendone però la sovranità all'Imp-ero turco. Contemporaneamente l'Austria, per attenuare l'impressione· che l'alto suo avrebbe inevitabilmente prodotto in Europa, specialmente in Russia, rinun– ziava alla occupazione militare del Sangiaccato di Novi Bazar, il quale era come un posto avanzato nella marcia verso Salonicco, divenuto il termine delle aspirazi-oni germaniche nella Balcania (1). La r.inunzia non parve però allora compenso sufficiente· delravvenuta usurpazione; la Serbia, che si cullava nella speranza di far sue, un giorno o l'altro, la Bosnia e .l'Erzegovina, si risentì .dell'atto compiuto dall'Austria; la Russia sostenne la protesta serba: ma la Germania fece 'sapere che si rendeva piena– mente solidale con l'Austria. Anche questa, dal canto suo, sperava che la rinunzia al Sangiaccato dovesse essere soltanto provvisoria e senza effetti cons·ide– revoli; e sarebbe forse stata così, senza gli avve- (1) L'on. Tlttonl ha, recentemente, rlvendlcato a sè li merito dl questa rinunzia austriaca al Sangiaccato e ha addotto documenti a comprovare la sua aft'ermazlone. È certo però che la rinunzia au– striaca non sarebbe avvenuta, se non et tosse dovuto tener conto degli umori della Russia. Germania ed Austria erano sino da allora pronte ad aft'rontare la guerra, ma erano ben liete di poter conse– .gulre 10 scopo senza bisogno di snudare la spada. Non erano ancora accaduti quel ratti (occupazione francese del Marocco, guerre b9:lca– nlche del 1912-18,ecc.) che fecero nel 1913 e 1914 ritenere alla Ger- · manta essere la guerra una necessità, da doversi aft 'ronta.re senza Indugio, per trarne Il maggior vanti,gglo possibile. BibliotecaGino Bianco nimenti success1v1, impreveduti allor.a, che dove– vano mutare faccia alla penisola balcanica. La guerra iniziata dalla Quadruplice greca-bulgara– serba-montenegrina nell'autunno del 1912 contro la Turchia e terminata con una vittoria superiore alle più rosee speranze degli alleati (tanto che - come è noto - di certi territorii essi non avevano nep– pure preveduto il modo di divisione; non avendo µrevisto l' eventualità della occupazione), questa guerra dava dunque alla Serbia il dominio del San– giaccato, attrav,e•rso cui il territorio della Serbia si spingeva sino a toccare il territorio del Monte– negro. Non c'era più il corridoio turco per cui gli austro-tedeschi speravano di avanzare nach Osten, verso Salonicco; i dominii austriaci della Balcania venivano a confìnare a sud con terre tutte soggette al dominio di Stati slavi, i quali oppone– vano pertanto a quella avanzata una barriera salda, che sglo con le violenze di una guerra si poteva avere speranza di abbattere o di supe.rare. Si capisce così come la vittoria della Quadruplice baìcanica dovesse esser.e c·onsiclerata un insuccesso degli Imperi centrali, e un trionfo invece della politica russa; e si capisce quindi anche come l'Au– stria dov,esse cercar di impedire il consolidamento della accresciuta potenza serba, profittare del dis– sidio fra Bulgaria da una parte e Serbia e Gr.ecia dall'altra, motivato dalla questione macedone, e cer– care cli .alimentarlo per rompere La concordia degli Stati balcanici e gettare la Serbia nelLe incognite· cli una nuova guerra nella qual-e essa appoggiò la Bulgaria; dovesse poi contendere alla Serbia lo sbocco sull'Adriatico, ostinarsi a voler dar vita a quell'artificio politico che fu il negno di Albania, minacciare poi e preparare anzi effettivamente, sin dal 1913, la guerra contro la Serbia. L'esser riusòta effettivamente a precludere alla Serbia lo sbocco al mare parve, in mezzo ai vari insuccessi d,ella politica austriaca nei Balcani, una parziale vittoria: era infatti manteF1uto cosi un vas– sallaggio commerciale della Serbia verso l'Austria– Ungheria, nei cui porti una parte considerevole dei prodotti serbi dov~va coutiriuare ad a.ffluire per pren– dere, attraverso il mare, la via degli altri paesi. Ma era una vittoria non. priva di pericoli. La Ser– bia aveva, ne.Jle due guerre balcaniche d,el 1912, e 1913, .acquistato coscienza, fors'anche esagerata,• della sua forza militare; le ·viti.orie ne avevano èsal– lato Jo spirito, r,e,nd:endoloinsofferente cli resistenze e facile .a ço:vare -propositi di rivincita· e di· vendetta; l'ingrandimento territoriale le aveva dato la virtù di esercitare, s,op,ra le terre abitate· da altri Jugo– slavi, da altri Serbi sopra tutto, una• forza di attra– zion-e ben più valida che per il passato : era inevi– tabile che. il disagio per la forzata lontananza dal mare dovesse contribuire ad alimentare le aspira– zioni irredentistiche nelle terre ad occidente, la cui .annessione avrebbe potuto non soltanto accrescere il territo•rio dello Stato, ma anche aprir.e la via a quel mare Adriatico sulle cui rive orientali, pro– spici,enti alle isole dell'arcipelago dalmata, da lungo tempo l'elemento slavo costituisce una notevole mag- gioranza della popolazione. · Queste aspirazioni irredentistiche sono state, fra le cause· del conflitto austro-serbo, se non la più fort,e, certo la più diretta ed immediata : quella, diremo meglio, che ha offerto ali' Austria il pretesto per là dichiarazione di guerra. Austria .e Serbia - come risulta anche dal breve riassunto qui sopra fatto degli avvenimenti degli ultimi anni - si tro– vavano l'una di fronte all'altra in questa condizione: che ognuna.aspirava a ridurre so tto al proprio do– minio territori che apparteneva.no all'altra,.• Ognuna meditava un'aggress ione e doveva star pronta a una difesa. L'Austria ha dichiarato la guerra col <lesi-

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