Critica Sociale - Anno XXV - n.20 - 16-31 ottobre 1915

320 CilITICA- SOèIALE delle cose, non si capisce per qual .miracolo n·e possa sooturi•re il mondo pratico della materia, e con essa l'intelletto; non si capisce perohè da una attività cre.a– trice continua debba sorgere un'attività pratica dis– continua, e da questa il mondo obiettivo con tutte le sue determinazioni. Parimenti•, il prammatismò confonde i caratteri specifici della conoscenza e del~ l'azione, caratteri distinti ma non separati. La no: stra azione incontra spesso degli ostacoli nel mondo esterno; il che dimostra che esso non è malleabile a nostro- piacimento. I fatti non dicono quello ché vogliamo far loro dire, non son quell,o che sono da noi fatti, come pretendono i. prammatisti, erigendo all'onore di argomentaziope filosofica i bisticci, di pa– role. Nella realtà vi sono relazioni che rioeonoscia– mo, non perchè ci conviene, non in quanto sono utili, ma perchè vi siamo ·costretti dalla- natura delle cose e del nostro pensiero. Il mondo si lascia fino ad un certo punto modificare da noi, pur,chè al.la nostra volta ci- sottomettiamo ad esso ubbidienti, ricono-– soendo i suoi rapporti universali ed eterni. La riu– scita delle• previsioni umane, su cui tanto insistono i prammatisti, presuppone .nei f.enomeni una certa costanza di rapporti, che noi possiamo, solo- imitare nelle no-stre costruzioni mentali, e che è, d'altro canto, il necessario postulato della vita. Una compi-eta in– determinazione degli eventi toglierebbe alla nostra volontà qualsiasi potere di ·dominio, perchè al nostro capriccio si opporrebbe, eterno nemieo, il· ,capriccio delle eose. Lo svolgersi dell~ funzioni organiche, il costituirsi di abitudini utili- e di adattamenti stabili non richiede forse una certa persistenza nelle condi– zioni d'ambiente,? Il prammatismo, che a,cc,e, tt.aa oc: chi chiusi• l'origine e il signi·ficato biologico della vita mentale, finisce poi col contraddire al suo postu– lato, quando nega quello che è il presupposto d'ogni . s-elezione naturale, cioè l'ordine fisico obietti-vo. Dove, nulla vi fosse di determinato, •le,parole, utile, oppor– tuno, conveniente, di cui tanto abusano i pramma– tisti nelle loro, pseudo-spiegazioni della genesi del pensiero logico, perderebbe-ro ogni valore; perchè nessuna idea avrebbe più probabilità di riuscire di un'altra, e quella ehe per- caso indovinasse una volta la via giusta sarebbe fatalmente condannata a fallire nell'esperienza futura; o, anche ammessa l'ipotesi ar– bitraria della plasticità assoluta del mondo esterno; tutte avre_bbero ugualmente valore, tutte riuscirebbero ugualmente, e verrebbe meno ogni criterio di scelta, ogni possibilità di distinguere fra utiJ.e e inutile, fra vero -e falso. Perciò il motto d-ei prammatisti: -il ·vero è l'utile, è un puro sofisma. R-elativamente alla filosofia del· Croce, J'Aliotta !'i-n– veste in pieno; provando: 1° che la distinzione cro– ciana tra concetto puro e pseudo-concetto è affatto artificiosa; 2° che non solo l'idea filosofica, ma anche il concetto scientifico,· b:a un valore conoscitivo ed è un momento necessario del pensiero, irriducibile ad attività pratica; 3° che è inane lo sforzo del Croce di derivare dall'atteggia.mento pratico in g-enere e dal desiderio in particolare· la disti-nzione del non esi– stente dall'esistente, del mondo esterno dal mondo interno. Nel sistema del Croce non si capisce perchè la coscienza, che è sempre la medesima, ·e presente cosi nell'atto del pensiero, come nell'atto del volere per distinguere due suoi diversi momenti, debb~ projettarne uno al di fuori e crearsi l'illusione di qualcosa che le sia imposto dall'esterno. A queste BibliotecaGino Bianco critiche fondamentali il grande uomo non ha ancora risposto, se non con qualche olimpica alzata di spalle. È troppo poco, specialmente per chi è conclamafo da ta·luno come « il più grande filosofo italiano vivente»! La revisione critica dell'Aliotta non si arresta ai soli scrittori di filosofia; i·n conformità al metodo prescelto, essa si estend,e anche aUe riuove teo-rie della miatema,tica e della fisica. È qui che si f.a pa– lese la cultura sci-entifica de.JJ' autore. Parlando deUa geometria -non-euclidea, su cui alcuni si basarono per. porre in dubbio tutti i postulati della ge.ometria tradizionale, egli mostra. ohe 16 spazio euclideo è un ideale logico, che rende intelligibili gli altri, tanto quelli a più o meno di, tre dimensioni, quanto quelli di curvatura varia. La geometria non-euclidea non è falsa, ma incompleta. La vecchia geometria d'Euclide è ancora la più razionale di tutte. Circa le nuove ela– borazioni logiéhe delLa matematica, che pretendereb– bero togliere alle veri-là matematiche il loro carattere apod·ittico, trasformandole in giudizi ipotetici, l'Aliot– ta riaffo-rma che coteste verità sono necessarie e a priori. Ciò non significa che si,eno .puramente ana– litiche, come so-stiene il Couturat; .anche nel calcolo il.stratto il- pensi-ero matematico· è essenzialmente in– ventivo •e costruÙ·ivo, ed ogni analisi presuppone la sintesi compiuta nell'atto della definizione. Le recenti sistemazioni della matematica pura possono anche es– sere preferibili .all'antica, in quanto risparmiano inu– .tili" ripetizioni e mettono in ri.Jie-vol'unità logica della conoscenza matemati.ca ,; ma non elimin-ano affatto la sintesi, che è solo cambiata di posto, concentrata e dissimulata nelle definizioni e nei principi i-nizia·li. Negli ultimi capitoli, del libro l'ALiotta tratta del– l'Energetica dell'Ostwald, i:Iella fisica quaJitativa del Duhem e della nuova teoria dei modelli dello Hertz e del P.astore. Nena· fisica il posto privilegiato sp,etta •e spetterà sempr,e alla meccanica .pura. Ma, s-e- lo spazio, i-I tempo, iJ. movimento, e la forza sono ne– cessari, non sono però sufficenti ad esaurire tutto il contenuto d-e.JJ' esperienza este·rna. In ogni fenomeno della natura· vi è sempre qualcosa di meooonico, ma non tutto è meccanico. Sarà, perciò, sempre indi– ·spensabile in ciascun ramo della fisica, integrare con altri oonoetti, esplicativi i principi universali della meccanica (1). L'opera secolare della scienza non mira che a porre In risalto ciò' che v'è di pensiero nell'intima natura delle cose. La nostra sci-enza riesce; la natura si inostra docile alle leggi della nostra ragione e non disdegna di assumere le forme della nostra ma,te– ma.ti- oa. •Ciò significa che tra il pensiero e la. realtà vi è un-a velazione -ess-enziale, e. che la natura non è del tutto estranea. ai, fini dello spirito. È quindi Legit– timo concepire il processo di idealizzazione conosci– tiva come un proseguimento del processo di evolu– ·zione reale delle cose, e lo- spir.ito come il necessario compimento della materia. ETTORE MARCHIOLI. (!) Le categorie di libertà e di finalità non solo sono necessarie a. comporre In unità sistematica 11complesso <\elle nostre esperienze, m_a,nella stessa natura, vi devono essere centri di attività spon– t~nea. altrimenti _laparola evoluzione non avrebbe significato. Col– I assoluto meocamctsmo si avrebbe la monotona riproduzione del– l'Identico; l'antecedente SI trasrormerebbe nel conseguente e non BI avrebbe quella varietà nell'unità, cbe è uno del dati più slcur) dell'esperienza. Perciò In ogni ratto vi sono elementi ex-lege che- stuggono all'unltormltà meccanica. · ' RIGAMONTI GIUSEPPE, gerente responsabile. Milano, 16/to 1916 - Cooperativa Tipografia Operai. Via Spartaco, e.

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