Critica Sociale - Anno XXV - n.20 - 16-31 ottobre 1915

CRITICA SOCIALE 307 SOCIALISMO, PR LETARIATO E BORGHESIA DOPO LA GUERRA li Sindaco socialista cli Bologna, dopo un re– cente suo giro al fronte, insieme col compacno on. Bentini, riferiva a un giornalista, fra le altre impl'essioni ciel viaggio e della visita ai soldati la certezza fe.rmissima. che quei proletari, seguaci ct-'elle nostre idee, i quali oggi si battono (qual che si fosse la loro opinione sull'intervento) con quella ser~~a fa;rtezza c~1'è propria degli animi sani ed equ1hbra!J. davanti alla realtà ed entro le necessità i,neluttabili, torneranno dalle trincee, a pace awe– n~ta, non solo con tutto il bagaglio cti principi e d1 ~ed-erecato seco partendo, ma con un desiderio, anzi una volontà· di conquiste e cli riforme, riso– luta e imperiosa. E questa una nota, che si raccoglie non solo al fronte, ma anche nel paese, da chi viva fra le mass~ lavoratrici, e che è opera di socialisti e cli buol'li cittactin,i far palese e ripetere, non solo per la di– fesa dei diritti proLetar!, ma per le civili ragioni della tranquillità sociale. ' Tra le righe, infatti, cli tutte le stolide e inutili ciancie che si scrivono, da giornali d'ogni ex-co– lore, intorno alla nazione che, per merito della guerra, ha soppressi i parti ti (una b ell'iclea halli costoro, dei partiti, e un bel rispet.to e una solida stima delle proprie idee e delle proprie fedi!), tra– luce la pessima e sommamente pericolosa illusione che, dopo la guerra, cli socialismo, cl"organizza– zione, cli migJi.oramenti e di buone leggi per i la– voratori, non se ne abbia da parlare più. Illusione pessima, dissi, perchè profondamente iniqua e immorale, oltrechè repugnante ad ogni alta concezione di patria, e della guerra presente : le quali sai-ebbero indeirne menzogne, anzichè no– bili idealità come affermano d'intenderle e prof,es– sarle i patrioti e interventisti più arcl,enti, se do– vessero servire a seppellire le rivendicazioni d-eiceti, che più faticano e meno hanno, nella nazione. Illu– sione peri.colosa (e qui il socialista cede il posto al buon cittadino, aborrente per animo, oltl'echè per metodo, dai supremi lutti delle guerr.e civili), per– chè preparerebbe - anzi va già preparando, solo col dirlo - una irritazione e un fermento foriero di tristi fatti per la nuova e più grande Italia. Credo che anche altri, che non sono socialisti ma hanno occhi per vedere la realtà senza le lenti af– fumicate della retorica (lenti e fum_i oggi diffusis– simi) comprendano il grave pericolo ciel fatto che coloro, i quali, avendo i maggiori poteri economici e politici, hanno i mairgiori doveri, non solo non ne abbiano coscienza, e cerchino esimersene nella « azi,one civile», anzi addirittura badino a profit– tar della guerra per loro lucro; ma si pe,rdano con. la fantasia, cullata dalle chitarre cli oerto giornali– smo scempio o burlone, dietro i rosei sogni cli rea– zioni e di riscosse contro• i lavoratori. Non. è presuntuosa minaccia, ma ponde·rata con– siderazione della realtà, dire che ciò condurrebbe ai disastri civili, evitare i quali, dom~mi, è per lo meno altrettanto necessario quanto procacciar oo-<>'i la vit– toria militar.e, presentata da molti (qui è l'errore) come l'obbiellivo unico - cioè assorbente e annul– lante tutti gli altri - mentre è semplicemente l'im– mediato : dopo del quale altri obiettivi risorgeranno, nuovi doveri si affacceranno alle classi dirigenti, nuove civili battaglie e nuovi ideali. si agiteranno, e i patrioti veri e sereni li accetteranno come la ri– presa della vita normale di un paese libero, e i patrioti idealisti - i garibaldini odierni (garibaldina nell'animo, non nella giubba), se ce n'è ancora - ibliotecaGino Biarico li accoglieranno come la integrazione necessaria e auspicata dei compiuti destini della patria. * ** Sì, bisogna ben diffondere il concetto preciso che ai. 50:ldati proleta·ri che si battono al fronte - egua– gilati nel val-ore dalla necessità che si fa essa stessa dovere e (nell'opera) idealità, e· idealità più efficace di qu ella cLell~frasi r.et.oriche :..._converrà prepa~ ra.re, al loro- ritorno, qualchecosa d'i più sostanzioso che no'.1-siano le l(?d1 ,e gli inni giornalisti-ci, e i conforti (nel senso· mglese) delle dame della Croce Rossa e dei Comitati d'assistenza. Chi sogna di d,e– fraudarli delle loro conquiste, delle loro libertà, delle loro, trincee civili, medita cosa non solo scel– lerata, non solo odiosa - perchè in contrasto con ie ca,rezze attuali - ma perniciosa ed i.n:festaall'or– dine sociale. Quei soldati torneranno alle loro case con una cosc~enia accresciuta dei loro diritti, in ragi,one dei sacrifici soff.erti e delle imprese compiute. Chi,ede– ranno, non i compensi contrattati bassamente, in cambio clell'_averd_a-to_ il sangue per la patria, ma 1~ libertà_ p1e-1'.ad1 ~1p1,endere le lo,ro b.a-ttag·li,e,e di conquistarsi ulter10ri progressi. Nè ·è però da escludere che. il convincimento di meritarseli· sia afforzato- dalle concordi esaltazioni che la stampa va loro rivolgendo. L'ammirazi-011:ee lo svisce·rato amo-re e la gratitudine per il proletario vestito da soldato, hanno inevi-tabilmente un valore e costi– tuiscono w1a ipoteca a favore del prol-etari-0 me– desi!Il•O,q1:1and'o egli riprenclel'à gli abiti del Lavoro. Ciò è gmsl.o ed ovvio, del resto, ma non è inu– tile dirlo, se per caso vi fosse chi n,on ci avesse pensato, o addirittura si fosse illuso che le blan– dizie al soldato tacitassero il proletario. Su ciò tuttavia non vi è perfetto accorcio negli interpreti dell'opinione borghese. Come rilevavo 'in un recente articolo, v'è chi, cori. crudo imperia.Ji– si.:no.~i classe, « difTìda» il proletariato à metter gmdmo, perché la guerra e la borghesia uscita dalla guerra saranno il suo -castigamatti; e v'è chi si contenta di lisciar la ci'iniera a,l leone rosso,· am– ~onendolo che, dopo la guerra, avrà la sua parte cb torta, ma a patto che solidarizzi con la nazione, abb;andonando le ubbie internazionaJ.i, e stringen– dosi alle fortune -economiche e industriali del suo p~ese e quindi cl-elleclassi capitalistiche che J.o do– mmano. Q~esta musica suon.a un pubblicista di grande fogho romano, il Bellonci nel Giornale d'Italia, in– tento a teorizza,re una sua rinascita idealistica, fra militare e religiosa: il quale, in nome appunto cli nuovi e più nobili e men Lerreni jdeali, inculca ai proletari questa « partecipanza economica i> alla na– zi,one, da avvalorare col fatto delle loro prestazion~ personali alla guerra. Alquanto curi-oso nevvero? e eia far confondere l,e idee a pa,recch!, questo neo-idealismo che trova immorale, materialisitico, piatto, il programma di classe ciel proletariato intern.azi-o-nat.e per le proprie rivendic;azi,01_1i economich,e, ,e insegna invece ai la– voratori, poi che hanno dato braccio e sangue alla patria,, di esigere da essa compensi, ma norÌ per un loro vasto ideale di classe e di umanità, ma per i loro interessi di ceto proletario italiano; con un particolarismo, dunque, grettamente econom~co e localistico, seni.a luce di « utopia »; con un criterio usuraio e· stolto ad un tempo, di Esaù, che vende pér gli immediati tornaconti la primogenitura dei suoi diritti e clelLe su-e vittorie avvenire! · Ma prescindendo da queste contraddizioni di una filosofia che tentenna fra l'ascetismo e i.J s,ensuali-

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