Critica Sociale - Anno XXV - n. 14 - 16-31 luglio 1915

214 CRITICASOCIALE ed autonomia dei popoli, disarmo, arbitrato. Ottima– mente. Egli però sente che ciò è forse un po' cam– pato in aria, e tenta di farsi sotto ai problemi p,iù concreti delle nazionalità in conflitto. Anche più otti– mamente. Ecco dove urge lo studio e la· ricerca dei Partiti socialisti. Fin dove si possono impegnare i tedeschi!' Solo fino ad oppugnare l'annessione de·l Belgio. È molto ed è trop,po poco. Noi abbiamo una proposta da fare, in aggiunta al– l'artico/o di Francesco Ciccotti, ai compagni che sono in moto per il prossimo Convegno tra i socialisti dei paesi belligeranti. Facciano essi lo spoglio dei do– cumenti della politica internazionale de'[ socialismo negli ultimi anni e troveranno i criteri p·ratici da applicare per la soluzione delle questioni maggiori. Ora una grande massa di imbecilli, perchè il socia– lismo non ha impedito la guerra europea, grida che il sociaJlismo è morto dopo avere tradito. Cotesta massa ,_nonè tenuta a sapere che su tutte le questioni, e specialmente quella di Oriente, che è stata la fiac– cola che ha ap,piccato l'incendio al mondo, il socia– lismo aveva preso le sue posizioni, proposti i suoi postulati, i quali, quando dai Governi fossero stati accolti, la guerra sarebbe stata scongi.urat'a e le auto– nomie nazionali avrebbero trionfato e trionfato avreb– be la loro cooperazione, che è un principio anche più elevato del principio dell'individualista isolamento delle nazioni. Perchè qui facciamo solo una postilla e proponia– mo uno studio - e non · lo facciamo - ci limi-. tiamo a ricordare che · su6la questione serba e su quella congiunta dell'Albania, che sono più che mai al primo piano dell'attualità orientale, il manifesto dei socialisti austriaci, il manifesto del Congresso socialista internazionale di Basi:-lea, il mani/ est o del Bureau Socialiste International, di B·ruxelles (... allora di Bruxelles) tra il 1912 e il 1913, con una magnifica coerenza, con un superbo sp-irito di concordia inter– nazionale, basata sulla libertà, suUa giustizia, sulla fratellanza dei popoli, ripetutamente fissavano le ri– vendicazioni che dovevano salvare i popoli balcanici dal vassallaggio verso l'Austria o verso la Russia, stabi~irne la libera cooperazione in una con la Tur– chia stessa, ed allontanare dall'Adriatico cosi l'inva– sione austriaca come la minaccia russa,· per il saldo costituirsi della Confederazione democratica balca– nica. Per l'Albania, il Congresso Internazionale di Basilea scongiurava i socialisti di Italia e di Ungheria a impedire che, sotto la mendace formula dell'auto– nomia, l'Albania diventasse l'oggetto della antagoni– stica sfera di influenza italiana ed austriaca, mentre il diritto de'l popolo albanese . all'autonomia doveva prendere la forma di membro autonomo di una Fe– derazione democratica dei Balcani. E per la Serbia, il manifesto dei socialisti austriaci, accusando l'Im– pero di essere impotente a mantenere la pace fra le nazionalità che lo componevano, di governare l'Un– gheria con la forza brutale dei Tisza e dei Lukas, ecc., dichiarava che il pupo/o austriaco non aveva nei Bal– cani altro interesse che lo scambio pacifico delle mer– ci, che non era la guerra contro la Serbia che esso domandava, ma la lotta contro la politica affamatrice degli agrari, che se l'Austria, che aveva già cosi grandi responsabilità delle sciagure dei popoli jugo– slavi, si fosse mossa a versare il sangue dei suoi figli per proteggere il feudalismo turco e per sbar– •rare . ai serbi l'accesso · verso altri mercati, avrebbe gittato gli jugo-slavi tra le braccia dello czarismo. BibliotecaGino Bianco « Precisamente perchè noi siamo i nemici dello cza– « rismo russo, 'la cui espansione rappresenta il pe– « ricalo più grande per la civiltà europea, noi chie– « diamo che l'Austria non si muova, la spada alla « mano, contro gli interessi delle nazioni jugo-slave ». E concludeva: « Nessun intervento net/a guerra dei « Balcani. I Balcani ai popoli balcanici. Tutto per la «pace!». Correlativamente, il manifesto del Congresso di Ba– silea, tu-tto pervaso dal fiotto sentimentale e reali 0 stico dei/a grande anima di Giovanni Jqurès, faceva appello ai socialisti d'Austria, di Ungheria, di Croa– zia, di Slavonia, di Bosnia e d'Erzegovina perchè sen– tissero il dovere di continuare con tutte le loro forze la loro energica opposizione ad ogni attacco della Monarchia del Danubio contro la Serbia. « È loro dovere - diceva il manifesto - di resi– « sfere come hanno fatto finora alla politica che tende « a spogliare ,la Serbia con la forza delle armi per « trasformarla in una colonia austriaca ... ». Non c'è anche in questi frammentari documenti lo spirito che deve animare i socialisti nella ricerca della pace e l'abbozzo delle risoluzioni che alla guerra de'b– bono mettere fin.e!' .... E noi non abbiamo che accen– nato. Il materiale, per chi lo voglia rintracciare, è imponente. C'è una tradizione ne·l pensiero politico internazionale del socialismo e non si tratta che di affermar/a vigorosamente. E ciò valga, ancora una volta, per quelli che af– fettano di credere ché il pacifismo socialista sia una codarda acquiescenza ad ogni stato, opp•ure p'er co– loro che, confondendo un ·mistico neo-tolstoismo col socialismo, ravvisano nella tregua detla, guerra, senza condizione od a qualunque condizione, tutto ciò che sia augurabile dai socialisti: senza ·p~nsare che assai prima della guerra, e p·oi sempre, il socialismo ha detto quale deve essere la• pace tra i popoli, pace di liberi, pace di uguali, pace di fratePli, così nell'ordine interno come nella convivenza internazionale.· Restiamo, caro co,m•pag,noCiccotti, nel sole/ dei pre– decessori; per noi non si tratta che di approfbndirlo. IL VICARIO. .CHIACCHIERE ESTIVE Il. Il Partito Socialista durante la guerra Io ho fatto all'amico Treves un complimento - per me di gran valore - con lo smentire la leggenda della sua diabolica abilità; ed egli mi ricambia, l'ingrato!, attribuendo a me un sottile satanico intento di fare annegare la Direzione rivoluzionaria ·del Partito nel tempestoso mare dell'ora che traversiamo, e senza il salvagente di· una logica dirittura di azione. Ma no! Io dico che tutto il Partito, nei suoi vari organi e nei diversi ambienti, deve continuare per la via di opere che il momento gli impone, e che la Di– rezione non gli vieta; deve tenersi " bello sulla v ita ,. - come dicono in Toscana - meglio che può, e fa.re del " riformismo n ricordandogli che il riformism o ha da essere, a intenderlo e praticarlo bene, non la nega.– zione o aberrazione del socialismo, ma il suo estratto, la sua quintessenza, cavata e adoperata. via via, nelle difficili circostanze che l'esistenza. presenta; quel che è (accidenti alle comparazioni!) la pratica del medico condotto, che giorno per giorno, in contatto co.nla mul– tiforme e urgente realtà, deve applicare la scienza, corredata dall'esperienza; e non vuol dire che ee ne

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