Critica Sociale - Anno XXIV - n.20 -16-31 ottobre 1914

312 'CRITICA SOCIALE doveva avere per iscopo di aument.ùe l'esercit-0 e di costruire entro il 1917 le fenovie st rategiche ne– cessari,e per· portare sollecitamente ai confini au– striaco e tedesco le forze sparse nel vasto Impero. Contemporaneamente, la Francia impegnava la lotta parlamentare per la ferma triennale. Fu special– menLe in seguilo alla deliberazione della Russia, che la Germania prelevò a sua volta il prestito di un miliardo per armamenti straordinarì. , Gli uomini politici e i giornali della Duplice In– Lesa non si affannavano affallo a nascondere che, fra il 1917 e il 1920, ultimata e perfezionata la pre– parazione militare, le due Potenze avrebber-o assa- · lit.o la Germania. Ciò dato, era logico e nalur.ale - eia un punto cli vista nazionale - che l'Impero t,cdesco, una volta acquistata la convinzione che Francia e Russia ar– mavano per la guerra, abbia prevenuto gli avversari e scello esso il momento che, a· torlo o a ragione, pa-rve ai suo.i dirigenti più propizio. Quando si parla di guerra difensiva o offensiva bisog na risalire alle cause, non fermarsi all'ultimo al.lo , all'epilogo. Il vero si è che i conlrast.i fra tutte le gr andi Pot,enze europee erano giunti a quel punto di maturazione, che -ormai solo La guerra poteva risolvere. In tali condizioni, nulla import.a decidue con la bilancia cli Temi se la spinta decisiva è par– tita dall\ma o dall'altra delle parti belligerant.i. 5. ll trattato della 'l'riplice Allean11:a s·us._ siste. Sbarazzato il terreno dalle affermazioni più ine– satte, osserviamo· innanzi tutto che una prima ra– gione milita a favore della neutralità: e cioè che il trattalo•, che ci lega all,e due Potenze centrali, è sem– pr,e in vigore. Una prova indiretta di questa verità si ha nel fallo che il trattato C'Videntemenle cont,cm– plava, o in modo espii.cito o in guisa indiretta, la possibilità della non partecipazione dell'Italia a un conflitto, sicché essa ha po-tuto dichiarare la sua neutralità senza per questo denunziare conlempo– rane.amente - come avrebbe dovuto fare in caso • contrario - il trattai.o, e. senza che quesl-o per con– seguen:ia naturale cl,ec.adesse per forza d'inerzìa. Se il trattalo esiste tuttora, facci.o mie tutte le ra– gioni morali per le quali !'on. Treves ha su quest,e colonne eloquenl,emente sostenuto· le ragioni della lealtà e della buona feci.e (1). Si sarebbe compreso che subito, alla prima dichiarazione di guerra, l'Ita– lia, appoggiandosi sul fatto che con J.e ostilità l'Au– stria veniva a spezzare quell'equilibrio balcanico che fo.rmava -0ggetlo di una speciale conv,enzione, avesse senz'altro dichiarata decaduta l'alleanza e iniziate le ostilità contro la violatrice cli un patto essenzial,e. Ma oggi, dopo avere proclamalo una pura e sem– plice ne,ut.ralità consentita dalla conv,enzione e avere rassicurai.o le due Potenze alleale, il rompere la neutralità e aggredire, in coda alle altre n azioni, Germania e Austria, significherebbe tirare il cale.io ·d'ell'asino. L'on. Treves ha ragione: purtroppo , una d,elle conseguenze prime dell'inslaurai,ione cl.e! re– gime della violenza é l'offuscamento dei principi anche i meno discussi della lealtà e della gmstizia. Oggi in Italia si lrascura l'esistenza del patto d'al– leanza con una disinvoltura poco simpatica. Per uscire dalla neutralità - lo ha dichiarato con giustizia il Ministero - é necessario il fallo nuovo, ch,e dimostri incompatibili gli interessi supremi, vitali del Paese con la permanenza di esso nell'al– leanza. E allora, siccome il fatto nuovo non sarebbe stat,o voluto eia noi e non noi avremmo capovolto (!) Veggast più oltre, In questo stesso Numero, l'articolo di Marco Rampertl. (LA CRITICA), . BibliotecaGino Bianco la situazione che all'alleanza ci condusse, diverrebbe automaticamente logico e giusto un nostro diverso atteggi.amento. Orbene, questo fatto nuovo, e che leda cosi gra– vement,e gli interessi dell'Italia, eia convertirla ad– dirittura eia alleata ad assalitrice della Germania e cieli'Austria e eia invertire le basi di una politi e.a lrentenn.alc, è esso apparso .all'orizzonle? 6. La posizione dell' Italia nel Medite'l'– 'l'aneo. I motivi che condussero ,alla costituzione della Triplice Alleanza sono noti: chi non li ricordi, non ha che da leggere le note pubblicai,ioni del Ghiaia, del Crisipi, ecc. Le popolazioni italian,e non ancora unite all'Italia non sono solo- quelle ciel Trentino e dell'Istria. Sono italianissime Nizw, I.a Corsica, Mali.a. Tra questi territori, quali avrebbero per l'Italia la maggior importanza? Trascrivo qui il passo della classica opera del capitano americano MAHAN: « The Jn[luence o/ Sea Power ripon Hfstory: , « Oggidì, avuto riguardo solo alla posizione geo– grafica dell'Italia, e non alle altre condizioni che in– fluiscono sulla sua potenza marittima, sembrer,eb'be ohe, con le, sue coste così estese e coi suo•i o,ttimi p·orti, essa sia po-sta in eccellenti condizioni pe.r .es,er– citmre un,a influenza decisiva sulla via commerciale del Levante e per l'istmo di Suez. Q,uesto é vero fino a un certo punto, -e lo sarebbe assai di più s,e l'Italia possedesse tutte 1-eisole italiane: ma, con Malia nell-e mani. -d:ell'I-nghiHerra e con la Corsi,ca in quelle della Franci,a, i wrntagigi d,ella sua posizione geogra,fica sono largamente neutralizzati. Per le affinità di razza e per l,a loro situazione, •queste <lue isole sono per l'Italia un o~;getto di desiderio così legittimo, come Gibilterra lo è per la Spagna. Se l'Adriatico fosse una grande via cli commercio, la posizione dell'Italia sarebbe ben più influente. Ma queste m,ancanz,e nella sua integrità geogr,afica, combi-nate con altre cause contrari,e a u,n pieno ,e si,curo sviluppo della forza navale, f,anno g:rondernente dubitare, ohe l'Italia ,poss,a per qualche tempo ancora .porsi in prima linea fra l,e potenze marittime». Ma non solo l'Inghilterra non ce<lerebbe. mai a noi Malta, non solo la Francia si é te·nut,e e· Nizza e la Corsica; la Francia stessa, con la conquisLa della Tunisia, ha minaociato grave.meni.e l'equilibrio del Medit.erran,eo, a. 'nostro danno. Questo scrivo per ricorcl.are una delle grandi ra– gioni che spinsero l'Italia a stringere prima, a rin– novare poi la Triplice. Per convincerci· che bisogna mutare strada così radicalmente da prooeclere ad-dirittura per la via dia– metralmente opposta a quella sin qui seguita - e seguita col plauso di gran parte di coloro che og,gi sono i più accaniti so·st,enilori di un intervento ita– liano contro l'Austria -- ooco-rre quindi dimostrare che tulle le condizioni g,eografiche e storiche in que– sto momento sono mutate. E qui allora avanzo, a illuminazione della mia ignoranza, una serie di interrogativi, ai quali non so per mio conto dare una risposta. 7. Trento e T'l•ieste valgono -una gue1•1•a'/ È quesLa la mia prima domanda. Essa però va scissa, perchè i due problemi territoriali sono pro– fondamente diversi. L'importanza del Trent.ino é per noi puramente strategica : sicché la sua oocupazione ha il valore

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