Critica Sociale - Anno XXIV - n.20 -16-31 ottobre 1914

CRITICASOCIALE 311 ai· tuoi interessi, pensiamo noi senza bisogno del tuo controllo. Questa, mi_ pare, è la minima pretesa che possa ·avanzare un paese di uomini liberi, e non di tristi buffoni, pronti a viver,o o a scannarsi a seconda delle del_iberazioni degli «iniziati». La delegazione cli po– teri deve fermarsi a quel punLo in cui diventa im– morale. Oggi in Italia stiamo tutti discutend-o se ci convenga o meno di partecipare al maoello europeo; ma marncano alla nazione gli el-ementi per giudicare quali sarebbero i benefizii e i pericoli di tanta im– presa. Questo senso di bujo angoscioso lo sentono tuLti, p,ersino gli uomini del cosl dello «ordine». Con sommo dileLto ho visto sul Corriere della Sera del 10 corr. un articolo editoriale, dove stanno scritte quesle giustissime consid,erazioni: « La parte più schiettamente conservatrice della stampa e dell'oi:>inion-epubblica séguita ad insistere ·nella sua nota: non parlin,mo, sl.i{lmo,zilli, fìdiamo nel Gov,erno responsabile, nei consiglieri del Re; at– t,en-cliiamo la loro parola. 0r>be-nè- chi-ediamo a ohi ragiona _così.- potete• voi asp-cttal'Vi tutto da' uomini e eia Governi che in un,a lun-ga serie di anni non lmnno saputo dai,e all',esercito l'effìcienza necessari.a, C!hesi sono r-esi colpe-voli di gra·vi trascur.a-n.:z,e nena pr,eparazion-e• d-ella di.fesa nazionale, ohe· non hanno profìttato di momenti prospe·ri della nostra finanza e polit.icamente favorevo-li per . ripar.are o bisogni urgenti che negli anni di ristrettezza dovettero es– sere trascurati? Il Paese, il P,arlamento stesso·, non hanno mai rifiutato i fondi riohi,esti p-er l'esercito e p-er la marina. Chi, se non i go,v-ernanti, sono pertanto re:,ponsabili <lell-e!{!cune che oggi si constatano nella prbpar.a,zione militare? ((E come nella politica militare così in quella estera. V'è della ·brav.a gente la qual-e immagina che, nel poss•esso di tutti i se,greti, i ministri degli esteri siano· i soli capaci cli segn ,are ,a un popolo la sua dir-etti-va nei rap:porti cog.li altri popoli. La Germania prnva orn a quali passi t erribili possa ess-ere con– dotta una nazione fortissima <l,auna politica che nel s-egreto apparecchia le più sconsiderate avv,enture. E l'Italia ha toccato con mano tutta f'insip'ie-nza del suo Ministro degli esteri negli ultimi due· anni, du- 1'::tnte i quali la Triplic,e fu intempestivamente rin– novata s·en:z,aquelle modifioa-z-i,oni ohe erano ·ric;hieste dalla mu-tata nostra situazione nel Meditèrr.aneo, e l'Italia fu avvi-nta ,al oarro dell'Austria in una politica balcanica dall.a quale non .poteva scaturire se non ... la ,guerrn. « Ac·contentarsi sì; ma non perciò tenere gli occhi chi•usi. La g,uerra d•ell~ n.a.zioni ha posto in giuo-co gli interessi nostri più colossali; e, come faremmo nella vita privata, c osì in que lla pubblica vogliamo, dobbiacmo,vigik1re e dis cute.re liberamente su ciò che ci può convenire di fare. S-e !'on. Salandra e i s:uoi coIDlpagni s:bagliera-nno strada, noi non potremo ri– mediare con un'errata-corrige, nè trovar somevo nel chiamarli ~s,pons.abili. « In certi momenti supremi della storia i segreti diplomatici contano poco. Le direttive di un pop,olo devono allora essere determinate dalla yisione dei suoi essenziali interessi, ohe non è privi.Iegio di cancel– Jeri-e, ma è dominio di tutti quanti abbiano occhi p,er vedere e orecchi per udire ». Plaudiamo al Corriere, che finalmente accetta una nostra ant.ièa convinzione. Se si vuol fare la guerra, il Ministero abbia la bontà di spiegarne al Parla- a Gino Bianco mento i motivi e attenderne il voto. Altrimenti vada esso per conto suo a saltare fra « le balze del Tren– tino». 3. Questa gue1"1'a non aboli1•à il milita- 1•ismo. Ciò ·premesso, sbarazziamo la strada dalle affer– mazioni più balorde della nostra democrazia guer- rafondaia. · Essa ha stabilito un «lemma» che le sembra irre– sistibile: . l< Il militarismo in Europa è frullo della tedeschreria. La nostra adesione attiva al conflitto significa la partecipazione delle forze democratiche aIla lolla contro il militarismo. La sconfitta germa– nica porterà al disarmo». È veramente straordinario che vi sia della gente s,cria ch,e scrive e ragiona così. Infatti: 1 ° 11 « militarismo » non è un frullo tedesco, bensì il portato di una civillù capitnlistica Qiunlh a un certo grado• cli ma°Luritit. La Germanin non è slala più. militarista di quello- che lo siano state la Francia, nel suo sogno cli révanche; l'Inghillerra, nella· necessità cli mantenere l'equilibrio sul conli– n,ente europeo (su.a politica secolare); la Russia, spinta alle conquiste asiatiche e ad uscire dal Mnr Nero; l'Italia, cosi.retta clal!.a su.a debolezza a stare nella· Triplic,c per par.are ali.a duplice minaccia che 1-e veniva, al confine orientale clall'Aust.ria, al con– .fine occidentale dalla Francia. 2° La guerra presente non porterà per nulla affallo al disarmo. Vogliamo fare un conto <lelle cause che negli ultimi trent'anni hanno minacciato la guerra in Europa? Cito i primi fatt.i che mi ven– gono alla mente: conflitto di interessi fra la Fran– cia e l'Inghilterra nel Sudan; conflitti di interessi fra la Russia e l'In15hilterra in Asia; conflitti di interessi fra Germama, Fraocia e Inghiltierra nel- · l'Asia Minore; urti fra la Francia e la Germania nel Marocco; urti fra l'Italia e la Francia per il Mediterraneo; urli fra tulle le Po.lenze europoe per In Cina; uri.i fra l'Italia, l'Austria ·e la Russia nei nakani; conflitti di int,cressi fra Spagna, SI.ali Unili e Giappone per Cuba e sul Pacifico. La politica di interessi oggi non è ,curo,pca, è mondiale. Sconfitta, schiacciata anzi la Germania e scomparsa l'Austria, I.a Russia continuerà ad ar– mare per la sua posizione in Asi.a; l'Inghilterra per– chè non può permettere l'egemonia russa in Asia, nè quella russ,a e francese in Europa; l'Italia, perchè la rott.ura dell'equilibrio europeo la pone - come vedremo - in, una situazione delicata; Russia, In– ghiterra e Francia perchè non disarma il Giappone e perchè gli Stati Uniti tendono sempre più a di– ventare una grande poLenza navale. Tutto ciò, s'intende, anche quando si ritenga che la Gerinania, sconfitta, diventasse e rimanesse una quantità trascurabile. Il che non dovrebbe venire pensato neppure un istante, sopra tutto dai nazio– nalisti e loro affini ciel momento, i democratici, esal– tatori tutti del trionfo irresistibile e naturale del principio di nazionalità. Dunque, niente militarismo tedesco, nè disarmo universale. 4. Tutti hanno voluto la gite1•1•a, E così pure sarà bene, per un esame sereno della situazione, vagliare quell'altra affermazione, che la Germania abbia voluto la guerra. La guerra l'hanno voluta tutti, tranne il povero piccolo Belgio. Basti a dimostrarlo un fatto, che avrebbe dovuto restare impresso nella memoria nostra. Due anni or sono, la Russia faoeva. volare dalla Duma la famosa o,perazione finanziaria, la quale

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