Critica Sociale - Anno XXIV - n.20 -16-31 ottobre 1914

CRITICASOCIALE -313 di una-pura e semplice rettifica di confini. Esso non è ambito, al di fuori d•inoi, da nessun'altra Potenza. Se quindi, schiacciata l'Austria e r.èsa questa inca– p_aoe_ a ~ifendere i~ proprio territorio clall,e S_l?arti– zrom, noi occupassimo con una passeggiata militare il Trentino, non sembra presumibile che le Potenze della Triplice Intesa vorrebbero mettercisi contro, per una questione di nessuna importanza per esse. Ben al-tro, è il pr.oblema .dell'Istria. L'importanza di q1:1estoterritorio d,ipende _da una ragione com– m.ercia!e, rappresentata da Trieste; e da una ragione st.rate.gica, rappresentata da Pola. Trieste deve la sua importanza al fatto di essere -l'u11ico sbooco sul mare di un vasto J-1 interland, co– stituito dall'Austria propriamente eletta e dalla Boe– mi.?, che sono le regioni più vigorosament,e incLu– striali d,eHa Monarchia dualista. Pola è l'unico porto militare di questa. Ora non vi è nella storia esempio di un_paes,e ve– ramente graacle, cli una potenza di primo ordine, che non abbia uno sbocco sul mare. L'Austria sen– tiva così vivamente questa nece-ssità essenzi.aI.e, che la guerra odierna è stata provocata dalla soffoca– zione da cui si sentiva stretta dopo la nuova situa- ' zione balcanica, la quale aveva troncato il suo so– gno della marcia su Salonicco, dov,e .avrebbe trovato il &~concio polmone marittimo, necessario alla sua vita. La Serbia, ora che si è ingrandita, tende spa– smodicamente· con ogni sua energia a trova,rsi la sua via sul mare, questa « highwau » dei popoli, come la chiamano gli inglesi. ·Giammai come oggi è sembrato vero l'antico eiettalo rom.ano: << navigare necesse est, vivere non est necesse ». Perchè, senza il mare, la vita di una grande nazione è impossibile. Il M.a-han già citato ha scritto cinque opere classi– oh,;), per dimos,lrare attraverso all.a storia questa ve– rità. N-e deriva che la conquista dell'Istria da parte nostra pI"esuppone come condizione sine qua non che l'Austria-Ungheria sia scomparsa dal novero degli Stati europei. E qui ci si affacci.a subito un'al– tra int,errogazione: Conviene .all'Italia, in questo pe– rio·do storico, la sc9mp.arsa della vicina Monarchia? M.a vi ha cli più. Qualunque sia lo Stato che avrà l' er,edità del ghiotto e vasto Hinterland di Trieste, esso sarà un nemico nostro, che tenderà con ogni sua energia, per le necessità sue di vita, a ripren– derci l'Istria. Vi tenderà per ragioni commerciali, ma sopra tutto p,er ragioni politiche. E questo av– verrà sia che il nuovo Stato rimang.a ancora I' Au– stria, momentaneamente depr,essa e umiliata; sia, e a maggior ragione, eh.e, nel disfacimento della i\llo– na·rchia absburghese, i paesi tedeschi di essa si riu– ni.scaino, in omaggio- alle affinità nazionali, ali.a gran patri.i germanica. .. ·· Il poss,esso clell'-Istria, quindi, può significare per noi la necessità cli a,ccrescere e rafforzare gli arma– menti e cli pI"epararci a una guerra pericolosa e a non lunga scadenza. Il che renderebb,e nullo il van– taggio economico di possedere Trieste, vantaggio già per altre ragioni problematico e sopra tutto di problematica durata. Da quando la guerra è scoppi.ala, i nostri guer– rafondai si sono attaccati con uno speciaLe accani– mento al problema cieli'« equilibrio dell'Adriatico», evitando, secondo il loro costume, cli definirlo. Pare che, fino a quando l'Austria tiene la costa istriana e dalmata, l'equilibrio sia garantito: e che esso in– v,ece scoonparirebbe il giorno ·in cui su quelle coste sventolasse la bandiera serba. Perchè poi questo mu– tamen.t.o di bandiera significhi sconvolgimento di equilibri_o,. non si çapisce bene. Ma, in o~i !Ilodo, se l'Adriatico a noi mteressa solo per ragroru stra– tegiche, allora un nome veramente si impone: Val– lona. La conqnista di Vallona, con la esigua zona di térritorio che è neoessaria per non indebolirne la potenza, oggi non ci costa la vita di un uomo, nè gli orrori cli una guerra. E con essa noi abbiamo nelle mani le chiavi e il catenaccio cli casa. È un fatto notevole che quegli stessi uomini, i quali, sino a settanta giorni or sono, giuravano sull'importanza decisiva di Val'lona, oggi si sforzano di sv.alutarla. Di solito, le chiavi di casa si trovano all'entr.ata. Ora, d'un tratto, ques~e chiavi sono .anelate a finire all'estremità nord clell'Adriatico. Sta invece che, con Vallona nelle nostre mani, nell'Adriatico e dal!' Adriatico entra ed esce solo chi 1101 vorremo. Dunque l'importanza strategica ed economica del– l'Istria per noi non è gran cosa: ccl è problematico che essa ci renda quello che ci costerebbe a man– tenerla. Erano queste le riflessioni che bisognava premet– tere, per poi rispo-nclere alla dom.anrl.a: Vale l'Istria per sè sola una guerra? 8. I beneft~ii della neiit1·alità, 'Per rlspon·d'ere ali.a fatta domanda, bisogna in– nanzi tutto chiederci: J~. poi proprio impossibile ot– tenere l'Istria con i semplici mezzi diplomatici? Naturalmente, noi non abbiamo in mano i dati nocessarì pe-r decidere: però questi dati - per quel che noi sappiamo - non li posseggono neppure i fautori a ogni costo dell'azione rlir,ctta e immediata. E qui mi giova richiamare due dati cli fatl.o: 1 ° l'Istria cosLituiscc, per le rngioni dianzi ac– cennate, un grosso mal di testa per quella qualunque nazione ch,e vorrà oocuparla. Quindi anche lo Stato s!.avo, che vi aspirasse, dev-e fare a questa conquista la s·v.alut.azione ciel caso; 2° il v.alore della neutralità italiana per la Tri– plice Intesa viene artatamente deprezzato cl.aifautori della grande guerra, i quali rendono in tal modo un grosso servizio ai giornali inglesi, francesi e russi. Ma io non dubito che il sagace uomo che oggi presiecte il Ministero italiano saprà far valere ben altrimenti l'azione negativa cldl'It.alia. E intant.o: a) la neutralità nostra è preziosa oggi per In Triplice Intesa e il suo prezzo è misurato dal grave colpo che noi le recheremmo, ov,e ci schierassimo subito a favore cl-einostri alleati. La nostra flotta, fresca di forze, potrebbe con un colpo cli mano im– padronirsi della Corsica e, unita alla flotta austriaca e al « Goeben » e al « Bresfou » - eh.e uscirebbero dai Dardanelli - è in grado cli a.f(rontarc l'armala franco-inglese. Cont-emporaneament.e, il nostro mi– lione d'uomini, lanci<1to in parte sulla Francia, ter– mii1erebbe in poche setim.ane la guerra sullo scac– chiere oc-cidentale. Quindi, allorc.hè i giornali, specialmente· quelli russi, tengono vers_o la neutralità italiana un lin– guaggio altezzoso, mostrano cli ignorare molte cose. E questo linguagsio non terrebbero, ove tanti nostri grandi giornali si ricordassero cli essere italiani, e non francofili, o 11,1ssofili,o altro; b) parimenti .assurda è la svalutazione che si fa dell'importanza che può avere per I.a Triplice Intesa l'ami.cizia dell'Italia a guerra finita, specialmente s,e l'Italia non si sarà esaurita militarmente ed econo– micamente. Il nostro Paese si trova in piena, per quanto laboriosa, ascensione. La sua agricoltura può e deve ra.cl{ loppiar-e in termine cli tempo rela– tiv.amente breve il valore della sua ·produzione. E in quel giorno esso potrà nutrire almeno cinquanta milioni di abitanti, il che significa dare due milioni cli soldati e una marina formidabile. Sarebbe pure strano che, per l'Istria, i diplomatici della TripJ.ice Intesa volessero ferire profondamente nelle sue

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