Critica Sociale - Anno XXIV - n.20 -16-31 ottobre 1914

t'RltìCA SOCÌÀLÈ 309 qwalche uomo nel Gabinetto o qualche Miniist..eroal Go,verno, e non riesce a levarsi più i:n alto-. E s-iete supergiù tutti d'una ·risma-. Il mio programma è, mentre il turbine della guerra ooonvolge, trarolge, capovolge le coscie,nu, imbarb'a– risoo gli animi, -ri-rubilitai farabutti, rimette a g,alla gli annegati morali e li ribattezza Catoni ed eroi e mae-stri d'eroismo; mentre le menti s-0no disorientate, e tanti occ:hi si CJhiudono, ch'e-rano o parevano aperli alla nostra luce, e tant'altri si aprono, cihe volevano ostinatamente rimaner.chiusi; mentl"e la diana di libe– razioni nazion0.l,i vuol coprire, a profìlto degli sfrut– tatori, il grido de)la oppressione sociale, e tutti i tiranni economici di, dentr-0 fan la commedia (che im– p,orta se inconsaputa?) d·i sacri sdegni contro i tiranni politici di fuo-ri,e gli Agrari d'Itolia voglion redimere Trieste ma non i lavoratori triestini italiani scorticati dai padroni tri-eslini italiani; il mio programma è di gridare, di ripetere queste· cose·; di smascherare i trucchi meditati e· le in·consci-e incoerenze e menzo– gne; di <lil"ela,.parola della ragione, d,ella civiltà, della verità nuda e dura e sgradita; di sviscerare e mo– strare questo, c·o,rpo della soci-età borghese - mentre ch'è sv,entrat-o e· dilaoerato dalla guerra - alla gente, perohè ,ci veda denll'O, ne conosca i mecca-nismi, e intenda e imp,ari e pro-vv-eda almeno per l'aV1venire. È poe-0? Sì e no. Comunque, non ho p,er ora di me– glio da offri-rvi. t l'o.::ione ideo/I'.· che r-esta a un Par– t;ito il quale non voglia nè rinunci.are alla J}iù alta delle sue funzioni, nè mescol-arsi agli altri per la co– darda pa11ra d'esser sol-0. Poggio Rusco, 18 ottobn 19U. GIOVANNI ZIBORDI. LUNGA GUERRA . E NEUTRALITÀ SALVATRICE " Ilconlrollo internazionale sug i armamenti ,, La crisi sopraggiunta nel Dicastero d ella G uerra aveva su-sci.lato speranze ed allarmi nei eh.te campi in cui si divide L'opinione pubblica it,aliana rispetto aJla neubraJ.it.à e alla sua durala. i\fo k cose non hanno, a qua.nLo &i può seriament,e giudicare, alcuna velleità di mutare o precipitare. Ci sono, anzi, ,elementi che rinforzano, ogni giorno più il nostro atteggiamento, contrario, nelle condi– zioni aL~uali destinate a p.rolungarsi indefinitamente, a,cl ,ogni parte-eipazim1,e alla guet'ra. Il primo, il fon– damentale cli ta,li clementi è che sembrn or.amai fU◊'ri cli dubbio che il duel:\o· impegnalo, segnatamente tra Germania ,e Inghilterra, sarà il più lungo ch,e si potesse e si po,ssa concepire. Credo che 'su questo punto, sia. molto difficile farsi oramai dell,e illusioni. Si e,ra fa.tta l'ipot,esi che, nel caso •di una rapid.a vittoria germanica, la guerra non cJ.ovesseavere una lunga durata: e si calcolava forse s·u.JJ.o. spirito po– sitiv-o e mercantile ddl'lnghilterra, che poteva anche - csseJ1Ctrarti.a, in certo momento, a preferire un ar– rangement toUe,rabile all'alea di una prolungai.a e c-0stos·issima guerra contro la Germania vincitrice; benchè non dovesse troppo so-rri<lere a.Jl'Inghil-terra la prospettiw.1 di con1inue ed inevitabili minaccie del militarismo pru~siano, reso più aggressivo e inso: lente dalla v1ttol'IJa,cLelgenere di quelle con le quali eia w1 ventennio Guglie.Jmo ha tenuto a quando a quando in agitazione l'Europa. Aci ogni modo, l'ipo– tesi è adesso superat.a dai fatti. Non la Germania ~ ~rbitn1 del tempo e del modo della guerra, che ibtioteca Gino Bianco I viceveirsa procede obbedendo a una legge dì tem– po-re,ggiamento e di lentezza, estranea e avversa a quell'impulso di dominio della guerra e delle sue sorti, con cui la Germania scese in lizza tremenda– mente armata e divinamente fiduciosa e sicura. Que– sto dominio, questa specie di alta « ammirùstra– zion~ » della guerra, è passata interamente ad altre mani. Non voglio discut,e,re su tu tto ciò c he si dice in– torno alfa finalistica cli questa, guer.ra, così da colo-ro che si po1,1:&ono dal punto di vista cosideLto « demo– cratioo » (I•rancia, lnghi,lterra ... e Russia con rela– tivo .arresto, fresco fresco, deH'agitatore Burtzeff tornato in p,atria per combattere e sp,e.clitoin gal.era), come. da tedesclu e .austriaci e loro simpatizzanti, che s1 affannano• a credere e a far credere in una « guerra dif,ensiva » contro il pericolo rùsso. L'es– senziale, per il momento, ni fini della con<lotla del Partito socialista e del proletariato, italiano e di tutto i-l paese (la nostra è anche una visua,le nazionale), è cli intendere questa guerra, di intenderla non solo nelle sue o,rigini prossime o remote, ma nelle forze che la muovono,-e la dirigono e che le imp-1·imono necessariamente un determinato indirizzo, e un de– terminalo svolgimento•. Ora è evidente che il grande· manager di questa guerra è divenuta .J'lnghillerra: è divenuta, e cloveva cliv,enir,e, per il -solo fatto che ha partecipalo alla guerra. Nessun popolo più delfinglese, una voLla impegnato nella guerra, sa con cepirl.a e lrnt,tark1 come un industriale l.ralla 110·: 111.ra im presa qual– sia,si : c,on metodo, 0011 precisione, con perscv-c– ranza, fino all',osLremo, per il più alt.o rendimento . finale. Non dobbiamo per questo prestare attenzione alle manifestazioni di un ordine pi1ì politico e ideali– -s.tico, che irradiano la J.oro luce cl.alle colonne dei giornali, dai discorsi; dalla stessa coscienza delle masse popolari inglesi (non t.uLLe però consenzienti), sultla impr,esa guerr,e,sca.? Certamente, tanto più che quelle ci dànno per l'appunto la misura dei propo– siti e il programma stesso dell'azione inglese. NeJ.la polemica tra la stampa tedesca e la stampa inglese si cog\.i,e una nota caratteristica. La Prussia rievoca Jena e la guerra cli liberazione cont ro Na– poleone, lanciando la minaccia di un.a n.tt' ova era n.a,poleonica, in cui lui.La la nazion,e, uomini e fan– ciulli, correrebbe a.Ile armi. L'Inghilterra non si comm'ltove al ricordo. « Preparandosi alla guerra cl.i li berazion,e cLopoJena -·- così il Times - la Prus– s.ia aveva per sè il sostegno di quelle forze morali, che animano oggi invece e sorreggono J.a Santa Al– \e.anza contro di essa ». E ancora: « Gli alleali, ch,c si sono coalizzali contro il 11eo-Napoleonismo clel– l'Impe.ra-tore germanico, non intendono imporre al– curu giogo, napole-onico o no, sui popoli della Ger– mania. Ma essi sono f errnamenle e irrevocabilmente risoluti a non deporre le armi fino a quando il mi– litarismo germanico, le sue cause ,e i suoi effetti, non saranno stati distrutti una volta per sempre (destroyed once and [or all). » Pare che bisogni esprimere questo concetto ancora più inequivoca– bilmente. « Le istituzioni - sempre il Times - e le forze, che, peT volontà di Guglielmo, e con l'ac– quiescenza del popol,o tedesco, hanno gettato quest.a in.dicibile calamità sul mondo, devono essere schiac– ciate al di là di ogni speranza di restaurazione (« CT'ushed behond hope of repair ». E di questo pare necessario convincere lo stesso popolo germa– nioo: non si potrebbe eS<Serepiù ottimisti e più per– suasi ool &uocesso, ma eletto per altro senza spa– valderia., come un corollario inevitabile di un'azionn che si ha la certezza, che si sa cli potere ciurme e dominare finchè si voglia. Se il popolo tedesco creda onesLnmonte e sinceramente di fare una guerra di difesa, « deve essere di-sing.an.nato ». Disingannalo,

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