Critica Sociale - Anno XXIV - n.20 -16-31 ottobre 1914

CRITICASOCIALE ' 317 condurrà pertanto al .disarmo e alla p,ace universale; è oerto p,erò che potrà risolv,ere tutta una serie di problemi nazionaH, ohe hanno creato moti irreden– tistici in ogni parte d'Europa, hanno determinato so spetti e dissidi foo :vari Stati, acuito J.e ragi-0ni del loro conflitto, inaspr,ito la polit:ic.a degli armamenti, con tutte le ,conseguenze di ordine politi-co, econo" mko e finanziario Che noi a1b1biamo pur troppo potuto valutare. Anche l'Italia - come tutti sanno - ha il suo problema nazi.-0nale. In qual modo esso potrà es– ser risoltò, e ,s,e in m~miera uguale o diversa per le var•beterre ilialiane che son dette kredente, non è qui il momento di discuter,e e riso-lvere: certo è però che, !>8 anche ,esso sia per sua natura fuori della nostra ideologia rivoluzionaria e inter-nazionalistioa, noi non possiamo. in aloun modo disinteressarcene. Intemazi-0nalismo è infatti solidari,età fra nazioni: la quale non può essel'e dove una di ess-e si senta op– pI'essa da ·un'altra o <trovi in questa ostacolo a com– porr,e la sua '11nità. E, fintanto ohe tali questioni na– z.ionali ·sussisteranno, noi lotteremo· invano per cr%re la soHdari,età fra nazioni, per elim~nare ragioni di conflitti e ·porre argine efficaoe :al1a marea montante degli al'm<amenti. Trentadue anni d'i Triplioe AHeam.a non sonio valsi a sop-ire le ragioni di inimicizia fra Austria ·ed Italia: alla vi-giliia della guerra attuale forse soltanto pochi oarbasso-ri della Consulta e della diplomazìa ·poterono cred,erè che, con tutti i vi·ncoli dell'aHeanz.:a, l'Italia potesse marciare a fianco del– l'Austria. L'.ostilità è co,sì profonda, ohe, in tutti co– loro che tentano di spi•ngere oggi l'Italia alla gue-rra jn aiuto della Triplice Intesa, non sorge neppure il ~•ensiero che essa abbi,a il bisogno di tro,vare almeno un pretesto per giustificare il tradimento d·i un'al– leanza che non ha ancora denunciata, in modo ohe non oorra il rischi,o di meritare domani-, per la sua inf.ede'1tà, il d'ispr,ezzo anche di coloro cui abbia re– cato il suo a·iuto. Tutto questo ci persuade che no-i dob biamo desi– derare la soluzione di quanti problemi naziona.li la guerra presente (ove sfano abbattuti il militarismo ger-manico e i suoi sogni di egemonia) avrà possiliilità di risolver,e: dev-e esse-r questa la guida del n-osLro atteggiamento di fronte alla g,uerr<1. · Con ohe io non intendo affatto di uss·ocial'roi a co– loro, per i quali è indispensabile e urgente che l'Italia entri armara n,el confli:Lto. Io vorrei anzi augurarmi che il Governo iLaliano ahbi·a saputo assicurare al- 1'1.talia quei benefizii, che altri •pensano possan·o ve– ni-re S-Oloda una parte·cipazione alla guerra. Certo i diplomatici ohe riescano a condurre abili trattative non hanno l'aspetto eroico dei condotti-eri d'esercito: p,er ciò noi possiamo avere l'aspetto odioso di avidi sp-eculatori, che cerchino di assicurarsi futuri bene-= fizii col sangue che altri popoli hanno versato e ver– sano sui campi di battaglia. Ma sarebbe paz:z.esco vo– lere, solo p,er questa passione dell'eroiico, accrescere inutilmente la strage e seminare nuovi lutti e trasci– nare nel conflitto quello solo dei grandi Stati euro,p,ei che è rimasto finora estraneo e il cui intervento po– trebbe, a momento opportuno, affrettare la fine della guerra e assicurare alla Triplice Intesa i risultati d-el suo sforzo vittori-oS-O.Nè si deve dimenticare il van– taggio che agli alleati ha recato la neutralità italiana: oggi esso può sembrare meno notevole, anche perohè la campagna dei nazionalisti e dei democratici a fa– vore dell'intervento armato ha contribuito a svalu– tur~ il significato del nostro atteggiamento: ma è questo che ha permesso alla Franicia cli raccogliere contro i Tedeschi tutte le sue forze e che ha impe– gnato decine di migliaia di soldati austriaci nel Tren– tino, oontrilbuendo alle vittori-e russe nella Galizia. Restiamo pur dunque neutrali, se la neutralità non impedi,sca la risoluzione anche ·per noi ciel problema nazionale: ma, in caso diverso, non è la neutralità che noi dobbiamo chiedere, ma quel tale atteggia– mento o)1e meglio giovi a sbarazzar.e il terreno da tutte le, questioni che sono pregiudiziali al nostro internazi·onalismo e la cui persistenza sar·ebbe domani un ing,ombro sul nostro cammino. Se l'opera nostra di socialisti non è riuscita ad imp-edire nel passato c·he il militarismo crescesse spaventosamente in tutte le nazioni di Europa, se non ha saputo o potuto costituire vincoli così saldi di solidarietà internazionale da vincere l'effetto delle comp-etizioni c.sistenti fra le borghesie dei vari Stati; cerchiamo almeno di trarre dall'orrore di questa guerra quel solo beneficio che essa può dare: contri– buiam0 cioè 0 anche noi ad oU,enere l'eliminazione di tutte quelle ragi•oni di conflitti futuri, se-nza cui il nostro antimilitarismo e il nostro intemazionalismo trover.ebbero anche in avvenire, per lunghi anni, osta– coli insormontabili e andre·bbero incontro a una nuo– va terribile delusione. È questo anche - s-e io non erro - il modo mi– gliore per noi di assolvere oggi i doveri della soli– dari,età internazioil'ale .. UGo Gumo MoNDOLFO. BEL [EHTEHAHIO DIUHTRADIMEN Due tradimenti. S.aip,ete? A Taiurogg,en, una volta, la Genmania ha trad'iito la Fra:ncia. Cioè, diciamo meglio: a Taiurog– gein., oenitodiue anni or .sono, llJll ese,rci-to pru.ssiamo ha tra.dito Na,poJoone. A. G. Bo-rg,ese rup.p,ostal'ha. ricordato, nel Col'riel'e della Sua <;l•el 6 o,ttobre 1914 (precisiamo: le da.te contano, mo lto nelle opinioni del Col'l'iue della Sua) pe,i,chè g.li I'laliani, dall'e,seD1Jpi-0 tedesco, imparino la oornggiosa vi,lltà di tradi,re i Tedeschi. Ea,miniamo l'esempio. È v,ero che a Ta:usoggen un prussiUJllo, i.I gene•ria,le York, corrumiBe il giusbificato - pei,ohè riiu6cito - mi.s.fa.tto di tradire i•l Bonapa-rte « aiJ.loeato » al SI\JO re. Ma qnel'l'alleanza e quel tradi– m1ento ci ·ripo,rtano ad anO"i in oui in Europa il Bo– naparte era dasp0,tu. Chi oserebbe raffrontare i trat– Laiti ohe la Pr·u;;sia d'allora, due volte vinta dalla Franci,a niapoleoo_ica, più che accettare d•ovette su– bire, a q'I.L8lli• che ci vincoJan-0 oggi,, in regime di li– bertà ed indipendenza, all'Austria nostra pari: trattati disCJUssi,aiocettati so11Jt.oscr~lti e ri,conformati ... in anti– cipo? Ta,urog,ge,n ebbe drnnq,ue delle so u.se, ohe oggi un tradimento nootro, nel c_aso sempre me.no improba– bile d'ostilità contro l'Austria, non avrebbe; mentre alla sanzione della Triplice non sapemmo opporre • nep,pure una ,ba,rricata. Tamoggen, sì, che si &piega; poi ohe Ja Prussia, nel 1812, fremeva .dello schiaffo di Jeina, e il suo re poteva be.n e, per paUTa o per po– litica, pieg.a.l\S.i a.I nemico con p,att.i da vassallo (paLti rilll1,asli,così occulti, del resto, che i-I Bor~, ric.or– damdoli, è cert.o d'erudirne per la prima volta il let– tore) ma il suo popolo no. E la pro,a è que.sta: che

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