Critica Sociale - Anno XXIV - n.20 -16-31 ottobre 1914

318 CRITICASOCIALE la Confed,erazione del Reno er,a già sorta, ohe Teo– do,ro Korner av,e,vagià cantato. La nostra ti-egua col– l'A•ustri,a du'1".a in'l'eoe, da mezzo seoo.lo ; nè da un ven– tennio nessuno le gridava « abbasso Jl sul serio, e se si carutav,a qualohe cosa (nej caffè concerti, sopratutto) era « morte al Mussulm.an J>. All'austriaco no, mai: neppm'C quando a Vi-enna ci percuo-tev:mo i fratelli in piazza; mentre, Tittoni, ponzava un altro i,nchino, e qual,che reduce di Cu.stoza s'ap'Pi,ccava per fame sulla strada maestra. Anche allo·r<.1,noi, zitti. Onestà d'individui ed onestà di 11opoli. E po-i tutti OOl1il10 che cent'anni or sono. l'Europa non ·oomoatte,va la Francia, ma l'im,p,e·ra:tore; non i,l popolo fr,::moose, mai colrui che Guglie,lmo II chi,am.a ancora le parvenu corse, colui che aveva osato im– primere una IV al posto del sigillo lilial-e dei Ìlgli di Sa,n Luigi. Napoleone era l'usur.patore, e-ra il pi,rata, e « à corsaire corsaire et der)1i >J. Nessuna f.ede all'av– ve,n,tu,ri,ero, cih'era entrato a cavaHo i•H Parlamento e-on,un gesto alla: Cartou.ohe: Pitt gli rifì,utava uclien– w, York I.o,tradiva a Tam·-ogg,en .. Il qual,e epi6odio cli Taruro,ggen resta pur &empre, clo,po t::tli giusilifkazio,ni, un mi&fatto. Per A. G. Bo·r– g•ese la lealtà dei popoli è diversa cosa ciana i.ealtà in.divirc\uale, per la qua\.e og,ni saicrifi.ci ·o è possi•bil.e, anzi doveroso. Ma la v-ecchissi,ma sottigliezza, oggi rimessa a nUJovo da:gli strombettatori d,elLa santa gu,wra, è smentita dalla storia., laddove è consid·erata · co,n qualche ·J,a-rghezza.La slealtà dell'in:cli,vicluo,,come quella della .stirp,e-,condu,ce ineviitaibilmernte a u,n va,n– taggio, il cui più certo carattere è la cadudtà. Pe:rciò a,ppu<nto, dai sagaci, l'onestà è stimata in,tellige,nza. Il disone,sfo, - uomo o p,o,p,oJo - conqutista og~i di,eçi; rimeUe,rà c,e,nto domani .. Vi,noe, una oottag.\ia; subirà una le,gig,e.Occupai ,una pro,vincia; p-erclea'à un credi.to . Che aibhi,amo .guadaigna,to·, noi Ita1iaini, da una poli– tica d.i .p-ì,c1co,!,e as,tuzi,e, di p,iacoli imbrogli, di pì ,c.co ,li COIIIliJJroirness,i, pe,· oui f'lllmmo e siamo ci,tati - non i,n Aus.tria, s,o,lt.anto,- p,ei fi,gli di M,achiavelli, ovv-e– rossia pei nipoti cli Scapino? Questo: che, mentre p,ri,ma d-el,l'i:ndip-em:le,nza n1e:hei nostr-i brig(linti e i nostri lazza,roni eiramo a,r,gomento mo,nc\ial,edi. p,o,esia, oggi .anohe il nostro cliplomati.co e i-1nostro gene,ral,e so,no m,gomento, mondiale di bu,rle-Lta.Que.sfo .anco1m: che il· paese cli Marconi è tuttora, e soltanto, onorato neHe fi,gu,rine di Siena ,e neHe• se•renate di Tos-ti; che do,ve si d:i,ce Itali.a, si c\i,oe·barb,i,ere•, o, J,u,s.tra,scarpe, o sonato,re cli mandotJimo, o Lycl.a Bo-re.Mi;che i no.stri lavoratori - i p,iù sobri ,e i più attivi del mondo - s-on,o ins.ultaiti e pwco·ssi pe·r un ni,en,te,, tanto nelle pia,zze di Berlino che suHe ca]!,1,tedi Mrnrs,iglia; e se l'A,ustria li bastona, l'Ame·rica li cacci.a via: ciò ch'è ancor peggi-o ,per chi ha fom.e. E questo ve,ramen:te ci umilia, .più che non ci esalti !f.l Canzone di Tripoli; o gli applausi del Trianon quando il ·campi.on -e d'Ita- _lia,, nene gare cli lotta, mette co.Jle spalle a terTa il oompi,o,ne di Vienna .... No: I.a c!Lsonestà dei pop.oli, wme la disonestà de– gl-i uomini, un gi,orno o l'ailro si sconta. E q,mmdo pm,e, l'esempio di Ta,uroggen -· ch'è del 1812 ~ riu– sci,sse ad adcli.ta -rci un «tradimento» da, emulà-re ai . dannlÌ del Teçle-sco, c•i proverebbe che ogni s.\.ealtà è ,u,n debito, e che i,1libro dei fati ha il dare e l'avere·. Ri•f.erisce app111ntoil, Corriere (6 o,ttohre 1914) come i giornali f'l'.a,n,cesidel tempo, con satire e inveLti,ve, · «•teffilpesta.ssero contro il tradimento, di York». E non -si deve da,re proprio nessun valore a quel platonico BibliotecaGino Bianco tempes.lare? In queUe ~nvettive, parlava la Nazione; in quelle satire sghi,gna,zzavano, fremendo, i « senti– mentali» covianti im cuore le vende,bte. Non crede, l'a•rti,oo,lis.taciel 6 ottobre 1914, che i giornali foance-si d'a!J,ora non contri1bu.ÌiS's,ero a gettare· i semi di quel– l'odio, che prima dell'ottocento aveva a,v.uto oome pun,to d,i mi.ra , quaisi esclusivo, gl'Ingl-esi, per poi vol– gersi rabbioso e imp,lrucato contro i « tr&çlitori )) d'ol– tre Reno? È v•ero, dioe, il Bor,ges-e, che l'accusa di tra– dimen.to · non mancò mai a-i vinJCi.tori,e che « u,na na– zio,n,e ha sopratutto l'o-bblig,o cli vivere e di vi.noore ». C'è l'obbli,g-o di vi'noere, p,erò. La favola di Gioppino e la leg·genda di Massenzio. La folla appia.ude i·nfa,tti a Gio,ppino, quando Giop– pino, ha ragione di P,i,en-,otper f.orza di J,e,gn:a.Le. Poi– chè il m:as,c{l]2,0neohe rie1soe, no,n lo si nega, ha ra– gion lui.. Quando ries,ce, i,ntendirumoci. S,e no., in ga– lera. Ma siamo no·i• Gio,ppimo, ben aTma.to cli ra•n– dcl lo; o non siamo piuttosto Pierrot, ohe cantava alla luna? Io so che tr,emila ci•abattinJ, mentre sc;rivo, stamno tira.ndo lo spago alle scarpe di cui i no·s,Lri &oMa.tisono p,riivi. E c'è chi sup,p.one•che il Gi,oppino tedesco, il Gio·ppino testa-dhra, potr,ebbe ancor,a · t.e– g,narci, per q,uamto adesso, qua.!oun altro stia J,egnan– clo lui. De!l,e birbanteri-e a li-eto fìne, già sappiamo· l'eÌlmera utili.là . Ma di q-uelJ.e·a fine ca,ttitvo, chi con,tò mai le J,aorime? In una, ,guerra oonlro i T,e,des·chi.,chi dareibbe p,er certi,s,sùmo il -sop,ravv,e·ntonos:tro? È l'Austria ve– rame,nte, ag,onizzante, pe.rcihè i guerrafondai ci ricòr– d·i,no,la \.e,ggencla di Mas&enzi,o che legava i vivi coi ,mo,r:ti p,ercihè ins·ieime p,u,trefooes,;ero? E se l'Aus·tria è la morta, !,a viva Italia non se n'è giù staJCoofaco.lla neutrali.là? O non le è bastato, tagliar I.e corcl-e, e con lo ste&so col1LeUovuol co,lpire i:l cada;v,e·re? E la vit– toria in e,amp,o, ora, ci darebbe, ],a vittor.ia clefini,tiva? O non arriv,e,remmo, p·er avve:ntura, i•ro.ppo tardi? Il tradimento- ha infatti un'atteruua,nte· sola: quando è imp-rov,viso, ra,p,id-0,spontaneo, ed ha anoor,a il co.\o,re c\,ell'avven.lura,, la be\1,ezza:del rischio. Ma I.a f,e,J.l,onia brave-sca cihe s'agguata, calcola, confronta; congiuro, è oo,sì sporca, c:he a p-ensa•rla immaginata in nom~ de,lla P.atria - in nom,e cli un id,eaJ.e.- non ei .si rJ.1r– riva. Davve,ro se le gru,e,r,res,ervono - oome scri,v-evn il si,gnor De La Grasserie - « polli' prouver notre courage », q1uesto -co•raggio nostro è d·a eroi, della s,es,ta, anzi della 75a. gi·O'!lnata(chè tante ne pa'S>sa.rono dal p.riimo co.J,p,o. di oarmon,e). Notava: Lo &tesso Bor– ge,se, ·a pro.posifo di Tamog•g-en, che i più vili a tradir Na'Poleone furono gli ultirni, - i Bavari e i Sas,soni ~ non il primo: il g,eneraJ.e York. Ebbene, ad ogni ora ohe passa i vo,ciator:i della gu,erra prendono fiafo, e ·no:n s'accorgono cli perde·re fo,rz,a,. Ma·ramaldi nel paes-e- d·i Ferruccio, pa.rlano di fucili e di spad,e e non s'aooorgon:o di affilare, - s-emp·re più fino, sem– p-r,e più bri,ga,nt,esco - UJno stile-. Io v,o,g.Jioainohe trascurare il •peri-colò - be,n lumeggiato eia quesile pagine· - che i tedeschi abbi.ano poi da oclia,rci fino aill'ultima goccia cli sangue loro; e v-o,g:li•o an~he ba– stull,a·rmi a credere, oogli ingenui, ohe si arri.vi a sohiacciarne la razza tutta qua111ta,oome, u:na veispa noiosa. Ma, e gli altri, e gli Alleati? Che parte s,arà fatta, al si,oario defful,tima ora? Non certo quella del \.eone. L'ultima peco•ra, di-cono i fior.erutini, piscia nel secchi.elio. Qui' si parlava ap·pu,nto, non di leoni, mo di pecore.

RkJQdWJsaXNoZXIy