Critica Sociale - Anno XXIV - n. 9 - 1-16 maggio 1914

132 CRITICASOCIALE Mu la sLampa socialista ri~1oluzio_ua!·iaha un suo ,i JJl'ÌOl'i: essere sempre con _il. cons1gho che sembra più 011.clace, anche se è poi Il_ meno _conforme a1 · principii del partito. C'è un 1mperal1vo vamtoso nella coscienza rirnluzionaria che induce a sacrifi– care ogni altra consiclerazio1~e all'opport.un.itù cli non par:cr·e a nessuno secondo rn arcl1menLo di propo– siti di-sperati. In ciò ci potrebbe essere una reale cq,andezza se la vittoria non s,i preannunziasse trop– po facile, se ornai non fosse per· troppo lunga es-pe– riem,a climuslralo che a lla si.retta delle cose sono più le par<;>leche i fai. ti ris_chiosi,_a cui il rjvoluzjo– narismo più o manco ant1sociahsta sfida Il socia– lismo·... E non meriterebbe uscir dal s-oci,alismo e volsere le spalle ai propri compagni, per strappare simiglianti allori ad anarchici e sindacalisti. Della stessa purezza apoliticanlc cl,ei dirigenti il Sinda– calo ognuno che ricordi i fatti del 1911 e le soll~– citazioni sindacaliste cli retroscena, pers1110-nella cl1- mrst.ichezza dei ministri, dopo aver « collaboralo » non pure coi deputati socialisti e con gli altri cli Estrema Sinistra, ma perfino coi clericali inviLati a1),– posit.amenLe per .togliel'e il carattere politico al richie– sto patrocinio parlamentare, sa che pensare .... Tutto ciò no-i osserviamo -- si intende -- non per dire che il Sindacato abbia fallo male ad accostare il Go– verno ·dopo tante violenti dichiar.azioni di astener– sene, ma per stabilire che ben fece la Federazione a~enclo· della stessa guis-a dicci giorni prima, e me– glio avrebbe fallo il Sin.clacalo a fare lo stcss-o prima, d'accordo con l,a Federazione, dacché doveva poi venire alla stessa conclusione. Ora è da chiedersi fino a quando la. imprecisa co– noscenza dei principii e la vanità in gara cli parole e cli g.esl.i altisonanti giuochernnno il partito nostro davanti ai suoi nemici ,,ossi? Fino a quando ci ver– gogneremo di esse1'e e di agire eia socialisti, sem– plicemente eia socialisti, di front.e a sindacalisti e ad anarchici in combutt,a coi corporativisti cli tutte le· specie, rivoluziona-ri, riformisti, repubblicani, e, magari, cl-ericali?· Fino a quando uno. zelo sbagliato cli popolm·ità ad olLranza ci for1,erù la mano e il gi udizio, ·oltre i principii che sono nos1ri? ... Ecco lo spelt.ro che irriçle e aizza di continuo dai fianchi l'e s ercito• nostro. in cammino, l'anarcoicfismo che provoca, lusinga, vellica la vanilit rivoluzionaria . dei migliori militanti, che diventano timorosi di non sembrare abbastanza ·avanzati e ardimentosi. Co- 1,esLospettro non lo si caccia che tornando risoluta– mente all'austerità dei nostri principii e intensifi– cando la conoscenza dei principii stessi. Questo è il vero antidoto ad ogni demagogia. Qunnt.i ])uoni compagJ1i noi, ritengono sia il sindacalismo un so– cialismo più. cu;anzato, mcnlre, eviclent.emenlc, t'S è meno, in quanto il sindacalismo è il socialismo che si arresta al sindacato e non va fino alla totalità della clnsse? Tut.tavia per quel « falso veder» ne impone a molti. E così molti riteng-ono pjù socia– lislà il Sindacato- che fa una sett.iman::i dopo ciò che ha fallo una settimana prima la Federazione dei Ferro·vieri, e però hanno accolt.o senza ribellione, anzi hanno acclamato il giro di waltzer col Sinda– cato cui, dopo il ficlanzameHto con la Federazione, si abbandonò il Partito, alquanto balordamente. Non ci preoccupa che i capoccia del Sindacato abbiano ricambiato_ il Partito con sconfessioni e oltraggi.· Ciò slabd1sce soltanto che quelli sono semp1,e al loro posLo, uguali sempre a se stessi, mentre noi non_ lo sappiamo essere. Ci prcoccupn che un ge– nerico sent1ment.o rivoluzionario offusch.i la limpida idea specifica del Partito. Ora è tale idea che nella ultima agitazione dei ferrÒvieri si è fallo cli tutto per sommergere, senza che noi resislless.imo· quanto era dover nostro-. Perchè noi siamo socia– listi, e ciò è incomparabilmente di più che essere BibliotecaGino Bianco dei leghisti, ancorchè l'obbiett.ivo economico deHa Leg.a si voglia ra~giungerlo con la ragione o ,con lo sciopero o con le bombe. La vera idea rivoluzio– naria è nel socialismo, non nel proposito cli miglio– rare il proprio salnrio, se anche con metodi di estr<!– rna viol-enza; perché la concezione rovesciatrice del regime ciel salariato è quella clellfl società senza classi, senza• proprietà privata dei mezzi cli lavoro, e 110nquella elci più o meno fiem accamparsi cli un gruppo contro tutti _gli altri, per av-ere, in qualunque modo, soddisfazione dei propri.i desideri, senza al– cuna preoccupazione dei fatti alt.rui. Èpperò chie– diamo: quanto clisla ancora la concezione e la pra– tica comuni del movimento operaio dal... sociali– smo? E così eccoci sempre a quel punto: i Con– gressi del Partito· lo delibano e passano senza la– sciare mai un dettame sicuro per là pratica. L'ultima agitazione dei ferrovieri ne è la prova - dolorosa ma evidente ... CLAUDIO TREVES. PATRIOTTISMO ..'.. COSMOPOLIT . Comee da chi si fabbricano.... le spesemilitari. Il discorso di Snòwden alla CameradèiComuni.· Un punto della relazione al Congresso di Ancona di Claudio Treves e Silvano Fasulo sul problema degli armamenti Ri presta a una amplificazione non inop- portuna. · Si tratta, in sostanza, del punto centrale· della que– stione, e di' uno dei fattori prevalenti dello sfrenato militarismo delle nazioni e~ropee. Quale è la ragione principale per cui quasi tutti i · paesi, grandi e piccoli, gettano ogqi .anno le Ìoro mi– gliori risorne nel baratro delle spese militari? La giustificazione di una tale politica dovrebbe ri– siedere principalmente in un complesso di cause dì ordine economico e politico, a cui fossero collegate con un nesso indissolubHe la vila stessa e la prosperità delle singole nazioni. La constatazione più comune ci dimostra invece che tutti gli Stati., pur preparandosi fùriosamente alla guerra, la guerra temono, proprio per tutta una sèri_e di im– portantissime ragioni econom:che e politiche, Una grande guerra internaziouale sarebbe il macello e il fallimento, i·n Europa, e la rivoluzione inevitabile. Si può presu– mere- che gli uomini di Stato che reggono le sorti delle varie nazioni si propongano, con una unanimità e so• lidarietà impressionante, un. tale scopo? Non è presu– mibile. La verità è che il militarismo è diventato nell'epoca nostra uno degli aspetti più tipici, u_no dei prodotti prevalenti e più rlissolvitori del capitalis!llo, in funzione di alta banca e di un brigantaggio il più immorale e parassitario. ' Nella chiara e suggestiva relazione dei nostri com– pagni, la quale ci riassume lo svolgimento del pensiero socialista internazionale, attraverso i Congressi, intorno al problema degli armamenti e ai mezzi di combatterli efficacemente, è segnalata (e qui sta il nòcciolo della questione, il vero baluardo della cittadella nemica, il motore della grande macchina militarista-nazionalista– t,rustaiola) la formazione di un industrialismo militare e navale, il quale opera e proMpera •COil' l'aizzare e sus– sidiare la stampa patriottica perchè, agitando sempre lo spettro della guerra e la prevalenza militare dello Stato vicino, spinga i governi a rinnovare .incessante- J

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