Critica Sociale - Anno XXIV - n. 9 - 1-16 maggio 1914

CRITICA SOCIALE. 141 pografie ; ·una Soc-ietà per le miniere d'oro, che chiudeva il bilancio al m dicembre 190_7 con una perdita di L. 133.571,52. Si aggiunga_ un movimento commerciale· che si bi– lancia, nella media · del quinquennio 1907-1911, in · L. 3.406.000 di esportazioni dall'Eritrea in Italia (rap– presentante, nel 1911, il 37,07 per cento dell'esporta– ~ion:e totale della Co-Ionia); e in L. 7.672.000 di impor– tazioni in Eritrea dall'Italia, dove 5 milioni e mezzo sono rappresentati da tessuti di cotone ·sopra 6 milioni ~ inezzo di importazione totale della stessa merce. , Sebbene l'importazione delle cotonate italiane superi l' 80 per cento, " nei filati, di cotone grezzi ed imbian– -chiti, osserva l'on. Martini, la metà dell'importazione proviene·ancota dall'estero; nei tessuti di cotone grezzi, l'India, malgrado tutto, ci fa ancora una seria concor– renza; i tessuti di cotone grezzi, pesanti e leggeri, con bordure a colori, provengono tutti. dall'estero per circa un quarto di milione all'anno; e, mentre ci siamo resi <iompletamente padroni del mercato per i tessuti di <iotone imbianchiti, operati e graticolati, quelli lisci provengono per una buona metà dall'estero, come pro– vengono ancora qall'estero la maggior parte dei tessuti -di cotone stampati a colori e tinti. ' "'Il problerria non è dunque ancora completamente risolto e pensino i cotonieri italiani che la loro attività, aiutata. dàlta p1·otezione doganale, ha ancora largo campo da svolgere in Eritrea ,,. Insomma, per vivere, la granicoltura eritrea ha avuto bisogno di far entrare il grano in franchigia in Italia; l'industria dei tessuti italiani, per. conquistare il mer– cato eritreo, ha avuto bisogno del dazio protettore in Colonia che ha causato una perdita di oltre 200.000 lire l'anno al bil!!-ncio eritreo! Bilancio passivo. I quali risultati complessivi si sono ottenuti dopo venti anni di occupazione, con una spesa di .circa 500 mi– lioni a tutto il 1907-1908, e una spesa annua successiva · di circa 6 milioni l'anno, i quali, ha un bel dire l'on_Mar– tini che servono quasi· unicamente a far fronte alle spese militari perchè la Colonia vi ve coi propri mezzi; ma gravano pur sempre sul bilancio della madre patria. Senza.dire che, quando, per incassare circa 2 milioni e mezzo (bilancio di previsione 1910·-1911), si deve contri– buire dalla madrepatria con altri 6 milioni, in gran parte per garantire la pubblica sicurezza in Colonia, e . si deve ricorrere agli artifizi doganali sòpra indicati per non far morire l'industria e il commercio, non si può dire che i risultati siano brillanti e incoraggianti. Seppure le cose continuino tranquille e non si verifichi una invasione delle truppe nemichè adiacenti ai confini, 1' invasione che, per altro - assicura l'on. Martini - non si effettuerà mai, se la nostra politica continui a mostrarsi schiettamente neutrale come finora ha fatto ,,. E speriamolo. Ma, dopo constatazioni così poco lusinghiere, non si meraviglino l'on. Martini e il senatore Franchetti che in una delle passate domeniche di aprile parlava al Filologico ·di Milano del!' Italia e . delle sue Colonie, " dell'errorè e della colpa delle classi dirigenti ,,. Esse hanno il fiuto nè più nè meno delle classi proletarie. Queste vo,lgono ad occidente e varcano l'oceano per cercar lavoro; quelle investono i capitali o in industrie che si svolgono sotto i h>ro occhi, o in Buoni del Te– soro al 4. per cento, o in qualche t1·ust sid.erurgico o z,uccheriero protetto, o, se si avventurano fuori dei confini, seguono i capitalisti pit1 esperimentati, che :vanno a raccogliere il 10 e il 20 per cento nei paesi nuovi del Sud-America, ma non si avventurano nè sul– l'altipiano dell'Asmara, nè nella valle del Barca, per quanto sangue nazionalista scorra loro nelle vene. E allora? E allora accontentiamoci di esportare dall'Eritrea in Libia la merce Ascari, e aspettiamoci che l'ultima Co– lonia sia conquistata e pacificata e sfruttata come .... la prima. ALESSANDRO SCRIA YI. NB. Accompagnano la Relazione Martini tre volumi di Allegati, che ~omprendono, in oltre duemila pagine, una collana di documenti cospicua, pregevole ed esau– riente per là storia e lo studio dell'Eritrea in tutti i suoi aspetti. BibliotecaGino Bianco Il capitano Abele Piva illustra l'origine, la fisionomia e la storia delle antiche genti dell'Eritrea, e gli scavi archeologici nella regione di .Cheren; Giotto Danielli e Olinto Marinelli pre~entano una carta geologica rlella Eritrea; A. M. Tàncre>ii ci offre degli appunti cli cli– matologia Eritrea, e Michele Checchi enumera le lingue parlate nella Colonia. . William Caffarel fa precedere uno schema generale di un progetto di legislazione penale e di ordinamento giudiziario e carcerario per le tribt1 indigene della Co– lonia da uno studio oltremodo interessante sul concetto· generale della misura e qualità delle pene che si ha colaggiù e del quale convien tenere strett9 conto nel– l'e,cogitare sanzioni e penalità per non commettere errori più fatali di una battaglia perduta; mentre Mario D'Amelio esamina le condizioni dei mercati di Asmara e di Gondar per allestire un disegno di Codice di com– mercio, e un'apposita Commissione stlidia e propone le innovazioni e modificaziçmi da apportare al Codice civile. Chiude la lunga serie dei decreti governatoriali, delle statistiche demografiche, giudiziarie, postali, commer– ciali, delle Relazioni finanziarie della Colonia, un gruppo di monografie su la pei;,ca e il commercio delle perle e"della madreperla in Eritrea (Giovanni Salvadei), sulla azione antischiavista (D'Amelio), sul commercio delle armi .(Felter) e sulle condizioni di undici Commissariati e Residenze della Colonia, che dànno un quadro com– piuto delle diverse regioni amministrate dai Commis– sari italiani. Nel quarto volume. ognuna delle circoscrizioni am– ministrative è illustrata graficamente, mentre una serie di cartogrammi ci presenta la densità della popolazione; le lingne parlate; le religioni professate: i terreni de– maniali; la distinzione del bestiame, e della ricchezza pure in bestiame, nelle varie regioni; l'a.mministrazione italiana, e gli schizzi illustrati vi della linea di frontiera rettificata in di versi punti. Sorprende soltanto che un'opera di carattere e di importanza, vorremmo qnasi dire, monumentali, sia ap– parsa· in una er:lizione così sciatta, allorquando le vesti tipografiche delle Relazioni di altri Ministeri vengono facendo'si ,empre più composte, più ricche e persino più leggiadre, e che essa sia data fuori con un ritardo di sei anni sugli ultimi dati ai quali si riferisce. ONTRIBUTO AllAPATOLOGIA Df L SfRVAfifilO Io n0n mi permetterei mai (Ippocrasso, Gallieno e Avicenna suddito i:ostro me ne guardino) di fare il dottore di medicina in mezzo a uomini politici, se anche la benigna larghezza tollerante di questa Rivista me ne dèsse licenza. Un po' di buon gusto congenito e di ci– viltà acquisita me ne. ritengono, sebbene io riconosca che una qualche parte della critica sociale si può fare o confermare con i dati della Medicina, questa tormen tata e crocifissa e pur sempre verace e fedele amica dell'uomo. Neanche si tratta qui di fare all'incirca della patologia del lavoro, della quale per l'appunto- costà in Milano ci sono eccellenti cultori ed organi competenti. È invece qui mia intenzione informare i lettori sopra uno special caso curioso di indentamento- della critica sociale nella patologia: le quali due ruote si muovono di conserva e stridono una loro canzone, che orecchi diversi pos– sono raccogliere. Il caso ci è offerto da un articolo del Kraepelin (di Mi.inchen) sull'Isteria, pubblicato ·nella Zeilsch-l"ift fii1· die gesamle Neurologie und Psychiatrie del 1913. Perciò chiedo scusa al lettore se qualche pa– rola di ragguaglio tecnico mi bisogna pure permetterla: perchè bisogna prima di tutto sgombrare energicamente dalla testa la grossa banalità, più o meno popolare, che l'isterismo sia qualcosa di connesso essenzialmente col sesso femminile e con gli organi relativi e loro funzioni. Come potrebb'essere ciò, se l'isterismo Si ,erifica anche

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