Critica Sociale - XXIV - n. 4 - 16-28 febbraio 1914

52 CRITICA SOCIALE la cessione gratuita è il miglior metodo pAr affret– tare con poderoso impulso, la colonizzazione at– tira~do le famiglie dei coloni. Il Leroy-Beaulieu smonta l'apparente fondatezza··del metodo di di– stribuzione gratuita (1) servendosi dell'esperienza secolare che prova che il regime g-ratuito avendo per contrappeso una serie di controlli e di garanzie riflettenti l'obbligatorietà della coltivazione siste– matica dei terreni, ottenuti gratuitamente, diventa il peggiore dei sistemi. Se es(lo può servire per attrarre le prime onde emigratorie, e per servire da esca alle prime grandi fattorie capitalistiche di sfruttamento, contiene in sè i germi di seri in– convenienti, che potranno in seguito servire da freno di arresto. Questo sistema, corruttore per eccellenza,· che servi sempre pel passato a favorire gli amici della Corona o ad allargare i cl ienti della Corte, pre– suppone una colonizzazione ufficiale ad oltranza, perchè toglie al bilancio della colonia una delle più importanti risorse proprie, addossando alla metropoli il gran cumulp di spese della così d!i,ltta " preparazione " coloniale e delle .ulteriori spese di mantenimento ordinario delle dipendenze. Deve stimarsi come una variante del sistema gra– tuito la vendita a prezzo sufficiente, ideata dal Wa– kefield, ch'è un espediente per organizzare l'emigra– zione gratuita dalla madre-patria in colonia. I coloni, reclutati dal salariato colonial_e, pagano per la terra un prezzo d'acquisto bassissimo quanto basta a ri– sarcire le spese che lo Stato sostiene pel viaggio, l'insediamento e una prima scorta. Tuttavia questo sistema wakefieldiano permette la formazione di_ una economia di agricolçori indipendenti a fianco · all'economia capitalistica coloniale: per questa ra– gione non riscuote le simpatie dell'imperialismo, che è l'imposizione violenta del capitalismo, come forma di civiltà par excellence, che non sopporta le mezze ;misure casalinghe e lo spirito di parsi– monia che reca con sè un'economia diffusa di. pic– coli agricoltori indipendenti. Se lo Stato italiano non vuole continuare nella di– struzione delle enormi masse di capitale produttivo, che abbassano il reddito minimo e accrescono le disuguagli_anze delle fortune, deve preoccuparsi affinchè il bilancio coloniale tenda a vivere da sè, coi frutti della ricchezza coloniale: :E ciò lo potrà fare soltanto astenendosi dalle fastose prodigalità del demanio fondiario, assegnandone là massa - previa ritenuta d'inòennizzo - al bilancio colonia,le. Le prodigalità se sono at,te a reclutare fautori interessati alle istituzioni, mantengono rn vita le ragioni d'indispensabile aiuto finanziario della me– tropoli verso il bilancio coloniale. , V. 17. - Trattamento degl'indigeni. - Un precon– cetto che alimenta le infatuazioni ed autorizza -le oppre"ssioni dei conquistatori sugli aborigeni è la credenza nella superiorità assoluta della no·stra razza e della nostra civiltà sulla razza e sui co– stumi dei paesi nuovi o vacanti. La zona del Nord– Af'ri?a fu già sede d'una civiltà araba superba (epoca degli_ Abassidi), che conobbe le altitudini del puro pensiero e le audacie creatrici dell'arte. Se Carlo· Martello non avesse frenato a Poitier l'impeto del– l'assi:l~o del popolo arabo (e molta parte degli uomm1 che ci flssumiamo di civilizzare è di quella stirpe) (2) esso, sceso in Italia, avrebbe imposto a ( 1) LEROY·BEAULIEU: La coi. eh. zesp. m., pag. 686 e seguenti. (') Sot.to la dominazione araba, la Spagna non conobbe più l'anal– fabetismo. Oggi gll spagnuoll fanno concorrenza agll Italiani nena Ignoranza dell'alfabeto. BibliotecaGino Bianco noi la sua civiltà, ch'oggi deridiamo, obliandone le passate grandezze. Non si deve in nessuna maniera accreditare la _tesi della perpetua inferiorità dell'indigenato di Libia per autorizzare una politica di compressione. Ai nativi· dovrà darsi larga parte nelle funzioni del governo amministrativo locale: perchè è dal contatto, dal senso di. dignità che deriva all'indi– geno· di se1+tirsi i"l!tter pares che potrà generarsi quella base di oo6perazione che è indispensabile ad una normala evoluzione coloniale. Gli esodi di popolazione in massa - propri di altri tempi - potèrono creare la necessità della 'compressione e dello sterminio dei popoli indigeni: ma il tipo di colonizzazione moderna, radicalmente mutato può e deve fare assegnamento sullo spon– taneo concorso dei nativi all'avviata dei più per– fezion!l,ti metodi di produzione. Le tendenze im– perialistiche soltanto, rendendo la' colonizzazione un incidente solamente del loro principale scopo. d.i dominio politico, abbassano. la, morale dei eivili" in colonia invee~ .di. elevar_~ 1 i,qi10l~a degl'indigen.i.•" 18. - La legislazione coloniale estera è farra• ginosa e casistica in maniera da dare l'impressione che sia ispirata da gravi preoccupazioni giuri– diche (1). Niente di più falso di questa impressio·ne, se si pensi alla inanità di ·tutta la parte tutela– trice riflettente gl'indigeni. L'Atto di Berlino del 25 febbraio 1885 nel quale le Potenze, che hanno colonie africane, si impe– gnavano alla conservazione dell'integ-rità fisica e delle condizioni morali degl'indigeni,. fu lettera morta. Tutti i Congressi di sociologia coloniale han confessato con amarezza che il maltrattamento degl'indigeni è diventato qi una vetgognosii, cru– deltà ( 2 ). L'ottusità dei sentimenti filantropici della· borghesia ha avuto. modo di appalesarsi ·in tutl;a, la sua ripugnanza nella maniera gelida con la qua,le sono state accolte le proteste nei vari Parlamenti d'Europa. La regolamAntazione del lavoro indigeno resta sempre dominata dal capriccio mutevole delle Compagnie sfruttatrici e dei priv:ati intraprendi- . tori, che gli Stati pongono sotto un'egida d'impu– nità: corvate, arruolamenti forzati, riduzione d'in– digeni allo stato· di dissimulata schiavitù, come avviene nel Benadir, sono i tormenti più consueti cui vengono sottoposti i nativi di colore. 19. - Gli uomini individualmente non· han:no che· un sol modo di sfuggire alla tirannia dello Stato che li opprime: emigrare. Ora ,uno dei s_i– stemi cui .ben .di• frequente han ricorso i Governi, tanto nelle colonie di sfruttamento, qUaJ?,tO per quelle di popolazibnl: per ·as~ic\lrare. ai :c.9lo;i;1f e ,l:!,i , piantatori una 1 mano d'opera docile e potiticamente riisorganizzata, è la proibfzione _del diritto di emi– grare fulminata sul capo degl'indigeni. Una tale misura per i nuovi soggetti d'Italia può facilmente venire adottata per assicurare i capitali. personali ai primi coloni. finchè durerà la rilutta,nza dei no– stri emigranti a varcii,re quelle terre ancora ino– spitali .e avare di viveri e di guadagni. E' questa una violazione del principio di eguaglianza giuri– dica fra gli uomini cui una conquista coloniale suole addurre. E il socialismo non. si può rendere complice di queste reversioni barbariche. · Ogni garanzia conèeduta dalla lettera della legge agl'indigeni è vana· parola nell'esecuzione, perchè at'fidata alla magistratura degli occupanti. Perchè u!1a. sicura imparzialità nelle sentenze fosse rag– gmnta occorrerebbe estendere il sistema del giury ( 1) BABLED.: Dlx a11sde légtsiat1011s colo11tale, 1907. ( 2 1 BENITO SYLVAIN! D1t sort des tndtgènes, ·dallB 1e.coio11,e d!ex- plo!tation. • •

RkJQdWJsaXNoZXIy