Critica Sociale - XXIV - n. 4 - 16-28 febbraio 1914

53 composto i,n parte d'indigeni. Ma la boria del con• quieta.tori condanna alla ,perpetua inferiorità l'uomo di. colore, e non sopporta di elevarlo fino all'eser– cizio della giurisJizioiie sui suoi. propri interessi ( 1 ), \ gere in It.alia il vampirismo crispino, sotto l'usbergo , appunto del motto. di Crispi: " il mio nome. é . domani ,,. Strana maniera di giustificare. ogni in– . sania presente c_olpretesto che dei frutti benefici Una colontzzazione a tipo libero, composta di emigrazione libera di capitali e di coloni, che sta– bilisce, con equi compensi agl'indigeni, le condi– zioni -inizia~i dello sviluppo economico della con– trada nuova o decaduta può. attenuare enorme:. m_ente ,gl'inconvenien-ti e le nequizie della colo– nizzaziolle ufficiale; . 20. - Gl'immigrati, mercè emigrazione spon– tanea e a loro spese, dovrebbero formare il quadro via via più largo della colonia' italiana .. Non bi– sogna arretrare· dinanzi alla conclusione che si può trarre da questa · direttiva. L'emigrazione co: lonizzatrice libera - attratta dagli alti salari che le imprese_ colonizzatrici e le nuove fattorie si porrebbero in grado di ·somniiniserare - addur– rebbe in effetto ad un tipo generale di società– precapitalista. Le facili accumulazioni porrebbero a.lungo andare•gl'rm:mig1,atHn grado di acquistare dei poderi per proprio conto (2): e il capitalismo sarebbe solo l'incunabolo della colonizzazione - e vi· diverrebbe fenomeno di eccezione. Se gli affa– risti èlel _colonialismo hanno la pregiudiziale capi– talistica ( 5 ), non dovrebbe averla lo Stato italiano, i cui governi fanno assai spesso l'apologia• d'un regime fondato sulla piccola proprietà autonoma dégli agricoltori ( 4 ). · 21. - Il popolo· produttore deve sapere im– porre agli art_efici della politica di colonizzazione ·ufficiale che ha per oggetto non l'evoluzione co– loniale ma l'espansionismo lucrativo. del capitali– smo, monerazione e con:ettezz!I,; e, sopratu_tto, una virile energia di resistenza ai progettisti fantastici e ai cacciatori di concessioni dalle avide canne, assai più nòcivi dei primi. L'avarizia degli elementi e dei dati concreti sulle condizioni .iniziali (fondiarie, culturali, idrografi– che, ecc.) di Cirenaica e di Tripolitania, e la -ten– denziosità apologetica delle fonti ufficiali cui sono fin'ora attinti non permettono che temerari auspici. Che la recente conquista afric:!.na possa fra poche genarazioni avvivare per sola opera dello Stato una florida colonia di popolamento italiana, è cre<lenza di' un ottimismo gratuito, che solo gli aspiranti funzionari possono accogliere senza discussi.one. La storia recente degli altri paesi testimonia che gli acquisti coloniali servirono assai spesso di strumento fra le mani dei Governi per alimentare una politica di 'pro<ligalità., col' pretestò che la parsimonia dei bilanci vieta di lavorare alla ric– chezza· della posterità cittadina e toglie di attendere all'opera di civilizzaziorie dei sottoposti. V'è il pe– ricolo· attraverso la politica coloniale di far risor- (') Libertà, vartetà, spe,·a11za, ~olio 1·tre ratt~rl, eecotido JIIarshall: Prtnc. di Ec.; p. 240 in B. d. E., ohe dÌmno vigore alla colonia. Se ciò vale pel 1/lanchi, non s'Intende come non valga ugualmente per gli Indigeni. (2) È una regolarità costante che prima Marx e dopo Lorla han riscontrato nel mondo coloniale libero. (') V'è chi alforma che cosi pensando, i soclal1etl· allont~nnno la real1zzazlone del loro programma - che presuppone l'unlversa!lz• zazlone del cap1ta11smo,come matrice essenziale del nuovo regime. Sono coloro appunto che riducono la concezione marxista ad un mec• canlsmo fatallstlco, e non Intendono 1a,complòssltà. del processo sto• rlco, che ò dissimile da paese a paese, e che cl fa ritenere perret• tamente possibile Il passaggio da un•economla di agricoltura Indi_. pendente - che esiste eccezl(!nalmente anche nel capitalismo più avanzato - al re11lmesocialista. (•) Il Luzzattl anzi vagheggia un apposito progetto di legg~···· per l'Italia. 10tecaGino Bianco ci malefici della polit_ica coloniale non possiamo .essere giudici noi, ma gli uomini di domani. 22. - La Germania e l'Italia, ultime arrivate nella li_zza ·delle competizioni coloniali, portauo nella loro politica espansionista i s egni d ella loro inesperienza, delle. loro incertezze, del.la .loro pue– rizia. Ma la Germt1.nia può sopporta re c on la im– ponente ·sua economia nazionale i danni deglÌ erramenti còloniali: l'Italia, all'opposto, paese anc_or povero e di ritardata accumulazione capitalistica, potrebbe espiare con considerevoli regressi econo– mici. le imprudenze e le dissipazioni delle sue sfere dirigenti. E. LEONE, lE IMMINENTI LEfifilSOCIALI La nuova « legge agraria» - Un disegno im– minente sull'assicur,azione contro le malattie - Infor~uni agricoli e « Consorzi ». (Nostra lettera romana). Roma, 14 febb.-ato 1914. Il sentiero ministeriale è lastricato di parecchie buone .intenzioni. L'on. Nitti · ha fatto d.el suo meglio lunedi scorso per collocarvi le migliori p ietre .... Ma sta a ve– dere se ci si metterà di mezzo anche il Tesoro dello Stato! È !'!idifferente,· infatti, l'apprendere certa gran– diosità di propositi Ìegislati_vi quali si an.nunziano di tra le colonne o le righe dei giornali o attraverso qual· che indiscrezione, o per la parola stessa, sebbene molto generica, del ministro dell'agricoltura, quando non si · sia ben certi, anzi quando .si abbia il maledetto dubbio che tutta quell'abile scenografia debba rimanere sem– plicemente coreografica. Ad ogni modo non vogliamo buttar là pessimismi anticipati, che potrebbero parere anche troppo ispirati a partito preso. Certo che l'ins_ieme dei disegni di• legge che stanno per uscire dalle fucine del Ministero dell'agricoltura importereb be, se r ealmente attuato, oneri non lievi. Vorremmo parli.re in primo luogo del meno noto di questi dis egn i, che a dir ii vero non sembra ancora · del tutto compiuto, almeno in alcuna parte. Ma appunto per questo ci asteniamo dal darlo ota, .e ci fermiamd soltanto ad accennare alla linea fondamentale di esso. Intendiamo alludere ad un disegno, di cui non è stato finora parlato, nel quale l'on. Nitti, invido· degli allori raccolti· a suo tempo dal Pantano, ha inteso unire in-· sieme una t~le Homma di ini~iati ve e di dìs!Josizioni varie in fatto di colonizzazione interna, da dare al com– ples:90 e mastodontico disegno, aimeno nelle inten'lioni del p,roponeote, il carattere e gli aspetti di una grande riforma o legge agraria. Naturalmente il Nitti ha af– frontato anche la que~tione del· latifondo, di cui fil. fatta par~la alla Camera recentemente dall'on. Giolitti, e che si sapeva dover costituire uno _deicapisaldi' della nuova legislazione agraria del Ministero. E questo co• stituirà ·un titolo di superiorità sul progetto Pantano, il quale mirava soltanto ad utilizzare, à s.copi di colo– nizzazione interna, i demant degli enti pubblici. Ma la superiorità _potrebbe essere effimera, se in questo p~nt? la riforma non intaccasse profondamente la q,ue– stione del latifondo, conforme ai desideri ed alle aspi-

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