Critica Sociale - XXIV - n. 4 - 16-28 febbraio 1914

58 CRÌÌÌCÀ SÒCÌALt quella calabrese in ispecie. Il Ruini ba mente pra– tica e.-1organica, che lo fa rifuggire rtalle teorie e sopratutto rlalle teorie unilatera-li che si contrad– dicono a viceD<ia. Così, se non nutre esagerati en– tusiasmi per il credito agrar'io e non caldeggia in proposito artificiali incubazioni di Stato, non acc~tta nemmeno la. tesi rii coloro che il credito lo ammettono soltanto se spontaneo e sostengono che di credito, chi ne è degno, ne trova sempre. . Parimenti il Ruini,,pur riconoscendo l'utilità de– gli sgravi e della ri/'rn·ma doganale, è ben lungi dal ritenere, come ritengono alcuni, che il pro– blema merirlionale stia tutto nel sollievo dei tri– buti e nell'abolizione o diminuzione dei dazi. Egli - è inutile il dirlo - ha molta fiducia nei lavori pubblici, a differenza del De Viti De Marco, che ha proclamato esser la questione del Mezzogiorno " n on q uestione di lavori pubblici, ma essenzial– mer ;i.te questione d'imposta, di libertà commerciale e d i t ariffa doganale ,,, e a differenza pure del Sonnino che _ l'ha dichia1·ata " non soltanto, anzi non principalmente questione di lavori pubblici ,,. Il dissidio è forse meno profonrto di qnanto ap– paia, e verte più sul quantum, che sull'an debea– tiw. Nessuno può negare che un miuimo di lavori pubblil'i sia indispeusabile in qualsiasi paese, e•che, a determinati svolti della storia, i lavori. debbano avere la precedenza su tutto il ·resto. Lo stesso Nitti ha riconosciuto che ormai, dopo dieci anni di prosperità finanziaria dilapirlata: una riforma tributaria .non è p iù p ossibile, e che il problema più urgente consi1 :1.te, pel Mezzogiorno, nella rico– stituzione del suolo , ne l rimboschimento <lei monti, nella lotta contro la malaria, nell'intensificazione delle colture. E'.quanto appunto sostiene l'onore– vole Rnini, pur non lascian,dosi sedurre anche qui dalle soluzioni unilaterali. · "Si è talvolta esagérato - egli scrive .....:nel dire che per la rinascita calabrese bastano le strade o le sistemazioni dei torrenti. Ma sembra pur assiomatico che un paese, senza comunicazioni e col regime idrico disordinato, non progredisce; e l'esperienza, non -tanto italica quanto dei paes-i tutti del mondo, mostra che i lavori pubblici non si compiono esclusivamente per iniziativa e per mera spinta di interessi privati; anzi, l'intensificazioné dell'interve1ito statale è ·in ragione inversa al grado di sviluppo delle regioni ove i lavori si' debbono eseguire. Si potrà benissimo discutere (e sarà utilissimo e benefico sprone e controllo all'ammi– nistrazione pubblica) se dati iavori concretamente ese– guiti siano proprio i più utili ad eseguirsi (graduato1·ia di utilità), o siano stati eseguiti bene e nel modo più economico (modalità_ d'esecuzione), o addirittura nou costino troppo in confronto allo specifico loro vantag– gio (costo); ma sembra impossihile disconoscerne, in via generale, la utilità intrinseca per il bene del paese. Aprire con la ~trada lo sbocco ad un centro rn,rale · significa, con· la trasformazione del trasporto dalla soma al carretto, diminuire i costi dei prodotti d'im– portazione ed aumeutare quelli dei prodotti locali, allo stesso modo ed anzi più sensibilmente che mercè un alleviamento di tariffa doganale o di altro tributo ,,. E' questo un concetto s"u cui il Ruini insiste ·volentieri. Altrove egli aggi nnge: "Aprire nuove strade vuol dire diminuire i costi di trasporto, ossia i prezzi; ed è Rgravio come la ridu– zione d'un dazio consumo o d'una tariffa doganale. Vuol dire in~ieme la migliorata viabilità, incremento della produzione locale, impulso alla trasformazione agraria, realizzazione di quegli ideali che gli stessi li- BibliotecaGino Bianco baristi pieni di preconcetto pei lavori pubblici invo– cano,,. l\Ia il voler paragonare i lavori pubblici agli sgravi è argomento pericoloso che si presta a fa. cile confutazione; perchè mentre i lavori pubblici, per quanto generalizzati, conservano spesso un ca– rattere locale, gli sgravi giovano a tutti, ~ meno si prestano a quella politica dei compensi, contro cui hanno scagliato freccie non sine ictit il De Viti De Marco ed altri liberisti. La questione .l'ha forse meglio impostata il For– tunato, quando nei lavori pubblici di maggiore im-· portanza, specie nelle strade ferrate, ha rioono– sciuto il mezzo idoneo per cementare l'unità d'I– talia. " Solo all'epoca nostra - ha detto il Fortunato - l'Italia ho. potuto serrarsi, riaccostarsi tutta quanta dal sud al nord, scemando la sua forma troppo lunga ed esile, facendo insomma con le Mtradeferrate quello che Nap~leone immaginò dovesse un giorno accadere per una correzione tellurica, secondo cui Sicilia, Sardegna e Calabria risalissero a riempiere e' ad occupare il Tir– reno. Le strade ferrate hanno esse creato l'unità geo– grafica della· patria italiana., Fra; X molti ardimenti della nuova Italia _per concilia:re···antàgonismi ed anti– tesi, nessuno più bello dell'aver ·profuso centinaia di milioni per estendere da un capo all'altro della peni– sola· quella rete di rapide comunie_azioni, mediante le quali, soltanto, si è potuto avverare il magnifico sogno : politicamente furono esse il maggiore dei vantaggi e rimarranno, non ostante gli errori e i difetti, una delle migliori glorie del nostro risorgimento ,,. Il problema d.ei ·1av_ori pubblici, adunque, oltre che econ·omico e f inanziario, è. talvolta piu che ec~nomico_ e finanziario, è p1:oblema politico, e puo apparire esagerato tanto 11 porlo in equiva– lenza quanto in antitesi col problema della riforma tributaria. Del resto gli stessi liberisti - e cito ancora per essi il De V.iti De Marco - ammettono che lo Stato debba fare le opere d'interesse na– zionale, lasciand0 però le altre al la cura degli enti locali. . 11 Io ritengo - ha scritto il De Viti - che se si guardasse alle spese per lavori publ;>lici dal punto di vista del bilancio locale, parecchie opere che oggi si domandano allo Stato, non sarebbero fatte dagli enti locali d~l Mezzogiorno. Se la scelta tra im.posta e la– V?ri pubbl_ici'fos~e posta. innanzi al Consiglio comunale !l a! provi!lciale,, ·nvece, che innanzi_ al ·,Parlamento, poçhi oserebbero, nelle presenti condizioni.economiche dslla proprietà, domandare nuovi sacrifici per opere pubbliche. Poichè apparirebbe più evidente che la politica dei lavori pubblici immobilizza capitale, mentre il_ bis_ognoFelativamente più intenso che noi abbiamo è quello di una maggiore disponibilità di capitale cfr– colante per le annuali coltivazioni, Invece unn politica di lavori pubblici di Stato necessariamente alimenta l'illusione che il danaro che trovasi nella cassa cen– trale sia del 11ignor Nessuno, o che comunque lo dob– biamo pagare, e ciò aumenta ia domanda ìrritlesRa di lavori pubblici ,,. L'?sservazione merita esame, ma è. doveroso av– vertire - toruawlo al la Relazione di .cui si par– lava - che l'on_or. Ruini non ha preconQetti nep– pure a questo riguardo, ed esplicitamente dichiara che alla lenta e discontinua azione dello Stato bi– s.ogua ricorrere soltanto quand·o non se ne possa fare a meno, mentre ogni sforzo· va diretto a su-

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