Critica Sociale - Anno XXIV - n. 1 - 1-15 gennaio 1914

CRITICA SOCIALE !} desirable nord-americane trovi una più larga applica– zione. Il problema del resto del quid agendum migratorio va in fondo affrontato da un punto di vista relativo. Coloro che vogliono osservarlo troppo dall'alto ridu– cendolo ad una formola generale rischiano di arrivare a corollari poco comodi pel nostro egoismo europeo– Se ad esempio si vuole· tenere presente soltanto l'uti– litarismo economico generale, sociàle, si dovrebbe con– cludere che alcune nostn! provincie sono sciocche non proclamando l'emigrazione in massa. Ad esempio certe regioni sarde dovrebbero - se i soldi economici fos– sero il movente delle azioni individuali o collettive - andarsene una volta p1>rtutte, perchè la povertà op– primente che ho scorto mesi sono nel Gerei cagliari– tano, proprio non l'ho mai veduta neanche negli Stati più poveri del Brasile! E almeno laggiù il verde delle distese e la· magnifi– cenzir del bosco poteva mantenere la speranza di una possibile fortuna, mentre nelle brutte zone del Gerei sardo le illusioni si infrangono contro la dura e nuda tristezza della roccia spietata. Ma la vita sociale è for~ata di molti elementi e vo– lerla ricondurre ad un comune denominatore economico può essere un metodo comodo per gli studiosi, ma non risponde a realtà. Dunque il solo punto di riflessione logica nelle que– stioni migratorie è ·quello, diremo così, nazionale: e cioè noi consideriamo sempre e fatalmente il problema mi– gratorio nei rapporti di noi éhe restiamo e non nei rapporti di coloro che emigrano. Così se gli emigranti Re ne vanao, fan fortuna e re~tano cittadini nuovi, nei paesi ove han fatto fortuna, noi diciamo che l'emigra– zione è· stata di danno .... e se invece l'emigrante manda qualche soldo in cas.a così da ai'utare al saldo famoso del nostro bilancio passivo per l'eccedenza delle im– portazioni, sentenziamo che l'emigrazione è utile. È vero che facciamo delle riserve, che creiamo le sottoclassi, che accettiamo le bricciole dell'utile, diceudo, puta caso, che l'emigrante deve almeno mantenere lo spirito della razza, le traduzioni, gli usi, la coltura .... ma ciò vuol dire in termini poveri che almeno ci au– guriamo che anche lontano l'emigrante e i suoi figli comperino il nostro buon parmigiano, o l'ottimo gorgon– zola, o il delizioso chianti, o almeno- i nostri sillabari! Dunque, francamente, nelle rifle1:1sioni migratorie noi non teniamo presente se non il nostro utile che per ragione 'di nnbilitazione diremo utile nazionale, e· per essere franchi diremo che se in genere ci occupiamo dell'emigrazione è per l'interesse nostro e non per quello di coloro che emigrano. Che se noi sapessimo che gli emigranti giunti ad un qualsiasi paese, vi pren .. dono stanza e formano una patria nuova rompendo colla vecchia tutti i vincoli, noi ci occuperemmo sola– mente di impedire che molta gente andasse· via. Orbene, date queste premesse alqµanto brutali e an– che escluse queste (che al postutto hanno esclusiva– mente un valore teorico) che cosa si può fare per im– pedire l'eccesso migratorio e per far sì che gli emi– granti non siano del tutto perduti per la madre patria? Immagino le risposte, che, ridotte nella loro sintesi, suonano ad un dipresso così: migliorare le condizioni economiche degli operai in patria (e qui la comoda citazione dell'esempio germanico cogli aumenti di sa– lari e la parallela iliscesa dell'emigrazione), educare i cittadini a ciò la coltura diventi elemento .della perso- ibliòtecaGino Bianco· nalità e viva colle sue caratteristiche anche nei nuovf paesi, fare opera di propaganda linguistica (più saggia in ogni caso di quanto talvdlta fa la" Dante,, nell' Ame-– rica del Sud con sillabari che parlano del pesco e della pesca che i lettori ·non ·vedranno mai, o che descrivono– il corso del Po che si trova a novemila chilometri rli lontananza!) in mezzo alle folle migranti, tentare in altre minori maniere di mantenere tratti d'unione mo– rale sentimentale, materiale tra gli emigranti e la pa– tria .... Ma, stringi stringi, tutto ciò ha un solo valore, e cioè tutto ciò diventa efficace in grado vario, ma comunque efficace, quanto è fatto su spiriti forti e pre– parati. E cioè se non si vuole p~rdere la folla di co– loro che emigrano, bisogna arrivare a selezionare l'emi– grazione. Alcuni paesi nou atten_dono neppure che noi la se-· lezioniamo e gli Stati Uniti hanno dato l'esempio: e tra qualche lustro anche l'Argentina farà lo ste$SO. Si urlava quando era formulata la proposta di non lasciar partire dei deboli,' degli ignoranti esci usi va-· mente destinati a diventare la materia prima dell'al– trui felicità, si zittiva la proposta di arrivare in breve tempo a vietare agli analfabeti la caratteristica di emi– grante .... ma per questa via ci cacceranno gli altri quando delle folle brute non sapranno più cosa farsi .. L'emigrazione è utile quando è una conquista: e solo il forte deve emigrare. I deboli emigrano per tornare, a casa malati o miserabili: e per questo assai meglio è che non partano. Vincolare la libertà personale non è possibile e ben inteso anche l'analfabeta che vorrà. lasciare la patria potrà farlo. Ma lo Stato può ne-· gare le facilitazioni che concede all'emigrante (quale è inteso nella legge) a chi è debole e incapace. E gli analfabeti e i deboli sono degli incapaci per l'emigra-• zione, sono zavorra pericolosa., proprio come gli obesi, nelle cordate alpinistiche. Non è detto che i tentativi per selezionare le folle· che emigrano, per far sì che soltanto i forti fisicamente, e intellettualmente (e i più forti sono sempre i più. buoni e quindi i più legati ai ricordi, ai parenti, ai luoghi che restano in patria), riescano a gran cosa:_ pur troppo i freni dell'emigrazione sono più nella fan– ta~ia che nella pratica, ma quanto va succedendo prova. che una delle poche armi efficaci, è quella di miglio– ·rare la nostra emigrazione. E tra qualche lustro la tesi zittita del Ìibero mondo soltanto ai padroni di sè, ai forti fisicamente e intellettualmente, apparirà molto pra– tica e utile. ' E. BERTARELLI. VARIAZIONI SOCIALISTICHE Che la " reazione ,, sia per risorgere, o sia già ri-· sorta; che l'idealismo sia l'alleato uatnrale o, almenor il " padre nobile ,, di essa: è ormai ripetuto, con insi– :;tenza, ad ogni angolo di strada, in ogni ben formato crocchio di democratici intellettuali,t da ogni persona. che si rispetta, o, meglio, abituata a farsi rispettare da trent'anni a questa parte. È una convinzione profonda, incrollabile. È un modo di dire, ch'è un modo di la– mentarsi, di rimpiangere, d'imprecare. È una nostalgia. accorata, inconsolabile: come di chi non ahhia fatto– a bastanza, nè in tempo, per non esser travolto, e si sorprenda, oggi, del nuovo stato di cose, contro cni tutto è ormai vano, e solo conforto il pianto. Se guar 0 date un po' in giro, se vi date pena di ascoltare le

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