Critica Sociale - Anno XXIV - n. 1 - 1-15 gennaio 1914

li CRITICASOCIALE Jioni. 11 'l'esoro ha dovuto ringraziare il cattivo raccolto .... E' vero ancora che l'esercizio .1913-14 in corso, e,:cluso il dazio sul grano, nel primo semestre luglio-dicembre ha gettato solo 10,8 milioni in più ùello stesso periodo dell'esercizio precedente: quincli, anche ammesso che nel secondo semestre il gettito si faccia più vivo, è presumibile un maggior rendimento non superiore ai 30 milioni. D'altra parte, uno sguardo rivolto al movimento dei rir.parmi, alle cifre della disoccupazione, a c 1 uelle della emigrazione, ai bilanci di taluni gruppi industriali, ci dimostrano che l'Italia, non ancora riavutasi dalla crisi del 1907, ha poi sofferto più a:=;prn,mente degli altri paesi civili per il lungo stato di incertezza che dal 1911 ac'l oggi ha av– volto l'Europa. si tratta però di crisi che, ritornata la calma nel mondo, verrà certamente e bene superata. Sicchè è da ritenere che nel sessennio 1915-lG al 1920-21 le entrate riprenderanno un maggiore slancio, dando un incremento medio annuo non inferiore - probabilmente superiore - a, quello stimato dall'on. 'l'edesco. Sono_dunque 1050 milioni cli rnagµioi•i ent·1·ate, a cui stanno di fronte - sempre nel settennio considerato - 2360 milioni él.i maggiori spese. Il che significa che occorre far fronte con nuovi mezzi a 1310 milioni scoperti. Dato dunque per certo che al momento oppor– tuno -- fortunatamente non c'è nessuna fretta e possiamo scegliere comodamente l'istante .:..... si contragga un prestito di un miliardo al 4 °lo, è necessario trovare 85 milioni di nuove imposte: delle quali, 40 per il servizio degli interessi del debito, e 45 per coprire i 310 milioni clelle mag– giori spese nel settennio. I NUOVI CESPITI. ~ono questi i dati che risultano dal documento offertoci dal Ministro del 'l'esoro e che bisoo·na tener presenti per apprezzare i nuovi provv~di– menti fiscali ai quali il. Governo sta ponendo unno e di cui ci ha già dato due sao-gi. coi " ca– teuacci ,, sugli , piriti e sui tabaccht , P~·ovvedimenti, questi due ·ultimi, ottimi sotto ogm nguardo e di cui bisogna misurare la por– tata al di là (lelle previsioni del Ministero, molto prudenziali perchè ristrette all'esercizio in corso. Se!lza entrare ìn paTticolari,• pare a me indi– scut1b1le che nel settennio considerato la sovrim– posta sui tabacchi darà pieno il suo rendimento di 58 mi_lio1;1i an~ui_ e quella snll'al.cool supererà 1 12 m1l!orn prev1st1. In ogni modo si tratta o·ià ·c1i70 milioni, raccolti sui consumi 'voluttuari. Nè a questa sola cifra si possono fermare le tasse di questa natura. Se, ad esempio, si facessero lievi ri_tocchi alle _tas~e di registro e bollo e se quelle d1 _bollo _oggi vigenti sugli spettacoli in luoghi eh rns1 (cmematografi. ca:ffè-chantants circhi tea– tri, ecc.) venissero aumentate da 5 'a 20 c~nte– simi a seconda dei posti acquistati dal pubblico creùo eh? i 15 mili~ni rimanenti e necessari pe; fronteggiare 11 fabbisogno sarebbero più che co– modamente coperti. .~n tal guis~ non si porrebbe mano alle imposte Pl\l asp1:e ~ ~1 potrebbero riserbare queste - su cm pero v1 e molto, ma molto da discutere - alla realizzazione di parte almeno di quel pro– gramma pe~· la " pace sociale ,, , che è necessità e dovere d1 assolvere con larghezza. Su queste nuove forme d'imposta il Partito socialista fa– rebbe bene a. porre sin d'ora una salda ipoteca morale. BibliotecaGino Bianco CONCLUDENDO. 'rali, con tutta obbiettività, le deduzioni chti balzano dal documento offertoci dall'on. Ministrb del 'l'esoro. Ci tengo a ripetere che a me sembrano dedu– zioni liete. Con il sagrificio di ottantacinque mi– lioni all'anno di aggravio, di cui 40 corrispondono alla capitalizzazione perpetua delle spese libiche, l'Italia supera - e io credo a buon mercato - uno degli svolti storici del suo divenire. Ha acqui– stato una posizione rilevante nell'Africa, ha ri– solto il punto fondamentale dell'equilibrio del Mediterraneo, ha liquidato la questione albanese, ha guadagnato nella sua situazione morale. Da oggi la sua politica estera acquista una linea, si– cura. In questo stesso periodo di tempo, l'Austria– Ungheria ha speso due miliardi per non ottenere un palmo di nuovo territorio e per vedersi sbar– rata la marcia verso Oriente. La Germania, uni– camente per difendere le sue frontiere carica un miliardo sui suoi cittadini più ricchi. La Francia, legata da quel Marocco, che ha già diviso con la Spagna e ben pagato alla Germania, abbisogna di 600 milioni di nuove imposte all'anno. E se l'Inghilterra sembra sottrarsi alla leo·o·e o·enerale · h . . 11 bb b e_ ~ oggi a~s1 a persino la repubblichetta elvetica, s1 e perche Lloycl George già dal l 910 ha posto sulla nazione 675 milioni di maggiori tributi al– l'anno. Ed è da tener presente che questi maggiori contributi a cui i cittadini italiani sono chiamati. non toccano menoma.mente nè la capacità p1:o~ duttiva, nè quelle fonti a cui veramente si potrà e dovrà fare appello per la realizzazione dei no– stri fini sociali. Certo, è tempo che la tranquillità ritorni in Europa. I dissidi internazionali del biennio 191l-13 hanno distolto dai suoi naturali impieghi troppo g-rande parte del risparmio mondiale. In Italia molto ancora si deve fare per aiutare lo slancio industriale e agricolo 1 con quelle provvidenze a cui solo gli enti pubblici possono far fronte. ]\fa anche in materia di opere pubbliche non pare che si possa notare un arrestò qu;:i,lsiasi dell'attività statale. Nè d'altra parte il" marasma in cui o-iac– ciono varie industrie italiane si può imputareb allo Stato, bensì e unicamente alla loro condotta. Il fatto che da qualche tempo a questa parte il no– stro risparmio disponipile va investendosi di pre– ferenza in valori di speculazione esteri, dovrebbe far riflettere certi nostri cani tani di industrie sulla utilità' di trattare scrupolosamente o-li azionisti e i risparmiatori in genere. 0 Qualunque sia quindi il giudizio che si vuol dare sull'impresa libica, è onesto e doveroso porre bene- in luce che da essa il bilancio dello Stato non ha ricevuto un nocumento rilevante. ATTILIO 0ABIATI. . GLINSEGNAMENTI DIU A POLEMICA Il signor l!'rancescu Coppola, nazionalista di marca e collaboratore ordinario della Tribuna, è un conse– quenziario; - il che,, in lingua povera, si può, talora tradurre in gaffeur. E ciò che devono aver pensat~ alcuni s_uoi compa1.1:ni di fede politica nel leggere. le n°:ov~ .~irate del s1~nor (?oppola contro gl' immortali prmc1pn del 1789, co1 quali 11 nominato scrittore deve avere ~na v~cchia, e non mai regolata, questione. E non e. la pnma volta c_hti tale pensiero dev'essere ger~ogl1ato nella me1;1ted1 alcuni nazionalisti riguardo al s1guor Coppola. Ricordo, ad esempio, una vecchia

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