Critica Sociale - Anno XXIV - n. 1 - 1-15 gennaio 1914

4 CRITICA SOCIALE più vigilanti. E anche in Italia le previ~ioni so~ialiste .,;i Rouo interamente avv\lrate. Dispendi enormi, colo– nialismo in pura perdita, militarismo in auge, naziona– lismo verniciante a nuovo gli antichi spi.riti e propo• siti della reazione, complicazioni senza fine nella poli– tica europe.a, scatenamento di guerre e di odi fra i popoli. E per Ci L!elche_ riguarda la ~olitica e~tera ita– liana, una conò1z1011ed1 co-e, per cm c1 troviamo un po' contro tutti, o abbiamo le apparenze di essere: apparenza e sostanza abilmente sfruttate da tutti gli speculatori degli armamenti di terra e di mare. Ora è la Francia che ispira le diffidenze e le preoc– cupazioni dei dirigenti e del nazionalismo nostrano. Pare che l'on. Di San Giuliano, siciliano anche lui, abbia un po' ereditato quello stato d'animo crispino, che si tenne per tanti anni in una acuta ipertensione francofoba. E non è la sola odierna reviviscenza del crispismo, che ci richiama alle vecchie e alle nuove lotte. Ebbene, il Partito sor.ialista italiano, rl.'accordo col Partito Rocialista francese, si adoprt'rà. efficacemente a disfare la sottile trama delle menzogne, degli equi voci e delle polemiche furibon<le, che tendono a ricreare quello stato psicologico delle masse,· ed ubbriacarle di sciovinismo, che è il terreno più adatto per la coltura del bacillo militarista a intensità massima, che è quello che in realtà. si vuole: ed ogni prntesto par buono, si chiami oggi Francia, o domani Austria o Inghilterra, o magari (perchè no?) Grecia. A proposito della quale, s'incomincia in fatti già a levare Jo spauracchio della sua forza marinara nell'avvenire prossimo! Per cui si può ritenere che un'iniziativa intesa a ravvicinare i rappresentanti del proletariato dei due paesi, affinchè di tutte le questioni che tanto accalorano nazionalisti, reazionari, fautori di spese militari di Francia e d'I– talia, ne discorrano e ne .discutano uu po' anch'essi, e decidano una norma comune di condotta e di propa– ganda, non sarà. per mancare. L'argomento ultimo del dissenso è il problema orien– tale, e, più propriamente, Ja. questione delle isole del– l'Egeo. Una questione che minaccia di farci leticare con tutti, che ci mette sempre più contro il principiò di nazionalità, che abbiamo calpestato an<lando in Libia, rifiutandoci di ascoltare le voci delle nazionalità che speravano dt essersi liber·ate definitivame·nte dalla oppressione turca. Si dice che questo sia il vero punto di vista italiano. Si vuol dire fo rse austriaco? Chi, se non l'Austria, ha interèsse e.be non si venga for– mando nell'Egeo una potenza marit tima di una certa consistenza ? l!'orse che si può dimostrare che l'Italia avrebbe ragione di nutrire qualche fondato timore da codesta nuova formazione navale greca, la quale, men– tre non potrebb11 mai assurgere a una entità compara– bile a quella del le maggiori potenze marittime, costi– tuirebbe invece una nuova forza in linea contro le più catastrofiche aspirazioni adriatiche e mediterranee della nostra alleata? J<} qui il problema delle isole dell'Eo-eo si riallaccia a quello generale dell'Oriente europeo~ Poichè l'Italia dovrebbe si,guire nella sua condotta relativa a que– st'ultimo problema un criterio che pure si di~costa da quello dell'Autria-Ungheria. A proposito dei tanto vantati punti di coincidenza! La soluzione più con– sentanea, infatti, agli interessi italiani nella queRtione d'Oriente, sarebbe l'unità balcanica, o, in altri termini la costituzione di una Confederazione fra i diversi paesi ~ell3: penisola: soluzione nient'atfatto utopistica, e che e agitata dalle democrazie di questi paesi. Ma codesto non è, e non sarà, il punto di vista dell'Austria anti– balcanica e della Germania turcofila. E come potrebbe allora essere il n9stro, di noi italiani, che ci illudiamo di fare una politica estera nostra, mentre le nostre gu~sconate (s~1le D( San Giuliano) non profittano che agh altri, e d1screò1tano chi le lancia come una stolta provocazione? L'Austria (e intendiamo riferirci ai Go– verni e alle diplomazie, come quando parliamo dell'I– talia) non vede di buon occhio la formazione di uno Stato omogeneo e forte ai suoi confini che avrebbe ben altro valore nelle competizioni econ~miclie del do– mani, in accordo con la Grecia, e che arresterebbe di colpo i suoi sogni di conquista. Nè 1~ Germania crede d'aver maggior interesse a incoraggiare un avvenimento che, sul terreno economico e internazionale non si t1·ova sulla linea della sua politica, tendente ad assicurarsi BibliotecaGino Bianco la Rupremazia sulle cose ottomane e sul mercato tnri..:o, e ad evitare tutto ciò che possa avvalorare la triplice intesa. Ma l'Italia ba qualche ra~ione per schierarsi a favore di codeste teRi? L'Italia del lavoro sicuramente no: la quale scorge nettamente nel prevalere dei ra~– gruppamenti a base nazionale, etnica, consensuale, tanto nella questione delle isole, che nella più vasta questione balcanica, la sola garanzia della pace iu Oriente e nell'Europa. g. rn. Ai prossimi numeri: La ricca Germania, del prof. GUSTAVOSACERDOTE. Radicali e pacifisti per burla e radicali e paci– fisti sul serio, del dott. ANGELOCRESPI. Il Mezzogiorno e la legislazione speciale, di PETER AUGEN. l' HPO~IZIONE FINANZIARIA .DEll' on .. JEDES[O e il fabbisogno dello Stato. Danclo questo articolo dell'amico illust1 ·e pi ·o– fessor Cabiati intendiamo dimost1·a1·e l'oggettività con la quale vogliamo in(o1··mare noi stessi e i let– to1"i sulla questione fi,nanzia1'ia. Ma per ciò che noi pensiamo dell'indirizzo cli pensiero cui si infò1·ma l'articolo, al di là dette ci(1'·e,che diremo storiche, delt'on. Tedesco che il Cabiati ha preso ·ad anatizza1·e, noi ci ri(e1•iamo a quanto ne scri– viamo net nostro primo articolo. f'ei· i nostri tettori ed aniici la r•iserva del 1·esto è anche su- pei·(tua. · Il Ministro del 'resoro ha, fatto be11e a pubbli– care l'esposizione finanziaria, da lui letta alla Ca– mera, corredandola con un insieme di documenti preziosi al lettote. Perchè dall'una e dagli altri ·si ricava sicura la consolante certezza che le finanze dello Stato si trovano in buone e solide condizioni, sicchè non vi è bisogno di ricorrere a rimedi eroici per ridonare ad esse quella ela– sticità <li cui godevano prima della impresa di. Libia. Mi preme preinettere che il breve studio che qui io · faccio, è puramente ed esclusivamente tecnico. Prescinde cioè e non si preoccupa della portata politica degli avvenimenti di questi ul– timi tre anni, della opportunità o meno di occu– pare la Libia, della necessità pel socialismo in– ternazionale di lottare contro ogni ult.eriore svi– luppo di quello -spirito nazionalista, che ha per– vaso da qualche tempo l'Europa, ecc. ecc. Il mio. còmpito è molto più modesto e più preciso. Qui mi propongo, sulla traccia degli allegati contenuti nel bel documento del Ministro del Tesoro, di esaminare l'entità ·delle spese straor– dinarie che incombono allo Stato italiano nel settennio 1914-15 al .1920-21 - che è il petiodo di tempo - preso in esame dall'on. Tedesco - e di misurare i mezzi dei quali disponiamo at– tualmente per fronteggiarle. La differenza fra le maggiori spese e le maggiori entrate ci darà la misura dei :nuovi oneri tributari che si devono chiedere al Paese. LE SPESE. La ùeterminazione del ·fabbisogno straordinario nel periodo dal 1914-15 al 1920-21, consta dunque dei seguenti elementi: 1 ° debiti esistenti per la Libia; 2° previsione delle nuove spese per la co– lonia; 3° misura dell'incremento normale, delle spese ordinarie e straordinarie ricorrenti; 4° en– tità dei nuovi oneri preannunziati dal Governo per lo sviluppo agricolo dell'Italia e per gli ar-

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