Critica Sociale - Anno XXIV - n. 1 - 1-15 gennaio 1914

CRITICA SOCIALE 3 . I ritocqhi sui "consumi voluttuari ,, continuano, aggravando con la maschera odiosa di un fetido moralismo l'eterno sistema di sperequazione tri– butaria, di spogliazione delle classi proletarie, che contribuiscono ai carichi dello Stato non per le loro entrate, ma per le bocchei aperte al consumo: odioso regime di progressività a rovescio. Ora che per la guerra la borghesia è ben decisa a caricare il popolo, Cabiati ci consiglia di prepa– rarci a caricare la borghesia per la " pace sociale " me1iiante una buona ipoteca sui futuri gravami sui ricchi. Ahimè! Che la borghesia si aggrava sempre domani, mentre intasca sempre oggi. "Oggi,, poi significa la crisi, la clisoccupazione; e i prestiti di Stato a cui tutti gli Stati d'Europa, per contrac– colpo 1iella guerra balcanica e dell'azione cli .fili– busteria esplicata dall'Italia, stanno per ricorrere in mutua concorrenza per provvedere agli arma– menti (ciò 'che sfronda l'illusione del 4 % che sorride ·al Cabiati) accresceranno la crisi e la di– soccupazione, sottraendo ancora capitale agli in– vestimenti dell'industria e dell'agricoltura. Dagli stessi dati del Cabiati noi arri viamo a con– clusi on i opposte a quelle del Cabiati. Se l'Austria per lui fu anche più disgraziata· di noi perchè la sua mobilitazione che gli costò un miliardo e 250 milioni non le fruttò alcun territorio, l'Au– stria, secondo noi, fu viceversa, assai più di noi fortunata, in quanto dal territorio ·che non con– quistò non· .le verrà lo spasimante problema del ·i;ote1·ee non poter·e ritirarsi -· del nec tecum, nec sine te -· ed il suo avvenire almeno non è adug– giato dalle fosche ombre che si proiettano sul nostro. * ** Il perchè le risultanze "liete,, dell'on. Tedesco non scalfiscono, pur troppo, i I nostro fiero pessi– mismo, onde non sapremmo placarci al delitto er:l. al tradimento consumato ai danni della patria, Il ('atto cornpiitlo ci troverà ancora protestatari e la situazione da quello determinata ci troverà ancora implacabili all'opposizione. Con tutto ciò ci basterà sempre la bussola degli interessi prole– tari per non farci storrlitamente trascurare alcuna azione positiva, per alleviare fosse pure di uno spicciolo il gravame popolare; ma neppure da co– testa prospettiva noi ci lasceremo sedurre per concedere amni::1tie. Questo è il vero punto da co– gliere da parte nostra e del nostro partito. Il 1914 deve trovarci vigili e pronti così nel non lasciar sfuggire qualunque anche più piccolo yantaggio -possibile per il proletariato come nel non deflet– tere mai dalla nostra lotta a tutti t partiti ed a tutta la classe, che hanno sacrificato ai criminosi farnetichi clel. nazionalismo le sante realtà della nazione. L'opera sarà lunga e difficile; richiederà l'accorgimento, lo studio, lo zelo operoso di tutti i socialisti. Ma l'opera ha da compirsi..... E si compirà .. II, VICE. POLITICA ESTERA SOCIALISTA . Francia e Italia. Le isole e la questione d'Oriente .. Le previsioni dei socialisti di ogni paese, in fatto di politica estera, ricevono dappertutto una clamoro~a conferma. Questa unanimità di con!!enso delle previ– sioni e dei fatti da un lato ti la conseguenza degli at– teggiamenti analoghi della borghesia di tutti i paesi, dall'altro dell'identità del punto di vista dei partiti so- BibliotecaGino Bianco cialisti di ciascuno di essi. Il nazionalismo imperialista e militante dà ovunque i frut~i di tosco che si presagi– vano dalla Internazionale proletaria: dispendi colossali, pesi fiscali maggiori, aggravamento del costo della vita, disoccupazione, minaccia di più gravi conflitti so·ciali, e nuove diffidt,nze e inimicizie tra i popoli. 'l'ali i ri– sultati, universalmente diffusi, della politica estera delle borghesie europee, una di moventi, di atteggiam~nti e di spirito, sebbene 11iversa pei singoli bersagli. Contro questa politica il proletariato fa la sua, che si e~plica in due modi e in due campi diversi: nella opposizione, entro l'orbita dello Stato, alla politica estera borghe~e, opposizione strenua e .senza quartiere; e nell'intesa fra– terna, 8ul terreno interm1zionale, coi proletariati degii altri paesi. Di quest'ultima si parla in altra parte della rivista. lVIa,quanto alla prima, che costituisce la politica estera vera e propria del partito socialitit.a di ogni singolo paese in lotta contro la rispettiva borghesia, e di cui quell'altra é.... l'altra faccia, lo strumento ,1ella ~na realizzazionè progressiva, l'a.rma di arresto delle follie borghesi troppo rischiose; quanto alla prima, diciamo, procedendo essa da ragioni semplici e profonde, sor– genti dagli interessi vitali delle grandi masse e della civiltà umana, tia trovato nei fatti la conferma e la riprova della saldezza de' suoi fondamenti. Fino a non molto tempo fa il partito sociaiista sem– brava ignorare la politica estera nella maggior parte dei paesi, e specialmente in quelli, come il nostro, dove lo storzo per l'organizzazioue e le battaglie all'interno as– sorbi11ano tutte le energiP, e là dove la stessa borghe:;ia non ~i era ancora lasciata prendere dall'orgoglio frene– tico e dal brutale mimetismo dell'avventura e della conquista. Ma in alcuni Stati esso, il partito ~!Ocialista, ha dovuto prendere posizione da un pezzo; ad esempio nella Francia, ossessionata per tanti anni, dopo il 1871, dalia sanguinosa visione dei la rivincita, e in cui il na– zionalismo più chauvin turbava con le sue infiltrazioni e i ~uoi neri vapori le mRnifestazioni e le visioni della vita e della realtà sociale. Eppure la politica estera del partito socialista francese si è accampata, ~enza esitanze, sicura e fierit dei suoi convincimenti e della :sua fede, tetragona agli insulti e alle calunnie, contro la furia della reazione nazionalistica e militare, mirando a preparare le vie a un ravvicinamento con la Ger– mania, alla pace fra i due grandi popoli, il cui accordo segnerebbe in Europa il momento storico della pace europea. E, quando la Francia si è cacciata nell'im– presa marocchina, i ~ocialisti francesi hanno combat– tuto energicamente questa politica estera, gravida di pericoli e di minacce, additanrlo al popolo l'abisso in cui essa avrebbe trascinato la Francia. Le consegnenze ora vengon.o tt maturazione, tutte iii llll pnnto: la vo– ragine ~cavata nei bilanci, con la conseguente necessità di colmarla con prestiti di miliardi, la necessità di im– poste e di ag-gravi, la comparsa all'orizzonte di nuove e baldanzose forze reazionarie, che nel nome della con– servazione sociale si preparano, di sotto l'ultimo trave– stimento di Briand, a impedire che le imposte gravino sui ricchi, e che questi abbiano in alcun modo a pa– gare i grossi conti della guerra e del militarismo. Co,ì è fatto il patriottismo dei nazionalisti di tntte le pa– trie! E quando i socialisti francesi si battevano me– ravigliosamente contro la legg~ ~cellerata del servizio' militare di tre anni, non compivano forse, oltre che il loro dovere più diretto verso il. proletariato francese, un atto saggio e accorto di politica estera, nell'i11te– resse indiretto di qt1ello stesso proletariato e <lella causa della pace, dappoichè essi ebbero compreso che la ferma dei tre anni era una imposizione dell'alleata russa, che non trovava sufficientemt-ote guernita la Francia dal lato della Manica? Atto che fn testè coro– nato dall'intervento di .Jaurès a un pubblico Comizio londinese, dove il grande oratore socialista assicurò che la battaglia sarebbe stata ripresa nel P~rlamento francese con l'impeto più gagliardo e con l'appoggio delle masse, ed espresse la promessa che anche il pro– letariato inglese - pur esso ora in lotta contro i I pro– getto di legge per la coscrizione militare obbligatoria - farà il suo dovere e " non imprigionerà il proleta– riato francese nelle caserme! ,, Anche in Italia, dopo l'avventura libica, ; problemi di politica estera ~ooo divenuti più inquietanti: e per ciò il Partito socialista e il proletariato sono divenuti

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