Critica Sociale - XXIII - n. 17 - 1-15 settembre 1913

. 262 CRITICASOCIALE . risma proletario e burocratico, si è messo alla testa del movimento per nuove imposte e nuove emis– sioni di prestiti >>, in combutta con quella· << parte della borghesia industriale, che vive di sovvenzioni, di appalti e di protezionismo interno JJ, e col plauso e l'ausilio della compiacente e cointeressata burocra– zia, << che prepara nell'ombra nuovi organici e nuo·vi tormenti fiscali>> (pag. 19); e mentre « i finanzieri del riformismo socialista e del socialismo ufficiale >> si direbbe, se si fosse maliziosi,, che << siano d'accordo coi capitalisti e si siano incaricati .di facilitare il successo del prestito ll, dandogli quella tale « imbian– cata proletaria>> (pag. 21), che il Treves, nel suo scritto, ha già commentata; tant'è che, fedeli a quella << politica sociale conservatrice JJ, che li porta a << costi– tuire monopolii parassitarii scemando il salario di tutti i lavoratori dell'industria libera>> (pag. 22) e « a conquistare vantaggi a gruppi selezionati contro' la massa del proletariato >> (pag. 44), essi ora, << pi– g/iancÌo a pretesto il malessere e la disoccupazione di hitto {I pr"oletariato, sopratutto di quello indu'stria– le, si mostrano solleciti soltanto e/elle Cooperative ciel Settentrione, a cui dovrebbero essere co·ncessi lavori p•ubblici a centinaia di milioni, con agevolezze tali eia esclllclere la conc~rrenza degli appalta/or{ bor– ghesi e quella cli eventuali nuove Cooperative, che potessero sorge,·e nel Mezzogiorno col modesto ,pro– posito di partecipare anch'esse alla cuccagna affa– ristico-statale dei lavori pubblici socialisti>> (pa– gine 21-22). Nelle quali parole - si .badi - è la traduzione li– bera, o li·berista, della interpellanza del Gruppo so– cialista intorno alla disoccupazione, che i nostri let– tori ebbero tutta sott'occhio in queste colonne, e pos– sono rivederla, oocorrendo, nell'estratto in opuscolo· che si è pubblicato in questi· giorni. Per cui ci di– spensiamo volentieri da- qualunque benigno com– mento. Soltanto, ab uno clisce omnes. Dal geniale << libe– . risma>> di cotesta versione (da vertere, ossia capovol– gere), anche il lettore il meno memore può arguire il · fondamento di tutta la restante req1.1isitoria, segna– tamente del famoso e/o ut e/es, nel quale è sempli– cemente attribuito ai socialisti - per d·eprimerne il valore p·olitico riipetto ai radicali - tutto ciò che fu l'opera del Governo, del quale i radicali fanno parte, dei Governi sostenuti dall'ascarismo radicale, al ,qua– le, se mai, il Gruppo ed il Partito socialista ebbero solo il torto di non aver saputo abbastanza gagliar– damente e tenacemente resistere e reagire; tutto ciò, ad ogni. modo, che i socialisti· hanno sempre oppu– gnato come meglio han potuto, - e i resoconti par-· lametitari•. per buona sorte son là, - dal dazio sul grano e dai dazi i industriali ai nuovi corpi di· eser– cito, dal reg•ime degli zuccheri ai Palazzi di Giustizia e alle Convenzioni marittime ... per venire al famoso mi– liardo per la Libia e per l'espansione delle borghesi industrie· guerresche, che trpvò soli opposit.ori irre– ducibili, nel Paese e in Parlamento, i socialisti, sco– rnunicàti perciò dal patrioltismo e denunciati al lu: dibrio come « Turchi d'Italia»·, di fronte all'appiatti– mento più supino e all'abdicazione di tutti i partiti, del radicale in capo linea... Ma anche il militarismo e•·il miliardo' per la Libia è - per l'onesto marchese deputato -- un frµtto del e/o ùt ~/es socialista! Quancl on veut tuer son _chien on clii qu'il 'est enragé. L'on. professore gallipolitano ha preso però troppo alla lettèra il motto francese. Assalito dalla fregola di tentare la disperata difesa .di un radica– lismo suicidatosi colle proprie mani, egli si -butta all'offensiva (vecchia manovra!), ma, passando tutti i limiti della .prudenza e della misura, le pietre, che ' egli lancia all'impazzata, gli ricadono tutte sul capo. E fin d'ora può. ognuno giudicare del valore e della serietà di cotesta futura « azione democratica », il cui programma si annun·cia con la gran cassa di così audaci menzogne; che, senza il coraggio di dirlo aper– tamente, ma per corollario inevitabile delle sue cen– sure al passato, in realtà domanda la soppressione di quel poco, di quel p<;>chissimodi legislazione sociale, che riassume tutto ciò che, nell'Italia politica, rap– presenta un primo germe di civiltà; che minaccia (anche questo fra. le righe) di ridurre_· ]e scannate mercedi dei lavoratori dello Stato; che imagina una politica liberista a difesa della produzione e dei consumi nel Fezzan e nella Sirti,ca; che ha la di– sinvoltura ammirevole di parlare di riforma tributa– ria, della necessità di elevare il minimo reddito, an– che capitalisti-Co e fondiario, esente da imposta, di estendere la esenzione dalle imposte di consumo alle_ merci· che 'entrano nel tenor di vita delle classi po– polari (pag. 16) e persino di provvedere alle· pen– sioni alla vecchiaia (pag. 23), magàri, come in In– ghilterra, non per taluni gruppi di operai, ma largite a tutti i cittadini che si troveranno in date condizioni di età e di povertà (pag. 12), ossia nella forma più prodiga e senza contribt1to nè padronale nè ope– raio - tutto ciò mentre si condannano i prestiti, s1 loda, con duplice prudenza_ elettorale, il Governo per l'impegno di non ricorrei,e a nuove imposte; e mentre (e non J-o si contesta) sì dischiude' sempre· più pro– fondo il baratro nella pubblica finanza e nella econo– mia nazionale, per ·effetto di qu.èlle nuove spese dei due bilanci militari e del bilancio' coloniale, alle quali non si propone già una opposizione o riduzione o misura- qualsiasi, ma soltanto ~qui l'ironia varca nel sarcasmo) un « rigoroso controllo>> (1;>ag. 23); e infine si batte e si ribatte -:- è il cavallo di battaglia del– I'on. De Viti - sulla;· ·sia· pure· graduale, abolizi.one di ogni provento doganale! Sul quale ultimo punto, senza ripetere cjò ohe ma– gistralmente scrisse Claudio Treves, e· sen·za tampoco indugiarci sull'indovinello della teoria devitiana, per la quale, me,ntre la riduzione delle spese militari non può esse"Fe,se non bilaterale fra le nazioni e fon– data _sulla reciprocità, viceversa l'abbattimento dellfl frontiere doganali, nell'interesse dei c'onsumi interni, può e dev'essere- contro il pregiudizio universale - unilaterale, autonomo,. prestabilito, senza che con ciò. sia tolta ai negoziatori la possibilità di ottenere con– cessioni sulle tariffe forestiere in compenso deile ridu– zioni delle nostre tariffe (un mistero per la nostra incoltura di• profani, più indecifrabile e oscuro dei più· oscuri misteri di nostra santa madre Chiesa); chiuderemo rammentando un aneddoto, consacrato anch'esso nei resoconti parlamentari. Discutevamo alla Camera del caro-viveri crescente; della urgenza di iniziare una politica di riduzione dei dazii doganali. L'on. De Viti ci aveva· rimprove– rato di contentarci di ben poco, di non osare di chie– dere una abolizione totale e simultanea. Dopo avergli rimbeccato osservando ciò ohe è di pertinenza del . senso comune elementare, circa la necessità, in ma– teria tanto delicata, di ,distinguere e di procedere per gradi,. dichiarammo tuttavia che il partito socia– lista sarebbe disposto a. ognf riforma più ardita. I Il I

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