Critica Sociale - XXIII - n. 17 - 1-15 settembre 1913

260 CRITICASOCIALE Ma, non davvero maliziosi, noi non sospettiamo già la vostra rettitudine; siamo certi, bensì, della " incoerenza,, del vostro liberismo, della inanità di un pi·ogi·amrn'a cli azione democratica, la cui democrazia consiste sostanzialmente nel rinfacciare ai proletari degli Uffici 1 delle officine e dei campi i faticosi miglioramenti conquistati sui padroni - non escluso il padrone-Stato ~; di rinfacciar– glieli, con lo specioso pretesto che quei migliora– menti non si distribuirono con matematica ugua– gl iànza su tutti i ceti proletari e su tutti i gradi di latitudine della penisola; mentre poi quella stessa democrazia si guarda bene dal rimproverare o dal com battere uno solo dei dispendi politici di carattere funzionaristico-mili tari stico-colon iaie, che ti pica– mente riproducono il feudalismo statale, costituito a beneficio dei gruppi burocratici privilegiati; nè si attenta a propugnare, neppure per 1 quel Mezzogiorno che ~i pre,it~ così ·bene a tutte le·re– toriche pi!!,gnucolose, ardito incremento di scuole, di asili, di diffusione di cultura; preferisce, affet– tare di chieq.ere la soppressione di mezzo miliardo di entrate (scusate' se è poco!) a favore dei con– sumi del ferro, del pane, del caffè, dello zuc– chero, ben sicufa 0he la politica generale, che essa toto cc1·de approvò, impedirà · ogni adempimento a quelle richieste. E, se questo non è •cinismo e demagogia, con qual nome lo battezzeremo? A buon conto, nella stessa ciclopica maggioranza, quelli che non hanno da imbrogliare elettori. ... democratici non dissimulano che questa è l'ora dei sacrifiz'ì, non degli sgravi; ripetono che quanti · vollero le spese saranno anche impegnati ad au– mentare le entr·ate, quanto dire _le imposte,· nè saranno ammessi a tergiversa1·e, a sofisticare cbe non Yogliono già ridurre le entrate, ma soltanto dislocarne i cespiti; il Governo - soggiungono - farà tesoro di ogni indicazione di cespiti nuovi per .... 'i bisogni nuovi: ma le basi dell'Erario, quelle non si toccano, per i begli occhi del deputati libero~scambisti della maggioranza protezionista, quando il toccarle, mantenendo intatta l'uscita, significherebbe sdrucciolare verso l'abisso. No: la radicale riforma tributaria, cli cui la ri– forma doganale è parte integrante e la più deli– cata, non è del tempo della guerra, della concor– renza navale nel Me,litenaneo, dei rifacimenti <lella flotta, della colonizzazione dei continenti a base di decreti reali commettenti agli impresari le opere pubbliche imperiali. A quali scioccherelli del Nord a del Sud, on. collega, sperate di darla a intendere? A quali turbe sognate di propiuç1.re il vostro " programma di un'·azione demqcr.a¼ic~.,,? Quale illusione! Appena. appeua esso servirà rii co– modo alibi a,l 11ltre abdicazioni, da compiacente paravento ari altri rivolgimenti inverecondi di ca– sacca, magari rossa, magari socialista ... e riformista .. L'allusioue non tocca il vostro edito1·e, il diret– tore. della Unità, il chiarissimo prof. Gaetano Sal vèmini.... CLAUDIO TREVES. GIUNTA ALLA DERRATA ILHECROL06l0 DELLDEMOCRDZID All'articolo di Claudio Treves, per la parte ch'egli ha preso in esame dell'opuscolo-conferenza dell'ono– revole De Viti, non vi sono aggiunte da fare, e le aggiunte lo guasterebbero: tanto bene egli ha diretta ~ e con occhio e con polso tanto sicuro - la punta, senza ·bottone, ciel suo fioret.to polemico entro _lasot- ) tile giuntura, che il rabesco scientifico mal dissimu– lava, dell'armatura. avversaria, penetrando per essa fino alle carni vive ,del giostratore. Non sarebbe da pro' cavalieri, neppure da cavalieri di un qualsiasi merito ... anticoloniale, profondare più oltre e girare il ferro nell'aperta ferita. Ma v'è un punto, ci sembra, che il Treves sorvolò e che, messò in luce (nel che ci assiste più che mai il dritto d'inculpata· tutela), rivela sempre meglio la sincerit'à adamantina ciel nostro economista politico · (deh! quanto, sopratutto, politico!). · Tutta la filastrocca devito-clemarchiana, sotto co– lore di autocriti·ca dei partiti popolari, è indirizzata, in realtà, a ferire esclusivamente il partito socialista. Alla democrazia e ai cc partiti popolari ii italiani, ~i rimprovera bensì, per la forma, di non aver lottato per strappare di mano alla borghesia i privilegi eco– nomici (non si allude, beninteso, al più fondamentale dei privilegi economici - la privata. proprietà della terra. e dei mezzi di produzione 7 la qua\~, ,aJilch~ pel nostro liberista, è sacra ed inviolabile) - cli non aver lottato con la stessa gagliardia (?) con cui hanno lottato per demolire i privilegi politi_co.elettor~li, di cui quelli erano e sono il vero contenuto (pag. 9). Onde· avvenne che cc esiste Òggi nell'azione dei partiti democratici una vasta lacuna, che aspetta di essere colmata dalle riforme tributarie e doganali; riforme · che più largamente giovano al popolo (chi sarà mai questo signore? dove comincia il cc. popolo ii e dove finisce? ... ) e per le quali, invece, meno ha combat– tuto la sua rappresentanza politica D. (pag. 11). « In– fatti, i partiti popolari non hanno mai fatto una· cam- . pagnà a fondo, nè contro il sistema doganale, nè con– tro il sistema tributario, nè contro l'imperialismo e il militarismo, nè contro gli zuc~herieri, nè contro le sovvenzioni marittime, ecc., ecc. ii (.pag. 13). E, in– fine, « il Partito radicale n·on ha compreso che le sim– patie, che -cominciava a trovare nel paese, non gli· venivano dall_e antiche maggioranze elettorali, cioè da quelle maggioranze che erano il s0stegno dei me– todi di Governo contro· ·i quali esisteva ed esiste una corrente dì avversione, ma da coloro che questa, cor– rente formàvano. Per siffatto errore inizi:iJe il, par– tito radicale si è lasciato. prendere e divorare dalle spire del trasformismo parlamentare, che è l'opera maestra del P.Fesidente del Con!,iglio ... ii (pag. 44). Ma.le colpe del' partito radicale, a un dipresso, sono tutte qui .. Esso av,rebbe peccato 1 .tùtt,'a} piµ,, in.,,c1m/t- ' tendo. Ciò che tuttavia non sembra renderlo inde– gno çli rinnovare, sia pure con uomini nuovi (o dove li -vede il De Viti?! forse in, quei tanti radico.li del suo Mezzogiorno che si raccomandano in ginocchio alle provvidei:ize elettorali dell'on. Giolitti?), il conte– nuto del proprio prÒgramma di azione; anzi è appunto questo il momento, in cÙi meglio gli convenga di farlo; poichè « è soltanto ora che, con l'aiuto delle masse e nel loro interesse, possiamo rompere i mono– polii amministrativi e burocratici, tr_ibutarii e doga– nali, finanziarii e bancarii, che formavano il conte– nuto reale del monopoJio elettorale or ora distrutto ii. · ' (pag. 4). · In. realtà, è questa l'apologia, piuttosto .che l'atto d'accusa, del partito radicale, al quale esclusivamente egìi attribuisce cotesta capacità di rinnovamento in– terno ed. esterno. Ad agevolargli l'esplicazione della quale, !'on. De Viti batte in breccia bensì i liberali di sinistra « che han tenuto il potere dal 1876, e che oggi · si chiamano democratici costituzionali - ma I ,I

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