Critica Sociale - XXIII - n. 17 - 1-15 settembre 1913

CRITICA SOCIALE 259 Ma fu proprio la democrazia radicale che lubri– ficò l'impresa, vantando l'imminente travasarsi. dell'emigrazione italiana in Libia, quasi che quei capitali, che noleggiano e sfruttano la forza di la– ·voro italiano in America, si fossero dati appunta– mento davanti al soglio tripolino di S. E. il gene– rale Caneva. Certo, la democrazia radicale di questi gravi problemi era affatto digiuna; ma per <farsi .un contegno, per coonestate la propria abdicazione a, quella politica, che è stata, sempre e dappertutto, · dei conservatori e dei militaristi, e avversata, sem– pre e dappertutto, dai liberali e dai democratici, ancorchè ne dovessero successivamente accettare · le conseguenze; la democrazia radicale italiana pretese di farla trangugiare lardellandola di im– provv·ise sollecitudini per gli emigranti, non sen– tendo, o facendo le viste di non sentire, come le due cose stridessero e litigassero, <lacchè codesto impe– rialismo era bene il modo più certo per cacciare i tigli d'Italia, sempre più numerosi e disperati, fuori dall'Italia - sicuramente non in Libia - per il depauperamento g-enerale e sempre crescente della nazione. E vorrebbe ora riscattarsi della sua buag– gine colonialista, col libero scambio coloniale! Lodevolissima intenzione, fatta appost,a per ag– giungere una lastra al pavimento dell'Inferno - ma non certo destinata a trionfare in favore delle mas1,e dei soldati e dei funzionari consumatori, se i I solo modo di sfruttamento, che si offre ai ceti che la colonia hanno voluto, sta nel tentare di farne un centro di consumo, un più vasto Mezzo- . giorno, offerto alle protette ind°t1Strie itali che. Come allora non sorridere, professore colendis– simo, all'ingenuità della vostra protesta, per la quale " coloro, che, per ragione politica(?), appro– varono l'impresa libica, hanno più che mai oggi il dovere di impedire che la nuova colonia serva di pretesto per trasportare nel Nord-Africa quel regime burocratico doganale, spendereccio e affa– ristico, che ci accingiamo (sic) a combattere in Italia? ,, Ma voi proseguite imperterrito: "Il primo' immediato pericolo è che si sperperino in lavori pubblici, che saranno più che mai improduttivi in Libia, quei mezzi che erano destinati in opere i:ela· tivamente più produttive in Italia,,. Buon dio! Come è tardo a svegliarsi, anche a questo proposito, il liberismo democratico·! O che cosa faceva dunque, F,lloi·chè in Parlamento i so– cialisti, discutendosi il disegno di legge sul trattato di Losanna, protestavano, essi soli, contro la stato– lat1•ia coloniale e contro i 50 milioni, a fondo per– duto, da investirsi in ope1·epubbliche libiche, senza programma nè con·trollo, e il Presidente del Con– siglio affettava ingenuam~nte lo scandalo, pel fatto che i socialisti volessero dare la colonia " ai rapitalisti ,, , invece che darla allo Stato, impren– ditore generale della universa felicità dei coloniz– zatori, che arditamente colonizzano con l'adire agli appalti.. .. di Stato? Il liberismo democratico al Iora taceva : in perfetta intima coerenza, del resbo, con l'accettato e plaudito imperialismo gio– littiano; il quale, se qualche cosa può essere, non può essere che protezionismo, funzionarìsmo, azione burocratica e militare, patronato dei vibrioni, e persecuzione e dispersione di iniziative schietta– mente e sanamente e liberistioamente capitali– stiche .... l\Iagnifioa inversione di parti, che solo aglf im– becilli e agli impostori fa inarcare le ciglia dallo stu– pore. Il liberismo democratico - patentato difensore della. libera. iniziativa capitalistica - si riduce, in Parla.mento, a sostenere come u capitalismo ,, il passaggio_ dei milioni dell'Erario nelle tasche dei privati imprenditori; mentre il socialismo - ese– crato nemico del sistema capitalista - sta a di– fendere i diritti della esordiente civiltà capitali– stica, là dove si affermi, nella libera iniziativa colouiale, con rischi ed emolumenti suoi proprii.... Ma gli è appunto {siamo sempre lì) che in Libia il capitalismo non ci andò prima, non ci andrà dopo la conqùista militare, perchè non c'è nulla da f'w•e. Il capitalismo non si lascia punto imbro– gliare da certa scienza geologica ar:ldomesticata. Soltanto dove lo Stato è disposto a costrnire edi– fizì e strade e ferrovie per ospitare Uffici e tras– portare funzionarì, soldati e salmerie, troverà sem– pre appaltatori pronti a servirlo .... a tutto rischio dello Stato, che stia loro fideiussore del tanto per cento, pronti anche, in qualche discussione parla– mentare dei bilanci, a lasciarsi trattare da "pio– nieri della civiltà,, - e magari a lasciarsi rleco• rarj'l cavalieri, commendatori e gran cordoni clel merito del lavoro, in attesa Ene 1iubitate ?) ciel prossimo futuro ordine cavalleresco al mel'ito co– loniale! ... Insomma, comunque la questione si volga e si giri, sempre risalta la vanità, la superfic:alità, la ipocrisia di un programma liberista-democratico, che pretende isolare la questione doganale, sepa– rando, con industria scolastica, il regime dei dazì, da tutta la complessa politica dello Sta.to. Cosi nella scienza, come nella vita interpretata dalla politica, si può dire che tout se tient. D.emocrazia e libero scambio sono possibili e ragionevoli con– cetti, uniti inscindibilmente - come fu uei mae– stri - coi concetti di pace, di disarmo, di arbi– trato, di Stato a piccolo costo, non burocratico, cioè non militarista, non conquistatore, non colonialista (del genere libico); di Stato - per dir tutto in una parola - non (ìscale; dacchè fiscalità e pro– tezionismo fanno il paio e tra loro è un contratto rii matrimonio indissolubile; come fra Stato e gruppi produttori privilegiati che lo signoreggiano è sempre pronta la societas scmleris: spoglia tu, che spoglio. anch'io, i consumatori (dicono gli uni), i contribuenti (soggiunge l'altro). E il delitto si compie, e i piagnistei dei codanii, che hanno con– cesso allo Stato quanto a:lfottavano di voler negare ai produttori, non servono che a spremere lacrime e:ocodril !esche. Ah! on. De Viti, seguace devoto di una maggio– ranza parlamentare che abbraccia la totalità della borghesia; la lotta che voi annunziate, la lotta cli popolo contro il p1•ivilegio di gntppi,. se non sia un infingimento od un alibi, è la lotta stessa che indicano i socialisti, è la lotta politica del proleta– riato contro la borghesia, organizzata nello Stato, la lotta di classe pura e semplice. Per questo voi e i vostri amici avete votato per tutti i debiti in– te-rni, che hanno rarefatto e rincarato il .capitale circolante, onde, rotto l'equilibrio, la mano d'opera si è trovata in eccesso - l'interesse del capitale è aumentato e il tasso dei sala1ì è calato-: duplice effetto del drenaggio di capitale circolante operato dalla guerra. Ora mò, insorgete contro la prospet– tiva che la stessa poìitica si continui, ma con l'as– sunzione di un debito esterno, pompando <la nn mercato vastissimo, dal mercato europeo. Se fos– simo maliziosi, ben potremmo ritorcere il sospetto che voi esprimete contro il socialismo ufficiale; insinuare, cioè, che il liberismo democratico, in accordo coi capitalisti nazionali contro gli esteri, abbia assunto l'incarico di agevolare il successo di nuove emissioni di " buoni del tesoro ,,, danrlo un'imbiancata "liberista". al protezionismo della finanza italica nella sua concorrenza con la finanza cosmopolita! ·

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